Zingaretti e la farsa dell’unità

 

Zingaretti e la farsa dell’unità

“Il nostro obiettivo, nella circoscrizione del Centro Italia, è quello di far eleggere Massimiliano Smeriglio: è una questione di vita o di morte, dobbiamo impegnarci tutti al massimo per evitare che passino solo i candidati renziani”. È questo il mantra di Nicola Zingaretti e dei suoi fedelissimi, in vista delle elezioni europee del 26 maggio.

Il quadro, infatti, è abbastanza chiaro: il Pd, nel Centro Italia, potrà esprimere tre/quattro candidati, a meno di exploit, che i sondaggi indicano come altamente improbabili. La renziana di ferro Simona Bonafè, capolista e con un grande seguito personale, è praticamente certa del seggio a Strasburgo. Ne restano due, al massimo tre, e il secondo sembra “prenotato” da David Sassoli, il popolare ex conduttore del Tg1. C’è, quindi, un solo posto sicuro a disposizione e Zingaretti vuole, con tutte le sue forze, che vada a Massimiliano Smeriglio, attuale vicepresidente della Giunta Regionale del Lazio.

Smeriglio è uomo di potere, con un passato da ultrà di sinistra. Negli anni a via Cristoforo Colombo, però, si è molto ammorbidito, apprezzando i vantaggi delle poltrone importanti, ed è diventato il più fidato alleato di Zingaretti, che, in più di un’occasione, ha fatto di tutto per accontentarlo. E oggi il nuovo segretario del Pd proprio sulla figura di Smeriglio si gioca buona parte della sua credibilità: se riuscirà a mandarlo in Europa, dimostrerà di avere un forte peso elettorale; in caso contrario, la sua avventura al Nazareno comincerà col piede sbagliato.

La battaglia, però, è durissima, perché per il terzo posto sicuro (o quasi) per il Pd a Strasburgo, nella Circoscrizione Centro Italia, c’è un candidato forte, anzi fortissimo: l’eurodeputato uscente Nicolò Danti, fedelissimo di Matteo Renzi, che in Toscana farà il pieno di preferenze, grazie al “ticket” con Simona Bonafè. 

È vero che, se per il Pd non sarà un massacro, il quarto seggio dovrebbe scattare, ma è altrettanto vero che il segretario non vuole rischiare e, dunque, Smeriglio “deve” prendere almeno un voto in più di Danti. È per questo motivo che in Giunta e in Consiglio regionale gli uomini di Zinga, da tempo, a tutto pensano, fuorché ai cittadini della Regione Lazio. In testa hanno solo l’accoppiata Smeriglio-Novelli (Lina, l’altra candidata “portata” da Zingaretti e compagnia) e il solito nemico. Salvini? Assolutamente no. Matteo Renzi l’uomo che il segretario e i suoi tirapiedi vogliono uccidere politicamente.

Con buona pace dell’unità del partito, che Zingaretti continua a evocare come valore assoluto. Ma si sa: il fratello del commissario Montalbano, da sempre, dice una cosa e ne fa un’altra. Lo sanno bene i cittadini del Lazio, ormai da sei anni governati a colpi di annunci vuoti, che non hanno prodotto alcun risultato. E ora Zingaretti vuole esportare il suo Modello Lazio – tanti favori agli amici e agli amici degli amici e nessun fatto – anche in Europa, con un pezzo da novanta di questo sistema, qual è Massimiliano Smeriglio. Sinceramente, gli auguriamo di non riuscirci.

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