Roma in coma tra stadio e buche killer

 

Roma in coma tra stadio e buche killer

Dicevano che con Alemanno si era toccato il fondo, che più giù di così la Capitale non sarebbe potuta sprofondare. Ma, si sa, al peggio non c’è mai fine e, allora, è arrivata Virginia Raggi, con la sua banda di grillini, un po’ incapaci, un po’ “furbetti”, come testimoniano alcune tristi vicende, dalle polizze all’insaputa del sindaco alla questione stadio della Roma. A farne le spese, come sempre, sono i cittadini, che vivono nel degrado più totale: se una volta, c’erano i gabbiani che, insieme ai rom, rovistavano nei cassonetti, la Giunta Raggi ci ha portato, addirittura, i cinghiali. Insomma, non ci fanno mancare proprio nulla.

Sembra quasi una comica, ma una comica, purtroppo, non è. Già, perché i recenti arresti del costruttore Parnasi, di politici e di faccendieri, ad esempio, dimostrano che la corruzione – che sarebbe dovuta sparire d’incanto, con l’arrivo in Campidoglio dei soldatini di Grillo – è un cancro che non si estirpa, anzi produce metastasi di continuo.

La vicenda del futuro stadio della Roma, infatti, era chiara dall’inizio: a Tor di Valle, per una serie infinita di motivi, l’impianto non si poteva costruire. Per il disinvolto imprenditore Luca Parnasi, però, l’opera era (ed è) fondamentale, perché solo il ricavato di un intervento tanto importante lo avrebbe sollevato dal pesante indebitamento con le banche. Così, il costruttore si mise in azione e i “no” si trasformarono presto in “forse”, per poi diventare “sì”. Tutti, ma proprio tutti, dettero il “via libera” allo stadio, tra gli applausi di politici, Vip, calciatori, dirigenti calcistici e, ovviamente, giornaloni di regime. E chi provò a mettersi di traverso, spiegando che le controindicazioni erano troppe, fu spazzato via e ridotto al silenzio.

Il risultato lo abbiamo visto la scorsa settimana: arresti (con accuse tutte da verificare, per carità), profumo di corruzione a ogni livello e Amministrazione capitolina, ancora una volta, nella bufera.

Certo, si dirà, che si pretende dalla povera Virginia Raggi? Sarà mica colpa sua se qualcuno, intorno a lei, ruba? Sicuramente no, anche se questo qualcuno lo aveva scelto lei, ma del degrado della città, almeno di quello, è responsabile o no?

La prode Virginia aveva sbandierato ai quattro venti, un paio di mesi fa, che sarebbe partita un’azione forte, per rendere finalmente sicure le strade della Capitale, sempre più simili a percorsi di guerra, con voragini e avvallamenti dovuti alle radici degli alberi: a oggi, non c’è traccia di questi interventi e, ogni giorno, si contano i centauri morti per le condizioni disastrose delle strade, con buche e radici-killer.

La realtà, tristissima, è che, con l’avvento della Giunta Raggi, la nostra Capitale è entrata in coma. La speranza di Roma e dei romani è che, con questa esperienza, si sia toccato davvero il fondo e, soprattutto, che si sia capita la lezione: per essere buoni amministratori, non basta sbandierare l’onestà, che i fatti dimostrano, poi, solo presunta, ma servono competenza e capacità politiche e di governo. Esattamente quello che Virginia Raggi e la sua banda non hanno

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