25 aprile: tre ragioni per NON festeggiare

 

25 aprile: tre ragioni per non festeggiare

Siamo alle solite: ogni anno il 25 aprile si riaprono le polemiche su una data da sempre controversa e divisiva per gli Italiani.

Sono passati quasi 80 anni dal 25 aprile del 1945 ed ancora non siamo capaci di ragionare con obiettività su una delle date più infauste della nostra storia nazionale. Ipocrisia, falsità, menzogna, odio, rancore e tanta, tanta ignoranza sono i sentimenti prevalenti che animano le discussioni su questo tema da sempre affrontato con una totale cecità.

Intanto dobbiamo iniziare ad essere onesti con noi stessi e ammettere una verità assoluta che è davanti agli occhi di tutti: il 25 aprile del 1945 di fatto, con il ritiro di quasi tutte le truppe combattenti italiane e tedesche dal nord Italia (la linea Gotica ultimo baluardo di resistenza alle armate barbariche anglosassoni occupanti era stata superata completamente il 21 aprile), l’Italia viene occupata interamente dagli anglo americani che da quel momento non sono andati più via, come dimostrano le drammatiche vicende dell’Italia di questi decenni.

Basti pensare agli eccidi barbari, nei confronti della popolazione civile, dei giorni successivi quella data, protratti per alcuni mesi, agli assassinii eccellenti (Enrico Mattei, Aldo Moro, …), alle stragi indiscriminate, alla lotta armata, all’operazione “mani pulite”, tutte operazioni dove aleggia la “longa  manus” dei servizi segreti italiani sottoposti, per l’infame trattato di pace di Parigi del 1947 e vari accordi, ancora oggi secretati, a quelli anglosassoni (e non solo), per rendersi conto della nostra subordinazione coloniale.

Questo stato di sottomissione appare ancora più visibile se consideriamo le 8 basi USA in Italia dotate di oltre 15.000 soldati americani armati di tutto punto, anche di armi, bombe e missili atomici, fornite di totale sovranità, impunibilità, immunità soprattutto se le mettiamo a confronto con le nostre pressoché inesistenti forze armate, frutto sempre di quel diktat di pace del 1947 imposto dai nostri beneamati “alleati”, autoproclamatisi liberatori. Per non parlare delle oltre 100 basi NATO in suolo italiano.

La seconda ragione per cui il 25 aprile non può essere considerata una festa nasce dal rispetto per la scelta di chi mi è stato nemico: la resistenza. Quel giorno indica la sconfitta politica degli autoproclamati “combattenti per la libertà”. Le considerazioni di cui sopra manifestano l’assoluta mancanza di libertà di cui disponiamo. Basti pensare a tutte le scelte anti italiane che hanno dovuto fare i nostri governi di qualsiasi colore politico, soprattutto in questi ultimi tempi, per capire quanto sia inesistente la nostra libertà come popolo, come comunità nazionale. La guerra alla Russia per l’Ucraina, il sostegno all’eliminazione di Gheddafi, il bombardamento di Belgrado, nel cuore dell’Europa, l’impegno delle nostre poche truppe scarsamente equipaggiate (sempre per i limiti posti dal diktat di pace), in scacchieri di guerra che non ci interessavano, per interessi altrui, sono alcuni degli esempi della nostra totale mancanza di libertà.

La terza ragione nasce dal rispetto per gli Italiani che, “sporchi, brutti e cattivi”, come li vuole la vulgata ispirata dai nostri occupanti anglosassoni, fecero la scelta di riscattare l’onore dell’Italia oltraggiato dal modo ignobile in cui fu concretizzata, dai rappresentanti ufficiali del governo Badoglio, la resa senza condizioni dell’Italia dell’8 settembre del 1943. Sono gli aderenti alla RSI che furono gli sconfitti militari dalle armate nemiche ed occupanti il nostro suolo.

Pensare al 25 aprile come la data di pacificazione fra le opposte fazioni che si scontrarono in un’aspra guerra civile è demenziale sia per gli eccidi che l’hanno preceduta, sia per quelli che l’hanno seguita.

È ora di capire che va ricreata un’identità nazionale unica che superi le divisioni velenose tra italiani create dai conflitti civili che hanno travagliato l’Italia dalla sua nascita unitaria e che sono serviti, da sempre, come strumento dei nostri nemici per controllarci e dominarci.

Togliatti, da persona intelligente quale era, fece un’amnistia per salvare i propri militanti comunisti dalle condanne per gli orrendi crimini compiuti dopo il 25 aprile (basti pensare ai 600 di Oderzo), ma questa amnistia fu applicata anche ai Fascisti, azione che convinse alcuni di questi ad aderire al partito comunista italiano.

Poteva essere un inizio di pacificazione; ma fallì.

Sta a noi superare i contrasti: l’antifascismo e l’anticomunismo in assenza del Fascismo, in quanto, essendo rivoluzione permanente, è diventato altro, e del Comunismo, in quanto scomparso dalla storia.

 

Immagine: https://www.ferrara24ore.it/

Torna in alto