Come preannunciato la settimana scorsa, Emanuele mi ha portato L’Italiano, il romanzo ultimo di Arturo Perez-Reverte. Un romanzo, certo, ma proposto quale ‘interno’ alle vicende dei sommozzatori dell’Orsa Maggiore, cioè dei marò della Decima Flottiglia MAS che violarono i sistemi di sicurezza della Rocca di Gibilterra con un ardimento e perizia, unici nella storia, costringendo gli inglesi a riconoscerne il valore – anche qui ricordati per arroganza e presunzione. Libro documentato – e scritto da chi è appassionato del mare ne conosce gesta e tecnica e sa scavare oltre i ritratti da cartolina che, sovente, si sovrappongono alla realtà riducendo complessità e contraddizioni in una stucchevole melassa e moralismo becero (’antipatia espressa in altri scritti verso l’Inghilterra è un buon viatico per dare voce a coloro che seppero farsene beffe). Avemmo fortuna e onore di conoscere uomini e donne della Decima – non i violatori di Gibilterra – e mi hanno dato una lezione di vita preziosa. Lascio all’auspicabile lettore e lo svolgimento della trama e darne personale giudizio. Il libro è costruito come un romanzo e, al contempo, percorso di accadimenti storici, con considerazioni dell’autore – alcune forse opinabili e imprecise (fa, ad esempio, cantare ad uno dei protagonisti ‘le donne non ci vogliono più bene…’, che Mario Castellacci compone dopo l’8 settembre del ’43 alla scuola AA.UU della GNR di Orvieto, come racconta ne La memoria bruciata, mentre la vicenda della Flottiglia MAS qui narrata si svolge nel ’42). Voglio, però, segnalare un aspetto che ‘imponga’ di acquistarne il libro e che va ben oltre il suo valore. Arturo Perez-Reverte scrive oramai da trenta anni (credo) ed è tradotto in più lingue, ha un pubblico fedele e dalla saga del Capitano Alatriste tratto un film, Il destino di un guerriero. Ebbene: è iniziata una operazione di boicottaggio verso questo suo ultimo libro, lo si evita di inserirlo nelle classifiche non lo si espone nelle vetrine e negli scaffali relegato in seconda o terza fila, alcuni dei circuiti (Feltrinelli?) non ne hanno copia. Ricordate come, di recente, alcune librerie avevano messa rovesciata (‘a testa in giù’, modello truce e infame di piazzale Loreto) la copertina della autobiografia della Meloni… Il nemico va negato demonizzato sfigurato, al colpo alla nuca lo sfregio il muro di gomma l’ostracismo. ‘Figlio di stronza’, il fascista repubblichino a cui si può tendere imboscata, come educava Elio Vittorini in tempi di guerra civile. Hanno messo giacca e cravatta, ma sono sempre cuori di pietra, cani rognosi, seguaci di una estetica servile alla politica. Del resto, noi siamo cresciuti nell’ideale aristocratico e platonico della ‘kaloskaiagathia’ e, tenaci, nel ritenere come solo la bellezza salverà il mondo. E belli e buoni sono quei marò che ‘forano’ il porto di Gibilterra, come racconta appunto Perez-Reverte. Noi ne leggiamo l’esito, orgogliosi e commossi. Noi leviamo la mente ed il cuore oltre l’ostacolo, le vili censure e… come il bambino della fiaba, puntiamo il dito ‘il re è nudo!’.
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