Anniversario

 

Anniversario

Robert Brasillach nasce il 31 marzo 1909 (lo stesso anno di mia madre e, oggi, il suo anniversario, dunque), a Perpignano, il capoluogo della Catalogna francese. Sono le dieci di sera, nell’abitazione al numero 45 del Quai Maresciallo Vauban. Suo padre, il tenente Arthémil, avrà il tempo di prenderlo in braccio gioire dei primi sorrisi, poi il dovere s’impone e deve raggiungere il Marocco, sua destinazione, terra ancora da conquistare e pacificare. Qui, pochi anni dopo, il 13 novembre del 1914, cade in una imboscata con tutti i suoi commilitoni nella zona di El-Harri. Nel breve tempo in cui furono sposati, il 29 aprile 1910 vede la luce Suzanne, la sorella a cui Robert resterà legato in intima comunione. Marguerite, giovane sposa, sebbene le disposizioni del comando militare vietino alle donne di raggiungere i loro uomini in terra d’Africa, non intende restare lontana dal marito e, intrepida, s’imbarca e raggiunge la città di Rabat. Nell’aprile del ’36 i due fratelli si fanno fotografare in via Sidi Fata, davanti la casa ove abitarono ed ora trasformata in albergo. Pur se brevemente il Marocco entra nella sua vita – tutto ciò che rappresenta, nei luoghi e nel sangue, le origini gli è caro e vincolante.

In questo mese di marzo e dintorni due occasioni da non perdere per chi ha amato i suoi trenta cinque anni ben spesi a testimonianza di quella “poesia del XX secolo” e a cui ci piace preservarne il verso (non c’è una “parte sbagliata” da offendere, ci sono degli uomini e delle donne che ad essa hanno donato se stessi) e per coloro che gli si vogliono accostare con la curiosità, quell’invito alla “curiosità” di cui faceva monito Ezra Pound nella celebre intervista concessa a Pier Paolo Pasolini.

Gli amici a me cari del Cinabro, a distanza di venti cinque anni, ripropongono Léon Degrelle e l’avvenire di Rex e Fulvio della Libreria Europa sotto il titolo Le ragioni del mio impegno una sorta di intervista a se stesso con le possibili domande dei giudici in previsione del processo, non il migliore Brasillach, ma per quanto mi riguarda sempre il fratello a me anche lui caro. E, poi, entrambi gli scritti con mia prefazione. Giano Accame, scrivendone in un breve saggio, riconosceva come fosse difficile ed amaro leggere dello scrittore francese, i temi fondanti e la giovinezza e l’amicizia e la gioia di vivere e la ricerca della felicità possibile. Dopo tanti lutti le tante tragedie la menzogna gli inganni il tradimento. Il giro di boa del ’45 la strage delle illusioni. Va, però, sottolineato come la ricerca della felicità sia un obbligo, non un privilegio. Un obbligo se non vogliamo essere condannati alla sconfitta di fronte alla nostra stessa esistenza. Qui sta la distinzione netta che ci preme evidenziare – ed è il tratto a cui ci dedichiamo in questo anniversario.

Contro dichiarazioni ed intenti provenienti da oltre oceano con la Bibbia in mano e il dollaro scolpito nel cuore. La felicità è saperla cogliere ovunque, scorgerla intorno, farsi uno con essa. Contro i falsi luccichii e la vuota disperazione dell’oggi. Nel 1934, ad esempio, scrive alcuni versi “Ancora un istante di felicità… – Trattieni il tempo, la sabbia, il passerotto dal piumaggio – Morbido e arruffato tra le tue mani sicure, le tue mani d’angelo. – Ancora un istante di felicità… – Il sole scivola sull’acqua e fugge tra il fogliame, – Ancora un istante per te solo, – in attesa della notte”. Una felicità: neppure il plotone d’esecuzione, il 6 febbraio ’45, ha potuto può esserci sottratta se non siamo noi ad arrenderci. E non intendiamo farlo.

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