Non è il Tip Tap dei mitici Fred Astaire e Ginger Rogers in Tap Dance ma c’assomiglia, un fal-lap da ballerini dell’Ambra Jovinelli, avanspettacolo de noantri sulle grandi opere, le infrastrutture strategiche per rilanciare il Bel Paese. Il verdetto sui costi-benefici della Tav è esplicito, recita infatti: ”l’analisi condotta mostra come, […], il progetto presenta una redditività fortemente negativa”, si calcola un disavanzo di 7 miliardi di €, sic dixit l’equipe d’ esperti capitanati dal prof. Marco Poni a conclusione di 80 pagine di Tac sull’opera pubblicate dal sito del Ministero dei Trasporti. Braccio di ferro M5S-Lega, Conte sull’alta velocità Torino-Lione va “in dissolvenza” passando al prossimo ciack, i bandi per 2,3 miliardi partono sì (Tip) ma possono essere revocati in qualsiasi momento (Tap).
Chi vi parteciperà con questa clausola scovata dal premier nel Diritto francese? Mah. Un’opera o è redditizia per la comunità o non lo è e la TAV non lo è, punto. Chiamparino sì Tav invoca la stampella d’una consultazione popolare piemontese, ma l’opera la pagano gli italiani non solo gli ex sudditi sabaudi. Con questo step si cercherà di raggranellare il finanziamento dell’opera da parte dell’UE al 50% anziché all’attuale 40%, intanto il Governo campa incamminandosi come Marco Polo sulla via della seta nell’anno del maiale per la Cina.
Vista la voracità del suino c’è da camminare coi piedi di piombo, gli accordi o intese sono 50, coinvolgono Enti pubblici, imprese private o partecipate dallo Stato, in pratica il nostro sistema Paese, da Eni a Unicredit. Pecunia non olet ma il Paese del dragone è comunista (si può dire?) con un’economia di mercato aggressiva ma silente, si espande come l’olio sulla tavola senza far rumore (basti occhieggiare all’Africa centrale). Di sicuro perseguono i loro interessi di potenza economica, non disgiunti da cultura, lingua, valori e armi. All’imperialismo dello zio Sam (del quale la Cina ha comprato il debito) si potrebbe sostituire quello di Confucio (i gialli già anelano a gestire i porti strategici italiani).
No Tav, no Tap, comiziavano i grilli in campagna elettorale, poi a ben leggere le cartuccelle sul secondo acronimo ci hanno ripensato, la Trans-Adriatic Pipeline s’ha da fare, il gasdotto che parte dall’Azerbaigian può approdare in Puglia dopo un tragitto di 104 Km attraversando l’Adriatico per spiaggiarsi a Focà riviera balneare di Melendugno in provincia di Lecce. Da Baku sul Mar Caspio questa condotta di gas naturale azero attraversa Georgia, Turchia, Grecia, Albania per sbucare sul dorato litorale salentino e da lì daremo gas all’Europa affamata di fonti d’energia. Un’opera offshore certamente redditizia, strategica per l’Italia anemica da sempre di materie prime, forzata ad acquistarne genuflessa dagli usurai del sottosuolo. Anche sulla Tap però c’è la levata di scudi degli Enti locali appoggiati dagli ambientalisti gracchianti in nome dell’impatto negativo su habitat naturale, turismo d’ombrelloni e sicurezza.
Ma visti i costi-benefici, retromarcia, quest’opera ci libera i polsi, rendendoci flessibili nell’approvvigionamento di metano; fuori la testa dalle fauci dell’orso della steppa da cui il Vecchio Continente dipende interamente. E’ la guerra del gas che ci fa ganglio vitale nello scacchiere di quella guerreggiata in Siria anche per l’opposizione di Assad al passaggio, nel suo Paese martoriato, della Qatar-Turkei Pipeline gasdotto di fornitura per l’Europa alternativo e concorrenziale a quello russo, eh già olet pretium sanguinis (il denaro puzza di sangue). Visto che questa linea mediorientale è in stand bye, emerge ancor di più la rilevanza di dire ok alla Tap e speriamo che Tap sia, visti gli umori bisbetici non solo dei politici ma degli sfascisti militanti e dei duri e puri stellari.
Chiudiamo con una provocazione, un Tip Tap sulla NATO visto che Mr Trump batte cassa, anche qui forse è venuto il tempo della “dissolvenza” Presidente Conte.