Attendere o costruire

 

Attendere o costruire

In fondo l’attesa è una cosa snervante. Tutti attendiamo che qualcosa accada. Tutti sanno, ma in pochi capiscono, che nulla accade senza la volontà e l’impegno, il sacrificio e la dedizione.

Nella mia formazione giovanile si parlava di lavoro da termite, di impegno quotidiano, di sudore e sangue da consumare nella costruzione di qualsiasi obiettivo e il tutto era reso nobile ed autentico dallo stile e da un codice di comportamento che ti faceva comunque sentire, nel successo o nella sconfitta pratica, di aver conseguito un grande risultato interiore.

Un codice di comportamento che non è fatto di norme scritte o di consuetudini, ma è inciso a caratteri cubitali nella coscienza di ogni uomo: tutto sta nel riuscire a leggere.

Tutta la società di oggi crea oscurità, ombra, foschia; tutto ciò che ci circonda rende difficile leggere quel codice; eppure ogni tanto vediamo dei lampi di luce, degli esempi rassicuranti, invitanti.

Certo poi sta a noi seguirli, imitarli, approfittare di quei raggi improvvisi per leggere e cercare dentro di noi le ragioni per stare bene.

Tutti intuiamo che il benessere non è dato dal tipo di smartphone che possediamo o dal numero di televisori a nostra disposizione o da quante volte possiamo andare a cena fuori o da quanti giorni o mesi possiamo passare in vacanza. C’è qualcosa di diverso che ci fa stare bene: la vicinanza di un amico, una conversazione intelligente e profonda (sempre più rara), un buon libro, un bel film, una riflessione profonda, una vita intensa vissuta non senza scopo ma con obiettivi alti.

Ogni sera quando decido di spegnere la luce dopo aver letto qualcosa, rammaricandomi del tempo, necessario ma perso, per dormire cerco di analizzare in cosa oggi sono cresciuto, che cosa di nuovo ho letto o scoperto dentro di me, quali errori ho fatto.

Domani si ricomincia ma lo scopo è sempre lo stesso: accrescere la consapevolezza, riuscire a dare alla società degradata che ci circonda un barlume di speranza e, di conseguenza, sperare di riuscire a dare a chi ci circonda le ragioni più profonde per cui vivere.

Molti trovano questa possibilità nelle religioni e sotto certi aspetti li invidio, hanno qualcuno che ha tracciato loro la via, la verità, la vita, anche se per i più è solo un fatto meccanico che serve a cercare di stare in pace con sé stessi, soprattutto dettato dalla paura del dopo. Un po’ come quelli che dicono di non essere superstiziosi, ma eseguono tutti gli scongiuri perché male non fa.

In tutti i casi se si vuole raggiungere l’obiettivo che è dentro ognuno di noi ci vuole impegno, dedizione, sacrificio. Basta leggere la vita dei Santi, degli Eroi, di tutti coloro la cui memoria è immortale.

Io lo cerco nell’impegno civile e sociale e l’unica strada per conseguirlo è la POLITICA, parola nobile se intesa come via per far crescere il benessere interiore di sé stessi in una società organizzata per consentire a tutti lo stesso tipo di crescita interiore e per realizzare una comunità di destino che è espressione di questa crescita: la Nazione.

Per questo ogni giorno mi impegno nei problemi, comuni a tutti, di vita quotidiana ma la mia priorità è e resta dare un futuro a chi verrà dopo di noi: costruire le basi per una rinascita nazionale.

Qualcuno potrebbe parlare di utopia; ma cos’è l’utopia se non un magnifico sogno verso il quale tendere?

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