Salvini ha ragione: sì alla pace fiscale

Salvini ha ragione: sì alla pace fiscale

Matteo Salvini, stavolta, ha ragione da vendere: la pace fiscale si deve fare, senza se e senza ma. Questo provvedimento, infatti, non è la solita fantasia estiva del Capitano, ma una misura contenuta – in modo esplicito – nel programma elettorale, che lo scorso settembre ha portato alla nettissima vittoria del centrodestra alle elezioni Politiche. Stupisce, quindi, il fatto che, all’interno della stessa maggioranza di Governo, vi sia chi si dice contrario, chi sostiene che bisogna pensarci e chi, come la premier, non dice nulla, ma lascia trapelare le solite, stucchevoli “fonti di Palazzo Chigi”, che sarebbero in disaccordo col varo della pace fiscale.

Sembra quasi che Giorgia Meloni, dopo aver sbandierato questa misura in campagna elettorale, oggi se ne vergogni. E, allora, vorremmo ricordare a Nostra Signora della Garbatella che la pace fiscale non è un favore agli evasori, come sostengono la sinistra e i suoi ultras nella carta stampata, ma un mezzo per alleviare le pene di milioni di cittadini (22 milioni, per la precisione, secondo le ultime stime), finiti nelle grinfie di Agenzia delle Entrate Riscossione. Sì, perché i più deboli sono letteralmente massacrati dalle “cartelle”, anche perché, oggi, l’Agenzia ha la possibilità di pignorare anche chi ha già in corso mutui, prestiti e trattenute varie in busta paga. E questo è uno scandalo alla luce del sole, al quale il legislatore ha il dovere di porre riparo.

Pace fiscale, dunque, ma non solo. Servono anche leggi che diano respiro a chi proprio non ce la fa a pagare, magari perché oberato già da altre incombenze. Ed è strano che Giorgia Meloni non voglia capire il messaggio lanciato da Salvini: le elezioni, infatti, sono state vinte da Fratelli d’Italia proprio perché il cittadino ha percepito questo partito come quello più vicino a chi è in difficoltà. Oggi, invece, la sensazione è che Giorgia sia un po’ più draghiana e molto meno vicina alle idee della cosiddetta destra sociale, quella che combatteva le banche e i potentati finanziari. Magari è solo un’impressione – ce lo auguriamo – e la premier ha la possibilità di smentirla subito, dando il via libera a questa pace fiscale, che molti elettori del centrodestra aspettano con ansia e ritengono ineludibile.

Certo è che, con l’attuale situazione sociale, Giorgia Meloni non può restare a guardare e non avrebbe dovuto nemmeno tollerare che il “capo” dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, entrasse a gamba tesa su Salvini, dicendo che il compito dell’Agenzia è quello di perseguire gli evasori. Se la lotta all’evasione fiscale non ha avuto successo negli ultimi quindici anni, infatti, Ruffini dovrebbe prendersela con chi ha governato (oltre che con se stesso) e, dunque, con la sinistra, sempre al Governo negli ultimi tre lustri.

Possibile che nessuno, nel centrodestra, lo abbia ricordato all’avvocato Ruffini? Possibile che si debba sempre tacere, di fronte a una sinistra che si spaccia per paladina della legalità e non ha mai preso di petto i grandi evasori? La pace fiscale aiuta i poveri, non gli evasori fiscali: Salvini lo sa e la rivendica. Chi non è con lui su questa strada sbaglia di grosso. E fa un regalo ai salotti della Schlein e di Conte, popolati da radical chic, che urlano contro i condoni e pagano le tasse (pochissime) nei paradisi fiscali. Il nemico sono loro, non la pace fiscale.

Immagine: https://www.lanotiziagiornale.it/

Torna in alto