Andrea Rocchelli, un eroe dimenticato

 

Andrea Rocchelli, un eroe dimenticato

L’occidente democratico che chiude su ordine diretto di Ursula von der Leyen, i canali di informazione russa “Russia Today” e “Sputnik”, che nei suoi territori apre la caccia al Russo e alla cultura Russa, con picchi di razzismo mai visti, (sono arrivati ad escludere gli atleti paraolimpici dalle para olimpiadi, a vietare Dostoevskij nelle università, la vodka nei bar, e perfino impedire la partecipazione di gattini russi alle mostre feline), si scandalizza per la decisione del parlamento russo (approvato all’unanimità, 401 voti favorevoli, 0 contrari) di una legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi diffonde volontariamente notizie ritenute false. Il New York Times rimuove il suo intero staff editoriale da Russia, Bielorussia ed Ucraina, seguito da centinaia di giornalisti “Occidentali” Nessuno li ha espulsi, si fossero limitati a descrivere la realtà, avrebbero potuto continuare tranquillamente a svolgere il proprio lavoro. L’abbandono in massa dimostra ancora una volta, semmai ve ne fosse bisogno, che il loro scopo, non è mai stato diffondere la verità.

L’occidente non incarcera (per ora) ma censura, diffama, ed impedisce a qualsiasi voce dissonante di essere ascoltata. Un esempio lampante è il caso del giornalista Rai Marc Innaro, capo dell’ufficio di corrispondenza della Rai a Mosca. Il giornalista, che ricopre la carica dal 2014, durante un collegamento con il Tg2 ha pronunciato la frase: “Basta guardare la cartina geografica per rendersi conto che chi si è allargato negli ultimi trent’anni non è stata la Russia, è stata la Nato”, frase che lo ha portato davanti alla commissione Vigilanza Rai per un’interrogazione presentata dal deputato Pd Andrea Romano. Un caso non isolato a cui si aggiunge un altro intervento “scomposto”, da parte della documentarista, Sara Reginella, che su Rainews 24 ha parlato dell’invasione russa a seguito della: “repressione della popolazione russofona nel Donbass da parte del governo ucraino”.  Sembra insomma nelle cronache dal fronte vi siano “veline” che non possono essere disattese.  Ma raccontare la verità sul Donbass e sull’Ucraina non può portare solo al licenziamento, può capitare anche di peggio.

Andreevka, nelle vicinanze di Slovjans’k, Ucraina orientale, 24 maggio 2014, Andrea Rocchelli, giornalista, fotoreporter e fotografo italiano, fondatore del collettivo di fotografi indipendenti Cesura, cade, trucidato da un mortaio automatico “2B9 Vasilek”.A premere il grilletto Vitalij Markiv, su ordine del comandante, Michail Zabrodskij, militare e deputato ucraino, membro del gruppo per le relazioni interparlamentari con la Repubblica Italiana. La colpa? Voler documentare come aveva fatto precedentemente in Libia ed in Tunisia durante le primavere arabe, le violazioni dei diritti umani verso le popolazioni civili del Dombass. A cadere con lui, trivellati dai colpi anche l’attivista dei diritti umani e interprete Andrej Nikolaevic Mironov e il fotoreporter francese William Roguelon, che, seppur ferito gravemente riuscirà a salvarsi.  Andrea nacque a Pavia il 27 settembre 1983, dopo la laurea specialistica in design della comunicazione, conseguita presso il Politecnico di Milano, ha cominciato a lavorare in ambito fotografico con un tirocinio presso l’agenzia Grazia Neri. Nel 2008, insieme ad altri quattro fotografi, ha fondato Cesura, un collettivo indipendente mirato alla produzione di progetti fotografici. Per Rocchelli L’Europa orientale è stata l’area geografica di maggior interesse. Le sue foto sono state pubblicate da testate della stampa internazionale quali Le Monde, Newsweek, e Wall Street Journal.  

Le responsabilità Ucraine nell’ omicidio risultano subito evidenti alle autorità Italiane, che procedono all’invio di una rogatoria internazionale agli organi inquirenti ucraini, tale rogatoria non ha però nessun effetto. Nel luglio 2016, a seguito della denuncia dell’avvocato della famiglia Rocchelli, il Tribunale ucraino di Slovjans’k condanna lo Stato ucraino per aver violato l’articolo n. 6 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, definendo “Illegale l’inattività dell’investigatore nei confronti dell’indagini preliminari (..)” 

Le indagini sono comunque state svolte dalla procura italiana in stretta collaborazione con l’unità investigativa dei Carabinieri del ROS (Reparto Operazioni Speciali). William Roguelon, unico sopravvissuto all’attacco, dichiarerà che il gruppo è stato bersagliato da colpi di mortaio dalla collina Karachun, presidiata dalla guardia nazionale Ucraina. Nel luglio 2017 le indagini hanno portato all’arresto del vice-comandante della Guardia nazionale ucraina Vitalij Markiv detto “l’Italiano” a causa della doppia cittadinanza, sergente di stato maggiore presso il dipartimento della strategia e collaborazione con le strutture militari della NATO. Subirà una carcerazione preventiva presso il carcere di Opera, dove la polizia carceraria scoprirà un suo piano di evasione. Il processo si aprirà a Pavia nel maggio 2018.  Markiv verrà difeso dall’avvocato Raffaele Della Valle su mandato di Emma Bonino e del partito Radicale, (che da lì a poco si fonderà al movimento Forza Europa, dando vita al partito di orientamento europeista e liberale +Europa), i quali ritengono che il processo possa essere influenzato dalla politicizzazione del caso a causa delle, (allora buone) relazioni diplomatiche fra Italia e Russia.

Successivamente all’udienza dell’8 febbraio 2019, l’interprete, una cittadina ucraina, che si occupava delle traduzioni rinuncia all’incarico. La difesa chiede l’annullamento di tutto il lavoro svolto nel processo da parte della donna. Il 12 luglio 2019 la corte penale di Pavia giudica Vitalij Markiv colpevole per l’omicidio di Rocchelli e lo ha condannato a 24 anni di carcere. Lo stato Ucraino è stato anch’esso giudicato colpevole nella medesima sentenza quale responsabile civile.

Da notare che di Rocchelli e Mironov apparivano le schede sul sito “Myrotvorets” gestito dei servizi segreti ucraini, sulle foto, consultabili online, i servizi segreti hanno applicato la scritta rossa in sovraimpressione “Liquidato“. Il 3 novembre 2020 la Corte d’Assise d’appello di Milano, pur ritenendo colpevoli le forze armate ucraine dell’omicidio dei giornalisti, ha assolto e scarcerato Vitalij Markiv, che è tornato in Ucraina per “Liquidare” altri innocenti civili delle Repubbliche popolari di Doneck e Lugansk, con la benedizione dei politici Italiani. 

Contemporaneamente il tribunale del distretto di Basmanny a Mosca, emana un ordine di cattura internazionale per Vitaliy Markiv con l’accusa dell’omicidio dei due giornalisti.

Si appurerà successivamente che l’interprete che aveva rinunciato era stata minacciata dai servizi segreti Ucraini.. La famiglia Rocchelli, resterà senza giustizia, un altro italiano “Liquidato” in nome dell’ “Occidente” nel completo disinteresse dei media di regime.

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