Abe “The Iconoclast”

 

Abe “The Iconoclast”

8 Luglio 2022, Nara, città del Giappone centrale famosa per alcuni dei templi buddisti più importanti del paese, l’ex Premier Shinzō Abe, è impegnato in un comizio per il partito liberaldemocratico in favore della rielezione del candidato Kei Satō alla Camera dei Consiglieri per elezioni che si sarebbero tenute il 10 luglio. E’ immerso nella folla, praticamente senza nessun cordone di sicurezza: “in Giappone, i politici sono convinti che ogni stretta di mano sia un voto assicurato”, quindi è difficile negargli i bagni di folla, ha spiegato un ufficiale di polizia. Tetsuya Yamagami 41 anni, ex militare della JMSDF (Japan Maritime Self Defence Force – Forza marittima di autodifesa – la componente navale delle forze nipponiche formata su mandato statunitense dopo la fine della seconda guerra mondiale in seguito alla dissoluzione della Marina imperiale),  è arrivato a pochi metri dall’ex premier, ed è riuscito a mettere a segno 2 colpi, con un’arma da fuoco rudimentale fatta in casa, il primo proiettile ha sfiorato Abe al collo, il secondo lo ha raggiunto al cuore. Shinzō Abe è morto ufficialmente per dissanguamento, sei ore dopo in ospedale all’età di 67 anni.

Tobias Harris, esperto di Giappone del “Center for American progress” e autore, nel 2021, della biografia di Abe intitolata “The iconoclast” definisce Abe: “il leader della corrente più influente del suo partito, di cui guidava il blocco conservatore in parlamento, e questo, insieme all’incredibile rispetto di cui godeva a livello internazionale, gli dava il potere di dettare ancora l’agenda di governo.” L’omicidio di Abe, non è il primo, nella storia del Giappone sconfitto e umiliato del dopoguerra, ma la maggior parte risalgono ad un’epoca di maggiori tensioni sociali, e la matrice faceva riferimento a movimenti legati alla tradizione, che mal digerivano la sottomissione del paese del Sol Levante ai modelli di vita occidentali. Nel 2007 il sindaco di Nagasaki Icchō Ito, fu assassinato da un uomo della Yakuza, il suo predecessore, Hitoshi Motoshima, fu assassinato da un estremista di destra nel 1990 dopo i suoi commenti sulle responsabilità dell’imperatore Hirohito sulla seconda guerra mondiale, l’epoca in cui i politici erano maggiormente in pericolo era quella a cavallo fra gli anni sessanta e settanta, quella per intenderci del sacrificio rituale di Yukio Mishima  (25 novembre 1970).  L’attentato più clamoroso, fu quello del 1960 in cui morì il leader del Partito socialista giapponese Inajiro Asanuma, ucciso Il 12 ottobre dall’ estremista di destra diciassettenne Otoya Yamaguchi, con un fendente di una “wakizashi”, (una spada tradizionale a lama corta solitamente portata dai samurai insieme alla katana), l’autore dell’omicidio morirà poco dopo suicida in carcere. Il Giappone di oggi (purtroppo) è lontano anni luce da quell’epoca, ma i due colpi che hanno ucciso Shinzō Abe hanno gettato il paese in uno stato di shock. La matrice dell’attentato sembra essere di natura opposta, si perché nonostante la vulgata che dipinge Abe come “conservatore” e “liberale” utilizzando termini forzatissimi per in sentire giapponese, Abe era un fervente sostenitore dell’imperialismo nipponico, nonché un incallito revisionista della storia. Suo nonno materno, Nobusuke Kishi, (1896 – 1987),  Primo ministro del Giappone dal 1957 al 1960, era stato governatore della Manciura, regione cinese occupata dall’allora esercito giapponese. Alla fine del secondo conflitto mondiale Kishi, fu accusato di aver commesso crimini di guerra, ma tutto si risolse con un nulla di fatto. Come evidenziato in una sua riflessione l’amico e giornalista Federico Giuliani, fine conoscitore del mondo asiatico, Abe veniva da qui:  “Non ha mai rinnegato niente. Nel corso della sua carriera politica ha negato l’esistenza della prostituzione forzosa da parte dei soldati giapponesi in Corea e in Cina, ha continuato a fare pellegrinaggi in santuari dove sono conservate le urne di “gloriosi soldati e politici giapponesi” – condannati però da un tribunale internazionale come criminali di guerra – e si è più volte fatto immortalare accanto alla bandiera del Sole Nascente, la bandiera militare giapponese che in tutta l’Asia è considerata una specie di svastica. (..) Che cos’è il Giappone? Un Paese rovinato dall’Occidente e trasformato in una sorta di luna park ad uso e costume delle nostre esigenze, politiche, economiche e pure culturali. Continuiamo a definire la sua forma di governo una “democrazia” soltanto perché fa comodo sfruttare il Giappone in chiave anti cinese. Le dinamiche politiche interne all’elettorato nipponico hanno però ben poco a che fare con il nostro concetto di democrazia, così come il “libero mercato” giapponese, dominato da conglomerati pompati dallo Stato, non è nemmeno un lontano parente del nostro sistema economico liberale. Al termine della seconda guerra mondiale, e dopo l’utilizzo di due bombe atomiche, gli Stati Uniti hanno silenziato l’esercito del Giappone, disintegrato i suoi conglomerati economici e drogato la sua cultura con una modernità improntata al consumismo di massa, (..) del vero Giappone non è rimasto niente. Mentre oggi i turisti volano a Tokyo per farsi i selfie con i cosplay e mangiare ramen leggendo i manga, e le destre nostrane esaltano una simbologia estranea alle tradizioni millenarie del Giappone, nei meandri della società giapponese, di tanto in tanto, tutti i nodi vengono al pettine.”

Abe nei suoi mandati ha sempre cercato di rendere il Giappone nuovamente una grande nazione, i media occidentali  (mentendo) lo dipingono, amico degli Stati Uniti, in realtà era vicino ad una parte della politica statunitense quella legata all’ “Alt-right”, (alternative right – destra alternativa), quella trumpiana per intenderci. Era amico pure di Putin nonchè convintissimo sostenitore della sovranità monetaria e oppositore del mondo unipolare. un “conservatore”, dimessosi all’inizio della pandemia, ufficialmente per problemi di salute, indiscrezioni però riferiscono che se ne sia andato proprio per non dover eseguire il compito assegnatogli dalle élite. Abe era nato in una famiglia di tradizione politica: suo nonno Kan Abe e suo padre Shintarō erano entrambi politici. Shintarō fu candidato per la carica di primo ministro. La madre di Shinzō, come già detto era figlia di Nobusuke Kishi, e nipote di un altro primo ministro, Eisaku Satō. Shinzō era dunque imparentato con politici di alto rango appartenenti a entrambi i lati della sua famiglia. Nel 1993 fu eletto nel primo collegio della prefettura di Yamaguchi, ottenendo il maggior numero di voti mai raggiunto in quella prefettura. Dal 2000 al 2003 fu vicesegretario del governo nelle amministrazioni Mori e Koizumi. In seguito divenne segretario generale del Partito Liberal Democratico. Il 31 ottobre 2005 fu nominato capo segretario del quinto governo Koizumi. Il 20 settembre 2006 fu eletto presidente dell’LDP.  Il 26 settembre 2007 divenne il più giovane primo ministro del Giappone postbellico carica che ricoprirà seppur non continuativamente sino al 16 settembre 2020.

Da sempre nemico della propaganda lgbt è stato alla guida di un gruppo interno all’LDP che lanciò un’inchiesta sull’istruzione, prendendosela con le politiche scolastiche che cancellavano le tradizionali feste per maschi e femmine, imponevano educazione fisica con classi miste, e promuovevano una «eccessiva educazione sessuale».

Nel marzo 2007, propose un disegno di legge per incoraggiare tra i giovani giapponesi il nazionalismo e un «amore per il proprio paese e città».

Nel 2014 stanziò milioni di Yen del bilancio statale, per sostenere “Programmi di sostegno al matrimonio”, avviati nella speranza di aumentare il tasso di natalità, in calo in Giappone dalla metà degli anni 60.

Poco dopo il suo primo insediamento, Abe attuò un drastico rimodellamento della politica estera, spostando il Giappone dal tradizionale focus sulle “tre grandi relazioni bilaterali” (Stati Uniti, Cina e Corea del Sud), su di un maggior profilo internazionale. Russia, Europa, Australia. Nel gennaio 2014, fu il primo leader giapponese ad assistere alla parata per la Festa della Repubblica dell’India a Delhi come ospite principale, durante una visita di tre giorni in cui lui e il primo ministro Manmohan Singh concordarono di aumentare la cooperazione bilaterale su questioni economiche, di difesa e sicurezza. Il 30 maggio 2014 in un discorso ai funzionari dei paesi dell’ASEAN, (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico) fondata nel 1967, ha affermato che il Giappone voleva giocare un ruolo importante nel mantenimento della sicurezza regionale, offrendo il sostegno ad altri paesi nella risoluzione delle controversie territoriali, per farlo Abe prese la decisione di “reinterpretare” la costituzione giapponese per consentire il diritto di “autodifesa collettiva”, mentre la precedente interpretazione della costituzione era strettamente pacifista,  primo passo verso un vero e proprio riarmo di fatto vietato dagli “accordi” post bellici. 

Il 14 agosto 2015 nel 70º anniversario della fine della seconda guerra mondiale, ad Abe, come a tutti i suoi predecessori, fu richiesto di pronunciare un discorso di scuse per il ruolo avuto dal Giappone nelle forze dell’asse, (restano pur sempre come Italia e Germania, paesi ancora militarmente occupati dai “Liberatori”), fu costretto a recitare un “mea culpa”, di circostanza, ma aggiunse che il Giappone non dovrebbe essere “predestinato a scusarsi per sempre”, visto che oltre l’80% dei giapponesi viventi erano nati dopo il conflitto.

Nel campo economico Abe ha compiuto alcune mosse per sanare il bilancio giapponese, con politiche di d’ispirazione apertamente keynesiana, (deprezzamento dello Yen al fine di incentivare l’export, tassi di interesse fissati in negativo (per disincentivare il risparmio), politica monetaria espansiva per aumentare l’inflazione e aumento della spesa pubblica. Politiche chi di fatto hanno risanato l’economia Nipponica, tanto che nel 2013 la stampa internazionale coniò il termine “Abenomics”. 

Abe denchè ufficialmente fuori dalle istituzioni, rimaneva l’eminenza grigia di una politica di destra liberale (e non solo), di stampo fortemente nazionalista. Possiamo vedere Shinzo Abe come un “Socialista Nazionale“?, come un rivoluzionario?, Sicuramente no, era comunque un liberista, formatosi  alla “University of Southern California”, ma la sua morte deve farci riflettere che la piovra internazionale, non si limita alla cooptazione o all’eliminazione fisica dei soli “Nemici”, ma anche di chi come Abe, vengono percepiti come sabbia negli ingranaggi della globalizzazione, (se la sabbia aumenta, gli ingranaggi sono destinati a fermarsi), diviene palese la necessità  di un fronte di resistenza globale.

11 luglio 2022, la coalizione di governo guidata dal partito di Shinzo Abe, ha trionfato alle elezioni per il rinnovo della Camera Alta. Il voto ha premiato l’esecutivo del primo ministro Fumio Kishida, dei 125 seggi da assegnare, il partito Liberal Democratico si ne è assicurati 63. Nel complesso, la coalizione supera ampiamente la maggioranza assoluta con 146 seggi su 248. Con tale maggioranza sarà in grado di emendare la costituzione con l’eliminazione della “clausola pacifista” che impedisce al Giappone di avere delle forze armate, quello che Abe, non era riuscito a fare.  Il premier Kishida ha assicurato di voler “costruire sull’eredità” politica di Abe ed ha promesso che Tokyo “rafforzerà drasticamente” la difesa entro 5 anni.

Il 12 Luglio presso il tempio buddista Zojoji, dove nella notte c’è stata una veglia funebre alla quale hanno preso parte migliaia di persone si è svolto in forma privata, il funerale dell’ex primo ministro. alla presenza della moglie Akie e dei parenti stretti. Sono stati ammessi solo il primo ministro Kishida, il segretario generale del Partito liberaldemocratico Toshimitsu Motegi e i leader della fazione interna del partito che faceva riferimento ad Abe. L’imperatore Naruhito e l’imperatrice Masako, hanno inviato fiori e un ciambellano per bruciare incenso al tempio. L’ex primo ministro è stato insignito, post mortem, del Collare del Supremo Ordine del Crisantemo, la più alta onorificenza giapponese.

Torna in alto