Basco amaranto

 

Basco amaranto

Con la fine delle vacanze agostane, come ogni anno si risveglia dal letargo anche la politica, regalandoci l’ennesima “perla” di “distrazione di massa”, atta a far scaldare le tifoserie in previsione del campionato (le elezioni europee del 2024). Quest’anno la vetta alla classifiche (librarie e non) spetta al basco amaranto Roberto Vannacci, classe 1968, Generale di Divisione ed ex comandante del 9º Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”, Brigata Paracadutisti “Folgore”, parcheggiato per aver avuto l’ardire di denunciare l’esposizione dei militari italiani ai rischi dell’uranio impoverito nelle zone d’operazione, a dirigere l’ “Istituto Geografico Militare” di Firenze. Nell’agosto di quest’anno, Vannacci, pubblica direttamente tramite Amazon, un libro autoprodotto titolato “Il Mondo al Contrario”, dove si schiera coraggiosamente contro le lobby omosessuali, il femminismo, l’eccessi dell’ambientalismo Gretino e la “Cancel Culture”, testo che balsa fra i libri più venduti sulla piattaforma, suscitando da subito numerose polemiche a causa dei suoi contenuti ritenuti da parte della stampa e della sinistra “omofobi e sessisti”,. Di contro, ricevendo plausi da numerosi ex membri dello stato maggiore della difesa fra cui generale Mario Arpino, il Generale Pietro Laporta e praticamente tutti gli ufficiali ex ufficiali e congedati della Brigata Paracadutisti “Folgore”.

La segretari* del PD, Elly Schlein, solo per aver letto alcune estrapolazioni su “Repubblica” ne chiede l’allontanamento dal suo ruolo per: “sradicare la mascolinità tossica??” Il Ministro della Difesa Guido Crosetto, dopo aver letto la Schlein (probabilmente senza aver letto neppure Repubblica), esegue. Risultato il militare viene destituito anche dal comando dell’ IGM, provocando scossoni interni alla coalizione di centrodestra e allo stesso partito della Premier, nonché il “sollucchero” di tutto un mondo “alla destra della destra”.

Il Vicepremier Salvini difende pubblicamente la libertà di opinione del militare. Il deputato Giovanni Donzelli, figura di rilievo all’interno di FdI, si arrampica sugli specchi per riuscire a difendere Vannacci senza sfiduciare Crosetto: “In un mondo libero si scrive quello che si pensa. Se stabilissimo che il compito della politica è quello di decidere la bontà delle idee, sarebbe la fine della democrazia”. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati si chiude in un sintomatico silenzio, anche perché pare sia partita da lui l’idea del libro, per dare visibilità al Generale in vista di una sua candidatura alle Europee nelle fila di Fratelli D’Italia.

Praticamente Vannacci è stato pugnalato alla schiena proprio da chi voleva farne un personaggio spendibile politicamente. Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, tenta di cavalcare l’onda offrendo al Generale la candidatura alle elezioni suppletive di Monza, il pratica, il seggio al Senato che fu di Silvio Berlusconi, ricevendo un clamoroso “2 di picche”. Un po’ tutta la “Destra” vede nel generale un faro che potrebbe traghettarla fuori dalle nebbie del “Politicamente corretto”.

E’ Innegabile che esiste un filo (nero?) fra il nostro mondo ed i Paracadutisti della Brigata Folgore, ritenuta (spesso a ragione) come la frangia più di Destra, delle nostre forze armate.

Nel corpo speciale dei Parà valori come cameratismo, lealtà, onore, non si limitano al folklore, ma sono parte fondante dell’addestramento stesso. La storia del paracadutismo in Italia ha origine nel 1938, con la costituzione del Battaglione paracadutisti libici Fanti dell’Aria, voluto governatore della Libia, Italo Balbo, (formato prevalentemente da Ascari di nazionalità Libica). Nel 1939 a Tarquinia nasce la prima scuola italiana di paracadutismo, ma fu dopo i successi delle unità paracadutiste tedesche nella fase iniziale della II° Guerra Mondiale che lo Stato maggiore del Regio Esercito, autorizzò nel 1941 la formazione di una prima divisione paracadutista, la “Folgore”, seguita successivamente dalla 184ª Divisione paracadutisti “Nembo”. Nel dopoguerra la neonata Repubblica Italiana pose vari divieti alla ricostituzione di una brigata paracadutisti, divieti che caddero nel 1952. Il primo comandante fu il Generale Aldo Magri classe 1910, già capitano nella campagna di Russia. Il 10 giugno 1967 alla Brigata venne riconcesso il nome di “Folgore” , e nell’ottobre 1976 vennero riconsegnate ai battaglioni della Brigata le bandiere di guerra del 186º e 187º Reggimento Fanteria Paracadutisti della Divisione “Folgore”, e la bandiera già del decimo Reggimento “arditi” che raccoglieva l’eredità degli arditi della Grande Guerra. Nel 1981 allievi paracadutisti della brigata Folgore di stanza a Pisa organizzarono una spedizione punitiva nelle vie della città per vendicare il pestaggio di un loro commilitone da parte di giovani di sinistra, marcia che sarà ricordata come “La Marcia su Pisa”, e non era difficile vedere come servizio d’ordine ai comizi del M.S.I, soprattutto in Toscana, sede delle principali caserme d’addestramento, giovani parà, spesso anche in uniforme. Uno dei canti di brigata più conosciuti (anche se credo attualmente vietato) è “Sui Monti e Sui Mar “, brano adattato dall’omonimo canto scritto durante la R.S.I. e cantato sull’aria del “Panzerlied”, l’inno dei carristi della Wehrmacht.

Il Libro di Vannacci quasi interamente condivisibile è un “Bignami” del pensiero conservatore Italiano. La posizione della base elettorale di Fratelli d’Italia vacilla di fronte a un caso che li costringe a scegliere tra ammettere pubblicamente di condividere il pensiero di Vannacci, o resistere nel loro ruolo di “partito di governo” e condannare le posizioni del generale.

Intanto dopo una lettera aperta inviata dal Generale Pietro Laporta indirizzata alla Premier, dove si chiedevano le dimissioni del ministro della Difesa Crosetto, e la nascita del “Movimento “Mondo al contrario”, ispirato all’omonimo libro di Vannacci, presentato a Lamezia dal Colonnello in pensione Fabio Filomeni, anche lui ex paracadutista nel 9° Reggimento “Col Moschin”, dal COPASIR, (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) arriva la richiesta di Enrico Borghi (capogruppo del terzo polo al Senato) di aprire un “Faro sulle ferze Armate contro il rischio di deviazioni”. Moltissimi italiani hanno visto nelle frasi del generale una positiva presa di posizione contro le ipocrisie e le strumentalizzazioni di narrazioni invise alla maggioranza della popolazione, ma, imposte quotidianamente a reti unificate. Sulle accuse di “omofobia” si è compattato un fronte che va dal Ministero della Difesa all’ANPI, passando per Partito Democratico. E’ significativo però notare come altre prese di posizione, generici attacchi contro Cina, Cambogia o Unione Sovietica, ed il loro passato “Comunista”, il paragonare i “No Vax” ai terrapiattisti, o la totale dipendenza psicologica alle politiche di aggressione di Nato e Stati Uniti, non abbiano visto significative attenzioni o condanne.

Entrato nell’esercito nel 1986, Vannacci partecipa con il grado di tenente alla Missione Ibis, in Somalia. Tra 1999 e 2000 è Capo delle Forze Speciali dell’ARRC, (l’Allied Rapid Reaction Corps,) corpo d’armata NATO a guida britannica durante l’aggressione alla Jugoslavia. In Bosnia nel 2000 è parte della direzione delle operazioni psicologiche del contingente occidentale. Nel 2009, prende parte alla missione ISAF, l’invasione militare dell’Afghanistan scatenata dagli Stati Uniti nel 2001, dirigendo poi missioni delle forze speciali in Libia, Yemen, Somalia e Rwanda. Sempre in Afghanistan è al comando della famigerata ‘Task Force 45’, attivamente impegnata negli scontri contro la guerriglia patriottica anti-occidentale, ricevendo per il suo servizio a favore degli USA una Stella di Bronzo nel 2014. Nel 2018 è nominato capo del contingente terrestre italiano dell’Operazione “Prima Parthica”, in Iraq, diretta conseguenza dell’aggressione NATO al paese nel 2003, venendo poi premiato con l’onorificenza statunitense ‘Legion of Merit’. Dal gennaio 2020 ricopre l’incarico di addetto per la Difesa alla rappresentanza diplomatica italiana a Mosca. Con lo scoppio del conflitto Russo Ucraino, viene dichiarato “persona non grata” dalle autorità russe, come rappresaglia per le espulsioni decise dal Ministro degli esteri italiano.

Indubbiamente Vannacci è stato un ottimo ufficiale in un esercito sotto comando Nato. Più che le esternazioni sulla normalità o meno dei Gay non gli hanno perdonato la denuncia fatta prima della stesura del libro sull’uso di bombe e proiettili all’uranio impoverito nei Balcani che ha causato la morte di numerosi soldati italiani. Da qui tre mesi fa la retrocessione con un incarico non operativo. Nel libro l’autore rivendica di aver rischiato la vita, “per il suo paese”, ma in pratica lo ha fatto per gli interessi strategici di chi “il suo paese” occupa ed umilia, ossia gli Stati Uniti e l’Alleanza Atlantica. Vannacci non si è comportato da “patriota”, ma da Ascaro (come i suoi predecessori “Fanti dell’Aria”) a guida non di Italo Balbo, ma delle truppe coloniali che il regime di Washington reclama in occasione delle sue guerre. Se nel suo libro avesse sconfessato il suo operato in Medio Oriente, se avesse criticato la totale subordinazione delle istituzioni italiane, agli interessi statunitensi, si sarebbe meritato un ruolo di Leader di un ipotetico “Fronte del Dissenso”, non lo ha fatto, resta un ottimo uomo d’arme, uomo di ordine, e disciplina, detentore di sani valori, e con un forte senso di appartenenza e di cameratismo, tutto qui. Come scrive in un post Claudio Mutti. ” In una nazione colonizzata, (..) estensione statunitense nel mediterraneo, priva di una minima sovranità, che viene portata nelle guerre contravvenendo alla sua stessa Costituzione, tutti coloro che sono in servizio nelle strutture politiche, economiche e militari, egemonizzate dai colonizzatori, sono da considerare Collaborazionisti”. Molto più coraggioso il suo ex sottoposto, Il tenente colonnello Fabio Filomeni, ideatore del movimento “Il mondo al contrario”, nonché autore anche lui di un libro, “Morire per la NATO?”, dove l’ex incursore del Col Moschin” parla delle sue numerose missioni in Africa, in Medio Oriente e nei Balcani, (dove nel 1998 era stato insignito della “The Army Achievement Medal”, dall’allora sottosegretario alla Difesa U.S.A., Robert M. Walker.), descrivendo il discutibile “modus operandi” aggressivo della NATO, soprattutto dopo il Crollo del Muro di Berlino. Nel novembre dello scorso anno con l’acuirsi della propaganda antirussa della Nato, ha affermato pubblicamente che la guerra in Ucraina è colpa dell’alleanza atlantica, dopodiché si è recato al più vicino ufficio postale, ed ha spedito tramite raccomandata all’Ambasciata Usa di Roma l’onorificenza ricevuta.

Mi aspetto che questa mia scontenti alcuni lettori, chiedo venia, ma personalmente ritengo il “caso Vannacci” una faida interna al sistema culturale dell’imperialismo Americano, uno scontro tra chi rimpiange i bei vecchi tempi dell’America Reaganiana e chi invece predilige le nuove vesti arcobaleno della dittatura internazionale.

 

Immagine: https://www.repubblica.it/

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