Che sarà dell’Italia?

 

Che sarà dell’Italia?

Certo, i primi segnali non sono incoraggianti; quelli che si sono autoproclamati patrioti e che stanno per andare al governo, ci fanno preoccupare molto.

Capisco che debbano rassicurare l’occupante USA: d’altra parte come facciamo a contrapporci agli oltre 15.000 militari statunitensi, stanziati in Italia e potentemente armati anche con armi nucleari, con i poco più di tremila nostri militari realmente armati? Il resto dei nostri soldati purtroppo possono svolgere solo la missione “strade sicure” come si vede sulle tende montate nelle nostre città e sui rari mezzi grigioverdi che si vedono in circolazione.

Capisco anche che debbano rassicurare i mercati per impedire che quell’idiozia del “differenziale” tra titoli di stato (detto “spread” nella lingua dei barbari occupanti), danneggi (in modo falso ed ipocrita) la nostra economia.

Ma, perché sia il neoeletto Presidente del senato, che la nuova Presidente del consiglio “in pectore”, pur essendosi autoproclamati patrioti, hanno definito il 25 aprile, festa che unisce tutti gli Italiani, quando in realtà è la data della definitiva occupazione da parte degli angloamericani di tutta l’Italia?

Occupazione che, dopo 77anni, ancora continua!

Data che rappresenta la sconfitta degli Italiani tutti!

Perché si intende perseverare, come pare dalle prime dichiarazioni, nell’attuazione del PNRR, quel piano criminale i cui principali risultati saranno, se portato a compimento, un indebitamento stratosferico nei confronti degli “strozzini” stranieri del MES, che coinvolgerà le future generazioni, un potenziamento del controllo internazionale attraverso satelliti, banche dati unificate e digitalizzazione di tutti i cittadini italiani (vero e proprio nuovo schiavismo) e la concreta possibilità che l’Italia si spacchi in due o più nazioni?

Purtroppo nulla di nuovo all’orizzonte; l’agenda Draghi, il liquidatore dell’Italia, continua a funzionare e il baratro si allarga.

Non intendo parlare delle anti-italiane sanzioni alla Russia, né del folle sostegno a Zelenski, che sta facendo massacrare il suo popolo, perché ce lo impongono gli occupanti USA e, come abbiamo visto, non siamo in condizioni di alzare la voce. Però, possiamo iniziare a capire, conoscere e denunciare chi ci ha ridotti in questo stato di cose, possiamo iniziare ad aprire gli archivi segreti per rendere pubblici i traditori dell’Italia e storicamente definire gli stati che hanno tramato contro l’Italia e gli Italiani che hanno tradito.

Può essere il primo passo per ricreare un nuovo spirito identitario nazionale, ricostruire la nostra breve storia unitaria e superare le divisioni che sono state strumentalizzate dai nostri nemici. Affrontare tutte le questioni irrisolte, come la vera storia dell’unità d’Italia e la prima guerra civile, il brigantaggio, le cui conseguenze continuano con l’annoso problema definito come la “questione meridionale”.

Iniziare a studiare nelle scuole e a far conoscere gli Italiani che, nel dopoguerra, si sono battuti in modo indipendente per la ricostruzione di una nazione sconfitta e occupata. Iniziando, per esempio, da Enrico Mattei un italiano, comandante partigiano, che seppe utilizzare al meglio le grandi idee e le grandi strutture ereditate dal Fascismo come l’AGIP ed ebbe il coraggio, in anni difficili, sia di sfidare i grandi colossi petroliferi, proprietà dei vincitori (le sette sorelle), sia di superare le gravi ferite della guerra civile. Infatti chiamò al suo fianco nel potenziamento dell’AGIP, ma soprattutto nella creazione dell’ENI, un fascista, combattente della RSI, che sottrasse al plotone di esecuzione, per le sue grandi competenze nel settore. Mattei per questa sua volontà di tornare a costruire una nuova Italia grande ed unita è stato ucciso.

Su questo tema foriero di una nuova identità che porti autenticamente al superamento delle antitesi, ipocritamente, anche se transitoriamente, sigillate nella carta costituzionale, si può lavorare.

Una speranza la mia che nasce dalla consapevolezza, da me descritta in precedenti articoli, che una nuova Italia sta nascendo. Una nuova Italia che ho visto nelle piazze unitarie di questi tristi anni di chiusure, che il governo, che sta per nascere, non conosce, ma che dovrebbe iniziare a studiare, perché forse è alla base del suo successo elettorale.

Una tenue speranza, ma può essere il primo passo verso un vero cambiamento.

 

Immagine: https://stock.adobe.com/

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