Zingaretti al Governo, Lazio al voto?
La notizia era trapelata alla fine di giugno, ma in pochi l’avevano presa sul serio: Nicola Zingaretti entrerà al Governo e, dunque, in autunno nel Lazio si tornerà al voto, per eleggere il presidente della Regione. I soliti bene informati di via Cristoforo Colombo si erano affrettati subito a smentire, dicendo che Zingaretti ha già tanto da fare col ruolo di segretario del Pd e che un conto è la Regione, dove può delegare al vice-presidente, ma ministro proprio no, l’impegno sarebbe troppo gravoso.
Da qualche giorno, però, nei corridoi della Pisana non si parla d’altro. Sarebbe stato lo stesso Zingaretti, infatti, ad anticipare questo passaggio: per rafforzare l’esecutivo nazionale, sempre più traballante, e per dare un senso vero al Pd nel Governo, che non sia solo quello legato alle poltrone, il fratello del commissario Montalbano è pronto a entrare come vicepremier, occupando, al tempo stesso, la stanza che fu di Salvini al Viminale.
La notizia di Zingaretti ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio ha scatenato il panico non solo tra gli abitanti delle cittadine costiere, che temono una corposa ripresa dell’immigrazione selvaggia, ma anche e soprattutto tra i consiglieri regionali del Lazio: se Zinga diventasse ministro avrebbe novanta giorni per lasciare la Regione Lazio, dove poi si tornerebbe al voto.
Così, quella banda di nullafacenti che occupa le dorate poltrone del Consiglio regionale si troverebbe, a brevissimo, a correre per riottenere l’agognata seggiola, con scarsissime possibilità di riuscita. I consiglieri dell’attuale maggioranza, infatti, sarebbero catapultati quasi certamente all’opposizione, con posti ridotti di oltre la metà, mentre quelli dell’attuale (finta) opposizione difficilmente sarebbero rieletti, visto che in questi anni sono scesi a patti col Governatore, Nicola Zingaretti, infischiandosene dei reali interessi della comunità.
Resta da vedere, adesso, se quello che si mormora nei corridoi regionali si verificherà. Certo è che Zingaretti ha bisogno di dare un segnale forte, perché se la sua tattica di non muovere paglia ha pagato in Regione, grazie appunto a un’opposizione facilmente addomesticabile, a livello nazionale le critiche nei suoi confronti sono feroci. Il Pd è subalterno al Movimento 5Stelle, ne subisce qualsiasi decisione e la base del partito è in rivolta, tanto che è già stato fatto il nome di un possibile successore di Zingaretti al Nazareno, vale a dire Stefano Bonaccini, attuale Governatore dell’Emilia Romagna.
Zingaretti al Governo, con un doppio ruolo tanto importante, blinderebbe, da una parte, l’esecutivo e, dall’altra, sé stesso alla segreteria del Pd. A rimetterci, oltre ai consiglieri regionali del Lazio, che comunque non suscitano alcuna pena, sarebbero, tanto per cambiare, i cittadini italiani: dopo i danni fatti nel Lazio, possiamo star certi che Zingaretti al ministero dell’Interno sarebbe una vera sciagura.