“Anche se tutti…noi no!”

 

“Anche se tutti…noi no!”

[In foto: Arruolamento delle Ausiliarie, Torino 1944]

“Anche se tutti noi no”– Compagnia Dell’Anello

[….]

C’hanno detto “Ragazzi qualcuno s’era

sbagliato,

adesso tutto cambia,viva il libero mercato”.

Ma c’è qualcosa che stona in questo

Ragionamento

Qualcosa che non perdona, qualcosa che

resta nel vento

Saranno le voci di molti che c’hanno già

lasciato e non

Mi pare siano morti gridando “Viva il libero

Mercato.

Anche se tutti…noi no!

Anche se tutti…noi no!

Anche se tutti…noi no!

Il vento d’Aprile ha soffiato via un fiore dal ciliegio trasportandolo nella regione di Arda, il suo nome è Junio Guariento, elfo immortale armato di chitarra, di magia musicale per strappare l’anello di Sauron  e gettarlo nel fuoco del vulcano Fato. Storia di un viaggio dalla Terra di Mezzo alla nostra prigione di uomini resi schiavi, fantasmi dalla dignità disciolta dal potere malvagio dei nove anelli del Male. Campi Hobbit degli anni ’70-’80 del FdG, dei giovani “ribelli” della destra radicale, resi invisibili da una società già globalizzata, caduti da eroi per le strade dei quartieri, nei buchi delle sezioni, però con fede, con le loro storie nel tascapane buone per mordere non solo il pane ma questo sistema maledetto. Musica alternativa d’un Piccolo Popolo raccolto nel bosco sacro, su musica di elfi con strumenti incantati, danzano a cerchio intorno al fuoco gli eroi sciamani, in jeans e maglietta, cantano uniti il domani appartiene a noi, legati al filo nero di quel lontano ’45 quando un anonimo musicista mise in note  il testo “Le Rose per il Duce”  scritto, si dice, da tre ragazze ausiliarie di Bologna. Una radice profonda in quei Campi alimentata dal sangue dei vinti mai piegati, ancora allora dopo anni perché “il braccio è forte e triste è l’ amarezza/di questa gente Tua che non si doma”.  Ci viene in mente, a braccio, “Canzone per l’Europa” di Leo Valeriano là dove  dice: “Ti hanno detto:”Bambino/la tua terra è niente,/la tua patria si chiama Occidente,/se l’America è fogna/ti proteggerà/lo zio “Sam”tu servire dovrai”.Com’è sempre attuale questa strofa soltanto che l’Europa sognata dal bambino non vestirà i colori della libertà ma il color oro dell’’usura. Quella musica divergente era benzina per spiriti ribelli, poesia degli intolleranti di borgata come Virgilio Mattei e tanti altri  immolatisi per un sentire forte, come J. Palach e i sette studenti samurai arsi come torce in Piazza S. Venceslao a Praga nel ’69 e caduti nell’oblio, quando da noi, per assurdo destino, la gioventù innalzava gli straccetti rossi. C’è una Resistenza vuota di mito come ha dimostrato G. Pansa, che erra per commemorazioni e spranga la porta alla riconciliazione nazionale con l’unico intento di mantenere i suoi privilegi. C’è una resistenza altra che germoglia dentro il cuore giovane dei ragazzi, negli scantinati di sezioni dove raccogli storie d’eroi, cuori capaci di lanciarsi dentro il cerchio del fuoco, di non indietreggiare d’un passo davanti ad una folla che ti sputa addosso, la prova iniziatica di indomito coraggio che anch’io dopo tanti anni ancora mi porto addosso, quando fu? Non credo che importi al lettore, ci fu e tanto basta. “Se mille son le storie che il vento porta via/questa è la nostra storia, generazione mia/Venuti dall’Inferno col fuoco nelle vene/innalzeremo al cielo le nostre catene” (gli Amici del Vento).

Ci piace immaginare Junio nelle vesti del vecchio ( ma lui non lo era) seduto sulla riva del lago di mezzo “ con gli occhi sempre fissi al sole…e il sorriso più dolce del mondo”.

Jiunio Guariento con Stefania Paternò

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