C’è ancora lo stato italiano?

 

C’è ancora lo stato italiano?

Bella domanda!

Equivale a chiedersi se esiste ancora una costituzione italiana, se viene rispettata, se esiste ancora, ammesso che sia mai esistita, la trasparenza delle istituzioni, se esiste ancora un vincolo di qualche genere tra le istituzioni e il popolo italiano.

In buona sostanza bisogna capire se i tre poteri, quello esecutivo, rappresentato dal governo, quello legislativo, rappresentato essenzialmente dal parlamento e quello giudiziario, interpretato dalle varie magistrature, sono effettivamente efficienti, di controllo reciproco e fondamentalmente al servizio dei cittadini.

Il governo in Italia ha di fatto esautorato il parlamento ormai da troppo tempo: con le scuse di varie emergenze ha abusato di decreti del presidente del consiglio e di decreti legge, quasi mai arrivati al vaglio del parlamento e certamente mai sottoposti alla vidimazione del Presidente della Repubblica. Decreti che di fatto hanno colpito enormemente le libertà individuali dei cittadini, ma soprattutto hanno intaccato lo spirito comunitario, hanno fiaccato la formazione e crescita sociale dei nostri giovani ed hanno distrutto la nostra economia, lasciandoci in balia di nazioni estere che ci stanno divorando un po’ alla volta.

D’altra parte il parlamento, che, in quanto espressione diretta dei cittadini, dovrebbe svolgere in modo quasi esclusivo il potere legislativo, non solo è stato completamente esautorato dalla sua funzione ma ha anche dimostrato acquiescenza totale a, spesso incomprensibili, ordini superiori, venendo meno anche al mandato conferitogli dagli elettori, sia nel momento della composizione del governo, sia nella supina accettazione, senza alcun sussulto di dignità, dei numerosi “diktat”. Un parlamento senza una reale opposizione, se non delle sparute pattuglie di parlamentari incapaci, però, di trovare un modo per stare insieme. Un parlamento che non agisce, non discute, non ragiona, non serve più a nulla. Draghi ordina e loro eseguono: destra e sinistra allo stesso modo.

Anche la magistratura però non sta svolgendo il suo ruolo e non sta mostrando la capacità di far rispettare le leggi, a partire proprio dalla costituzione troppe volte violata e profanata in questi ultimi anni, neanche quando i cittadini sono riusciti a portare le questioni davanti ai tribunali di vario genere.

Solo alcuni magistrati di vertice sia dei tribunali ordinari che della corte costituzionale hanno denunciato quello che sta accadendo in Italia, ma, purtroppo, l’hanno fatto solo perché sono in pensione, mentre quando erano in servizio non si sono mai resi conto di quello che stava accadendo in Italia.

Il Presidente della Repubblica che fa: la suprema carica dello stato, l’estremo baluardo dell’unità nazionale e dell’identità nazionale, pare non si accorga di quello che sta accadendo anzi pare con alcune frasi voglia avallare il tutto. Non si rende conto che alcuni mestatori di mestiere che dicono di fare i giornalisti stanno seminando odio tra i vari cittadini in nome di una pandemia per cui ci sono tanti rimedi certi taciuti per fare strada all’unico rimedio sperimentale dagli esiti per lo più ignoti.

Non si può spiegare tutto questo con l’emergenza. C’è una volontà che trascende la realtà epidemica.

La distruzione sistematica dell’Italia può stare bene a Letta e al suo partito, il PD, da sempre al servizio dei francesi, può far piacere a Draghi, Colao e tecnici vari espressione dell’apolide sistema bancario e finanziario, può accontentare i leghisti da sempre portati alla secessione, può star bene alla quasi totalità dei 5 stelle che non riescono a capire quel che sta accadendo, può essere accettato dai berlusconiani preoccupati, come quasi tutti gli esponenti degli altri partiti, del proprio tornaconto personale. Ma non dovrebbe stare bene ai fratelli d’Italia, che si dicono patrioti, ma non riescono a organizzare un’opposizione credibile e non riescono a liberarsi dagli amici del nemico. Una vecchia storia italiana!

 L’Italia sta morendo, VIVA l’Italia. Sarà il popolo a salvarla.

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