Verseremo lacrime sulla nostra bandiera
L’Italia è messa in ginocchio da un virus, un essere biologico microscopico che, da solo, sta piegando l’intera nazione e mietendo vittime giorno dopo giorno. Il Governo retto da Giuseppe Conte, non eletto democraticamente, sin da dicembre era venuto a conoscenza nel mese di dicembre dell’imminenza di un contagio di massa pericoloso da parte dei servizi segreti italiani (che fanno capo, in questa Legislatura, direttamente al Presidente del Consiglio dei Ministri e non, come di prassi, al Ministro degli Interni), ma nell’ordine del giorno dei lavori la questione era stata derubricata più e più volte. A fine gennaio sulla Gazzetta Ufficiale viene indicato lo stato di emergenza per 6 mesi, mentre cominciavano ad arrivare le prime notizie da Oriente riguardo i contagi in Wuhan, dove il virus è nato in provetta nei laboratori della OMS. I nostri politici, nel frattempo, allegramente si dilettavano in aperitivi, abbracci, scongiuri sui social network.
Poi tocca all’Italia: iniziano i contagi, si accende il primo focolaio, occorrono misure di emergenza. Il Governo Conte, troppo impegnato a svendere l’Italia ai potentati transnazionali della UE e della BCE con l’approvazione del MES, svia la problematica rassicurando che “andrà tutto bene”. Al virus, però, della goliardia italiana non importa niente e prosegue il suo viaggio, diffondendosi a macchia d’olio provincia dopo provincia, regione dopo regione. In un batter d’occhio, caduti i castelli di carta di coloro che dicevano in televisione che “è solo una banale influenza”, ci ritroviamo ad una vera e propria epidemia, e il Governo cade dalle nubi, proclamando lo stato di emergenza e la zona rossa su tutto il territorio nazionale.
Cominciano i problemi politici: il Presidente Conte, ben cosciente del mancante apprezzamento da parte degli italiani nei suoi confronti in quanto traditore e fautore di “governi dell’inciucio”, si mette la maschera del politico addolorato e compunto per gli avvenimenti, vedendo bene di recuperare i consensi, accentrando sulla propria immagine le idee di un uomo forte e capace di prendere in mano il Paese in un momento di crisi. O così vuole far credere. Non una parola di scusa per la sua colpevole negligenza nei confronti di quella è divenuta una pandemia mondiale, non un mea culpa per la promozione degli interessi dell’Unione Europea rispetto alla volontà del popolo italiano. A colpi di decreti, comincia a violare la Costituzione, sia sul profilo giuridico sia imponendo una serie gravose restrizioni alle libertà fondamentali, instaurando un vero e proprio stato di polizia. A Parlamento di fatto sospeso (le Camere non si stanno riunendo da giorni e non ci sono lavori calendarizzati), prosegue la sua azione di governo arrogandosi poteri che non gli spettano.
In tutto questo, l’economia, il cui sistema non viene sospeso ma solo limitato, comincia a precipitare vertiginosamente: i liberi professionisti si vedono rovinare le attività e bruciare i pochissimi risparmi rimasti, le aziende crollano nel fatturato e sono costrette a chiudere per non fallire, le famiglie cominciano a dover decimare gli spiccioli rimasti nel portafoglio per cercare di arrivare alla fine della cosiddetta quarantena. Non un aiuto concreto, non uno sgravo fiscale, non una cancellazione delle tasse, solo posticipi indefiniti, nel panorama di un mercato che non si riprenderà.
Lo “avvocato del popolo” Giuseppe Conte prosegue i suoi show in diretta Facebook in seconda serata, racimola i fan e i follower, veste la cravatta del buon padre di famiglia (che non è mai stato) e prosegue indisturbato la sua dittatura burocratica, facendoci stampare moduli di autocertificazione diversi ogni due giorni al tempo del tutto online e senza poter uscire di casa per comprare il toner della stampante. Le forze armate e le forze di polizia, obbedendo agli ordini, setacciano le città e le denunce superano il numero dei contagiati, nel delirio del panico creato nelle persone dai mass media, perché si sa, “divide et impera” è la regola del potere da sempre, e un popolo impaurito è più facile da controllare rispetto a un popolo cosciente e determinato. Non manca ovviamente la distrazione delle masse, troppo impegnate a cantare alle 11 e alle 18 qualcosa sui balconi, a esporre bandiere e incontrarsi in videochat, tutto fuorché riflettere e aprire gli occhi.
Intanto, le persone muoiono. La negligenza colpevole di questo scellerato governo la notiamo tutta nel settore della sanità: il sistema, già in crisi per i tagli operati negli scorsi anni dai governi di sinistra, non è capace di contenere l’emergenza sanitaria. I medici, gli infermieri, gli operatori sanitari e i soccorritori sono sprovvisti degli strumenti indispensabili – così dice lo stesso Ministero della Salute – per svolgere il loro lavoro, che più che un lavoro è una missione di infinita nobiltà e dignità, vogliamo ricordarlo, cosa che i colletti bianchi di Montecitorio e Palazzo Chigi non si meriteranno mai. Lasciati a se stessi, abbandonati nella precarietà più desolante, senza nemmeno poter fare il tampone per scoprire se stanno morendo nel mentre che salvano vite in maniera eroica, senza poter nemmeno abbracciare i loro cari quando la sera, o la mattina, tornano a casa dopo ore e ore con le mascherine che gli sfigurano il volto e i guanti che gli corrodono le mani perché potrebbero essere infetti, senza vedere in lontananza il minimo aiuto dallo Stato. E intanto, anche loro cominciano a morire.
Queste cose devono farci riflettere. Devono farci aprire gli occhi. La situazione politica italiana è al collasso, ma loro vogliono farcela vedere come eccellente, spacciandoci un incompetente come Giuseppe Conte quale salvatore della Patria. Lui, che prima ha ignorato il pericolo, poi ha deriso la realtà dei fatti, quindi ha proceduto e sta procedendo ad una amministrazione totalitaria ed anticostituzionale del Paese. Nel mentre la gente è costretta a ritirare i soldi in banca, quei pochi rimasti visto che sono 14 anni che siamo tenuti schiavi in una crisi economica decisa dalla Banca Centrale Europea assieme ai suoi alleati a stelle e strisce e il popolo non ha più di che campare.
Lo Stato sociale è assente, inesistente. Il welfare non c’è, è un dato di fatto, con buona pace degli opinionisti televisivi. Quell’assistenza sociale che dovrebbe essere presente e fattiva, garantita dalla Costituzione, smantellata dal sistema liberl-capitalista, venendo a mancare sta provocando ingenti vittime del sistema, nel turbinio di una burocrazia criminosa che continua a lucrare sulle vite altrui. Non esiste, nei nostri politici al Governo, la benché minima idea di cosa sia la politica, il prendersi cura del Bene comune come insegna Aristotele, perché non gli interessa il Bene comune, preferiscono il proprio profitto, l’individualismo tecno-fluido che annienta l’identità e che ci viene propinato costantemente attraverso i mezzi di comunicazione, l’istruzione, il mercato. Non vi è nemmeno la benché minima capacità di prendere in mano come si deve la situazione, slacciarsi dalle catene dell’affamatrice megera europea e riconquistare la propria sovranità, stampando la moneta necessaria per immobilizzare il tracollo finanziario e prendersi cura, veramente, delle urgenze reali dei cittadini e in particolare di coloro che stanno combattendo in prima linea.
Non c’è niente di tutto questo, perché non c’è politica buona, non c’è etica buona nella politica italiana, non c’è amore per il bene comune e per il popolo.
Verseremo lacrime sulla nostra bandiera. Le lacrime per i morti di questo virus, per le vittime della fame e della probabile imminente guerra civile. Le lacrime per non aver aperto gli occhi quando era il momento e non aver fatto ciò che era necessario fare contro coloro che sono nemici dell’Italia ma che siedono sul suo trono.
Questa bandiera, ce la meriteremo?