La crisi tra sicurezza e comunità ci porterà ad essere perfetti consumatori on -line? Comunità e sicurezza intrattengono un legame sul quale si strutturano le impalcature giuridiche che, dalla modernità, regolano le interazioni degli individui tra loro: la sicurezza costituisce cioè l’obiettivo e anche il fondamento dell’essere in comune.
Ma questa relazione semplice in questo periodo di totale non controllo dei flussi migratori internazionali sembra oggi attraversare una crisi profondissima che difficilmente può essere regolata con strumenti legislativi che nulla hanno a che vedere con un processo politico interiore che abbia il compito di scatenare una forte consapevolezza e responsabilità politica nel cittadino.
La sicurezza, o meglio, la sua assenza oggi in molti casi, pone in questione la rappresentazione stessa del vivere con l’altro, sempre più percepito come il pericolo da evitare; l’insicurezza restringe il campo delle nostre libertà, ridimensionando lo spazio vitale entro il quale collocare i nostri desideri e le nostre azioni.
Per tale ragione sembra quanto mai urgente e opportuno ripensare il rapporto tra comunità e sicurezza, per interrogarne l’effettiva consistenza e per sondare le condizioni in base alle quali questo rapporto, possa realizzarsi in maniera compiuta.
Il percorso teorico di questa evoluzione si sviluppa intorno ad alcuni concetti fondamentali: il rischio, la paura e la cura, ma è in particolare quest’ultimo a ridefinire il quadro di senso di cui comunità e sicurezza costituiscono i cardini.
La cura, infatti, non esprime soltanto un’esigenza della singolarità dell’individuo, in quanto ne provvede al mantenimento in essere in quella comunità, ma risponde anche, o forse soprattutto, ad una necessità etica, in base alla quale ordinare i rapporti tra i soggetti che sono essi stessi la comunità.
Una comunità sicura, allora, può prescindere oggi nel trasformarsi in una comunità non inclusiva?
Le enormi carenze che il nostro Paese vive in termini di programmazione nell’ammodernamento delle strutture di controllo e sicurezza, annesse a degli stalli procedurali nel comparto legislativo e sommati inoltre al crescente pericolo di una rete terroristica islamica presente e fortemente radicata sul territorio porteranno allo stravolgimento di fatto del rapporto comunità sicurezza?
La cura porterà di fatto i cittadini a distaccarsi il più possibile dal concetto di comunità negando i suoi principi cardine andando sempre di più verso un quadro in cui l’insuperabile differenza che l’altro esprime ,sia nella religione che nelle usanze quotidiane ,non essendo contro garantita da strumenti di controllo forte, sia nettamente relegata in aree di espressione chiuse all’ interno di un asse temporale innaturale che funga come distacco ideale per tentare di livellare culturalmente i membri che forzatamente vi abitino.
L’occasione che ci si pone oggi è recuperare il senso di comunità passando anche per modelli collaborativi locali legati alla mappatura della sicurezza del territorio combattendo il crescente e inspiegabile buonismo indotto ad arte da alcune forze politiche.
Il buonismo, non è certamente la cura, ci sta travolgendo e sta creando quel naturale risentimento popolare frutto della mancata percezione di sicurezza nelle persone, minando definitivamente il senso tradizionale di comunità ,strutturando una sfiducia endemica in qualsiasi modello collaborativo plausibile finendo per isolare del tutto gli individui, siano essi italiani, siano essi immigrati, arrivando ad instillare la paura di uscire di casa modellando tutti noi davanti al PC come perfetti isolati e impauriti consumatori on-line.