Attraversando il Bardo

 

Attraversando il Bardo

2014 Il musicista, editore, regista ed esoterista italiano Franco Battiato dirige il suo ultimo film, “Attraversando il Bardo”, documentario dedicato al tema della morte nelle diverse tradizioni spirituali d’oriente e d’occidente. 3 anni dopo al teatro romano di Catania, nella sua Sicilia terrà il suo ultimo concerto, non prima di partecipare alla creazione dell’opera letteraria e musicale “Kathmandu: diario dal Kali Yuga”, un tributo artistico alla splendida metropoli himalayana, lacerata tra una storia sacra di millenni e l’aggressione della più feroce modernità.

La mattina del 18 maggio 2021, Francesco Battiato (vero nome all”anagrafe), attraversa il bardo in prima persona, abbandonando quella prigione di carne che da anni tratteneva un immenso essere spirituale. Per me Franco non è un semplice artista, è molto di più; è stato suo malgrado una guida spirituale e politica, che ha forgiato l’uomo che sono oggi.

Settembre 1979, a “RTCV” (radio toscana centro valdinievole di Pescia), in cui facevo lo speaker radiofonico, arriva un 45 giri “promo” (quelli per intenderci omaggiati dalle case discografiche) con un brano di un certo Franco Battiato: il brano era “l’era del cinghiale bianco”. Per me appena quindicenne, fu una folgorazione, non ne capivo il testo, ma mi incuriosiva.

Al sabato successivo, appena ricevuto la “Paghetta”, andai subito nel mio negozio di dischi preferito, il mitico “Superdisco” di Montecatini Terme, e per la prima volta non acquistai dischi dance,  o quelli pubblicizzati dalla tv, ma l’omonimo lp pubblicato dall’etichetta EMI.  Nei testi apparentemente incomprensibili, spunti filosofici, trame e nomi. In Magic shop, oltre ai Mantra e gli Hare Hare, si cita l’esoterismo di René Guénon; ne “il Re del mondo”, scopriamo che ci tiene prigioniero il cuore.  Il re del mondo di Guenon dell’edizioni Adelphi finisce sul mio comodino, fagocitato in una notte (per capirlo invece ci vorranno anni).

Da “Il re del Mondo” ad altri testi di Guenon, da Guenon, all’ Ossendoski, di “Bestie Uomini e Dei”, da Ossendoski ad Evola, da Evola al Neofascismo, dal neofascismo dei libri a quello militante, durante le festività natalizie del 1979 salivo per la prima volta le scale della locale sezione Missina.

L’anno successivo esce “Patriots“, contenente il brano “Up Patriots to Arms”.  Su “l’Italiano” rivista mensile di vita e Cultura Politica, Pino Romualdi ne tesse le lodi, alimentando la leggenda che “Battiato” fosse un “Camerata”, leggenda, diffusa da Umberto Croppi, noto esponente della sinistra Missina dirigente del Fronte della Gioventù (quando a Capo c’era Teodoro Buontempo), grande appassionato di Gudjieff e Guenon una sera cercò di intervistare Franco dietro un palco: “Ci videro Insieme e nacque la leggenda, leggenda nella quale si è riconosciuto volentieri.”. 

In Realtà Battiato politicamente era vicino al partito radicale: nei suoi anni di sperimentatore ha partecipato a varie edizioni del festival del proletariato giovanile organizzato dalla rivista “Re Nudo”, rivista che comunque girava fra i giovani iscritti al fronte della gioventù.  Nel 1975 Battiato partecipa al progetto progressive “Telaio Magnetico”, un piccolo tour sponsorizzato dal Partito Radicale, nel Sud Italia, insieme a Juri Camisasca, Mino Di Martino, Terra Di Benedetto, Roberto Mazza e Lino Capra Vaccina. Nel 1983 De Martino e Capra Vaccina collaboreranno insieme ad Alberto Radius al primo album da solista di Mino de Martino, “Alla Periferia dell’Impero”, all’epoca considerato un manifesto della cultura della nuova destra disco prodotto da Angelo Carrara con brani come “Commissario fammi volare” e soprattutto “IO SONO L’EUROPA”.

Sulla sua collocazione Politica Battiato spiazza tutti, nell’ottobre 2010, intervistato da Lilli Gruber, affermerà: “Non sono né di destra né di sinistra, sto in alto”. Nel 1992 alla domanda di Corrado Augias su quali fosse il proprio modello politico, risponderà: “L’Antico Egitto dei Faraoni”, ed alla domanda su quale sia stato il più grande disastro per l’Umanità: “La Rivoluzione Francese”.

Mario Michele Merlino nel Saggio “Ezra Pound testimone e Poeta”, riferendosi a Battiato dirà: “Battiato si è impadronito della tecnica Poundiana e ne sa usare le aggregazioni ad alto livello”. Il 4 dicembre 1992 Battiato si esibì dal palco del Teatro Nazionale iracheno, per suggellare la vicinanza a Ṣaddām Ḥusayn, al partito Ba’th, ed al popolo Iracheno. Il Concerto di Baghdad, è da considerarsi una delle più suggestive esibizioni dal vivo di Battiato, non uscì mai in cd né in vinile. Tuttavia, brani come “L’ombra della luce”, e “Fogh in Nakhal” furono riproposti in varie raccolte. Ma è ne “Il re del mondo” che Battiato, accompagnato dall’Orchestra sinfonica irachena, entra nell’immaginario di un popolo. Nel Febbraio 1998, una delegazione del “Fronte Nazionale” sulla via segnata da Franco Battiato sarà a Bagdad come scudi umani contro i bombardamenti americani. Nel giugno 2003 Franco Battiato parteciperà alla festa tricolore di Milano, organizzata da Alleanza Nazionale.

Fortemente anti liberista, e dalla parte dei popoli oppressi, negli anni 2000, cercherà di lavarsi di dosso l’attribuzione di cantante di destra, anche e soprattutto per l’avvicinamento di quel mondo  ad un mondo al liberismo Berlusconiano.

2012: Rosario Crocetta a Palazzo d’Orleans iniziava il suo mandato da presidente della regione Sicilia  con un colpo ad effetto: Franco Battiato assessore alla cultura. Alla conferenza stampa il nostro esordì: “Non faccio politica e non voglio avere a che fare con i politici. Ho bisogno di uno spazio dove non ci siano ostacoli e ci sia la possibilità di potere organizzare eventi speciali che mettano in contatto la Sicilia con il resto del mondo”. Quattro mesi dopo fu costretto a lasciare dopo essere finito nell’occhio del ciclone per una frase pronunciata a Bruxelles a ridosso della presentazione del progetto Cultura della regione Sicilia. «Queste troie che si trovano in Parlamento farebbero qualsiasi cosa. sarebbe meglio che aprissero un casino».

18 ottobre 2019, con una operazione moralmente discutibile esce nei negozi di dischi l’ultimo lp del maestro, “Torneremo ancora”, un’antologia di brani classici  con l’aggiunta dell’ omonimo brano inedito. Secondo il co-autore del brano, l’amico di sempre Juri Camisasca:  “il brano nasce dalla consapevolezza che tutti noi siamo esseri spirituali in cammino verso la liberazione. Nel contesto la migrazione non va interpretata nell’ottica delle problematiche politiche, migrante è ogni essere senziente chiamato a spostarsi verso piani spirituali che sono dimore di molteplici stati di coscienza e che ogni essere raggiunge in base al proprio grado di evoluzione”.

Franco è andato oltre: nel suo film del 2014, ci ha descritto probabili destinazioni. Voglio ricordarlo con un brano pubblicato sull’album “Clic” nel 1974, “Ethika fon ethica”. un “Blob” radiofonico, suoni apparentemente casuali, in pratica il ripercorrere la storia del “Secolo breve”  girando a caso la manopola di una radio. Si apre con la sigla di apertura delle trasmissioni serali internazionali di Radio Bucarest, la patria di Zelea Codreanu; dopo arriva un specie di urlo primordiale modulato con voci incomprensibili in sottofondo, segue lo “zipp” del cambio di frequenza, in susseguirsi canti tibetani, un inquietante ruggito, mentre una vocetta nasale, canticchia le note di “Scrivimi” brano del 1936 di Luciano Tajoli “Quando tu sei partita mi donasti una rosa” (..) Faccetta nera, bella abissina. Il Blob diventa all’improvviso una marcia militare che, poi si rivela essere la marcia trionfale dell’Aida. La musica si fa all’improvviso moderna, e l’annunciatore radiofonico della RAI dice: “Signore e signori, buonanotte”, seguito dall’Inno di Mameli.  La radio emette suoni sconnessi e si spegne all’improvviso. Ciao Franco.

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