Zelensky, Fazio e la speranza del cambiamento
Assistiamo, impotenti, a scenari politici – italiani e internazionali – che lasciano basiti e non si può non cedere allo sconforto, nell’osservare come giornali, giornaloni e tv di regime trattano questi temi. È vero, abbiamo capito tutti, ormai, che i media sono in mano alle lobby e ai potentati di ogni genere, ma di fronte a questo sfacelo ci saremmo aspettati qualche sussulto di dignità, da parte di coloro che si fregiano, purtroppo, del titolo di “giornalisti”.
L’atteggiamento prono, ad esempio, nei confronti di Volodymyr Zelensky, giunto in Italia, prima di recarsi in Vaticano a sbeffeggiare la proposta di pace del Papa, è parso davvero inaccettabile. Tutti a osannare il “martire” guerriero, che si presenta al Quirinale e a Palazzo Chigi in tenuta militare, senza cercare di comprendere cosa c’è, in realtà, dietro al “no” a qualsiasi proposta di “cessate il fuoco”. Il popolo ucraino muore sotto le bombe russe e il leader di Kiev, spalleggiato da Mattarella, Meloni, Macron e compagnia, continua a parlare di “vittoria imminente” e di “pace senza sconfitti”. Un modo furbo per dire: “La guerra, col relativo invio di armi in Ucraina, deve andare avanti”.
Eppure, giornalini e giornaloni, insieme a radio e tv, plaudono al “santo” Volodymyr, spiegando al mondo intero che quella del Vaticano è una mediazione impercorribile, perché, in fondo in fondo, il Papa “tifa” per la Russia, perché mette sullo stesso piano aggredito e aggressore. Fiumi di parole e di inchiostro, per giustificare una guerra che potrebbe finire immediatamente, se solo ci fosse la volontà di interromperla, da parte degli attori in campo. Ma nessuno ci prova davvero, perché nessuno la vuole fermare, e i missili continuano a sibilare, per la gioia di chi vende e compra armi.
Del resto, perché andare a sviscerare i segreti di questo conflitto, quando è chiaro a tutti (così si vuol far credere dal 24 febbraio 2022…) che ci sono un buono e un cattivo? Molto meglio preoccuparsi di uno “scandalo”, come la “cacciata” di Fabio Fazio dalla Rai. A parte il fatto che Fazio non è stato mandato via, ma se ne è andato di sua volontà, perché i giornaloni – impegnati in una battaglia senza tregua pro-Fazio – non ci spiegano alcune cose? Perché non ci dicono, ad esempio, a che titolo Fazio ha invitato e continua a invitare in trasmissione il famigerato professor Burioni, senza mettergli mai davanti qualcuno che gli sbatta in faccia tutte le scemenze dette su Covid e vaccini? Per quale motivo il “verbo” di Burioni dev’essere propinato ai telespettatori, anche se è dimostrato che ha detto, appunto, un mare di idiozie, su una pandemia, che ha bloccato il mondo per due anni e mezzo?
Fazio ha fatto della sua trasmissione un “marchettificio”, per attaccare tutti coloro che osano contrastare il pensiero dominante, che fa riferimento, guarda caso, a Big Pharma e alle lobby finanziarie e bancarie. E ha offerto – e continua a offrire – il palcoscenico ai servi di questo sistema marcio. Bene, dunque, che se ne vada altrove: la tv pubblica deve dare un servizio al cittadino, non a chi detiene il potere economico.
Da inguaribili ottimisti, ci auguriamo che in Rai il vento cambi sul serio e che, dopo l’uscita di Fazio, ci siano ingressi di “cervelli” indipendenti, che ci raccontino non soltanto quello che vogliono i “padroni del vapore”, ma anche notizie “vere”, magari su temi “caldi” come la guerra in Ucraina e i vaccini (perché il Covid è finito, ma gli ultrà delle inoculazioni sono sempre in agguato). Sarebbe un segnale fondamentale, per la Rai e per tutto il Paese.
Il cambiamento, si sa, è sempre difficile, specie se va a toccare situazioni e interessi consolidati da decenni. Ma è l’unica speranza che abbiamo, se vogliamo evitare un destino buio alla nostra amata Italia.
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