Né passatisti né elitisti, sicuramente, anche in questa materia. Non crediamo, anche per esperienza personale, che la scuola di una volta funzionasse sempre bene e avesse buoni docenti; non crediamo che compito di uno Stato sia aspettarsi che i migliori affiorino, con una sorta di darwinismo sociale, ma piuttosto promuovere – in tutti i sensi – i capaci e meritevoli. Con ciò si intende dire che in una società a limitata alfabetizzazione la prospettiva di innalzamento sociale (all’interno di compartimenti ben definiti) era più semplice da attuare perché si rivolgeva ad aree tutto sommato ristrette.
Sotto questo punto di vista, se la riforma Gentile ha il grandioso merito della costruzione del Liceo classico, forse ancora più grande merito del ventennio che precede la seconda guerra mondiale è la sistematicità con la quale è aggredito e in buona parte vinto il problema dell’analfabetismo, che in Italia, anche a causa di alcune interdizioni della Chiesa, era da secoli molto più esteso che in altri paesi d’Europa.
Ma se vogliamo comprendere le cause degli attacchi più o meno virulenti al Liceo classico, difficilmente sarebbero esaustive le spiegazioni che invocano l’invidia sociale, la tendenza contemporanea alla massificazione, insomma ascoltare le meschine rivendicazioni borghesi. L’insegnamento della cultura classica afferma piuttosto,contro lo spirito dei tempi, la necessità di una tenuta interiore, di una “nobile semplicità e calma grandezza” e non può certamente tradurre ogni aspetto della scuola nella terminologia economica (debiti e crediti, presidi manager, etc.) o proporre inglese, informatica, impresa come nucleo di una nuova paideia. Per questo motivo, per il senso di alterità e quindi di prospettiva storica che induce, ha valore l’insegnamento delle lingue classiche, non certo per banali motivi razionalistici.
Siamo infatti stanchi di sentir dire dai soliti benpensanti che il latino – magari anche il greco –aiuta a strutturare il pensiero logico: può ben essere, ma questo lo si può fare anche con altri strumenti, magari la matematica. Il senso vero dell’avvicinamento alla cultura degli antichi attraverso le loro lingue classiche è che si tratta di lingue concluse ma non esaurite; che la nostra cultura, che è irrimediabilmente separata dagli antichi, ma vi trova le proprie fondamenta, esprime se stessa in tutte le sue forme più pregnanti (filosofia, scienza e ogni forma di sapere) attraverso le loro parole dette nelle loro lingue. E quindi, paradossalmente, ci ritroviamo con le parole latine e greche che –come neologismi anglicizzanti- ci rimbalzano dalle pagine dei quotidiani più ‘imperiali’ dell’anglosfera, basta dare un’occhiata al Financial Times.
Lo spazio non ci concede di approfondire il tema di attualità giornalistica dell’alternanza scuola-lavoro nei Licei. Ci basti dire al Presidente Confindustria di Cuneo, che li vuole tutti operai e tecnici, e alle famiglie, che li vogliono tutti laureati passando attraverso i Licei, che per il terzo millennio ci piacerebbe un’altra prospettiva: alternanza di studio (soprattutto italiano e storia) e lavoro manuale e servizio civile per tutti, ma proprio tutti!