13 dicembre 1942, il motopeschereccio armato “Cefalo”, di stanza presso la base di “La Galite” in Tunisia, di ritorno da una incursione nel porto di “Bona”, in Algeria, viene attaccato da uno Spitfire inglese, Durante il mitragliamento, vengono colpiti a morte numerosi membri dell’equipaggio, fra cui in comandante. Qui finisce la vita terrena di Salvatore Todaro, pluridecorato Comandante della nostra marina Militare.
Salvatore Bruno Todaro, nasce a Messina il 16 settembre 1908 nell’antico rione Santo, rimase nella sua città natale fino all’inizio della prima guerra mondiale, per poi trasferirsi a Chioggia. Entrò all’Accademia navale di Livorno il 18 ottobre 1923, nel 1927 venne promosso guardiamarina, e nel 1928 sottotenente di vascello. Venne destinato a Taranto dove ricoprì diversi incarichi a terra, per venire poi assegnato nel 1932 all’ incrociatore “Trieste”. Dal 4 ottobre 1935 Todaro venne destinato alla 146ª Squadriglia Idrovolanti dell’Aeronautica della Sardegna e l’anno successivo si imbarcò con il grado di ufficiale in seconda sui sommergibili “Marcantonio Colonna” e “Des Geneys”. Nel maggio 1937 assunse il comando del piccolo sommergibile costiero “H.4” operante al largo delle coste spagnole durante la guerra civile, e successivamente dei sommergibili “Macallè” e “Jalea”.
Il 1º luglio 1940, raggiunto il grado di capitano di corvetta, venne assegnato prima al comando del sommergibile “Luciano Manara”, poi al comando del nuovissimo sommergibile atlantico “Comandante Cappellini”.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale il Cappellini venne destinato alla base oceanica “Betasom” di Bordeaux, dalla quale i sommergibilisti italiani, si impegnarono a bloccare le rotte marittime tra Stati Uniti e la Gran Bretagna.
E’ a questo punto che la vita dell’ufficiale della Regia Marina, si veste di leggenda, tanto da spingere il regista Edoardo De Angelis, a dirigere un film, “Comandante” , produzione ad alto budget con protagonista Pierfrancesco Favino nel ruolo di Salvatore Todaro. Il film narra un particolare evento.
Analizziamo i fatti: 16 ottobre 1940, Atlantico settentrionale, 700 miglia a ovest di Madera il Sommergibile della Regia Marina “Alfredo Cappelllini” incrocia, nella notte, il piroscafo mercantile “Kabalo”. battente bandiera belga, teoricamente un’imbarcazione civile, in realtà, nave armata di un cannone da 102 mm e facente parte del convoglio inglese “OB.223” che trasportava pezzi di ricambio aeronautici.
Il Capitano Todaro capì subito di trovarsi di fronte ad una nave nemica, e si pose all’inseguimento in superficie, Il Kabalo apre il fuoco per primo, ma l’azione del sommergibile italiano fu breve e decisiva: colpito da una dozzina di proiettili dei cannoni da 100 mm, il mercantile viene abbandonato dall’equipaggio. Avvicinatisi per finire il bastimento avversario, gli uomini del Cappellini avvistarono prima cinque uomini in acqua, e successivamente, una lancia con ventuno persone a bordo, tra cui il comandante del mercantile, capitano Georges Vogels. Il comandante Todaro dopo essersi consultato con lo sfortunato belga , decide di rimorchiare quell’imbarcazione verso la costa più vicina, navigando in emersione, rendendosi così visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei propri uomini. Per poter procedere più velocemente, Todaro prende a bordo tutti e ventisei i marinai del mercantile, stipandoli nella falsatorre del battello, e prosegue verso nord, in direzione dell’arcipelago portoghese delle Azzorre, dove arriva all’alba del 19 ottobre. Al momento dello sbarco nella cala di Santa Maria, il capitano Vogels chiese: “Ma lei, visto che tratta così un nemico, che razza di uomo è? Vede, se quando ci ha attaccati di sorpresa non avessi dormito nella mia cabina, le avrei sparato addosso con il cannone, scusi la mia franchezza”. Al che Salvatore Todaro rispose: “Sono un uomo di mare come lei. Sono convinto che al mio posto lei avrebbe fatto come me”. L’ufficiale italiano portò la mano alla visiera in segno di saluto e fece per andarsene, ma, vedendo il secondo ufficiale il tenente Caudron, guardarlo, si fermò e gli chiese: “Ha dimenticato qualcosa?”, “Sì” – gli rispose l’altro -“Ho dimenticato di dirle che ho quattro bambini: se non vuole dirmi il suo nome per mia soddisfazione personale, accetti di dirmelo perché i miei bambini la possano ricordare nelle loro preghiere”. Todaro risponde di chiamarsi Salvatore Bruno, (i suoi due nomi di battesimo), omettendo il cognome.
Al rientro alla base BETASOM a Bordeaux, Il Comandante fu ripreso per la propria condotta, ritenuta non consona alle esigenze di guerra. Quando gli fu fatto notare dall’ammiraglio Karl Dönitz che un comandante tedesco non avrebbe mai anteposto la sorte di eventuali naufraghi allo regolare svolgimento della propria missione, Todaro rispose con una frase lapidaria, rimasta celebre nella storia della nostra Marina: “Gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle”. Fonti parlano anche di un colloquio privato fra Dönitz e Todaro, in cui il “Reichspräsident”, gli disse: “Sono in disaccordo con voi, ma vorrei tanto poter dare ordini perché tutti fossero in grado di comportarsi così”. In effetti durante i primi anni del secondo conflitto mondiale si verificarono episodi di assistenza ai naufraghi anche da parte di U-Boote tedeschi. L’affondamento del “Mercantile??” Kabalo, nonostante fosse pienamente giustificato, portò comunque alla dichiarazione di guerra tra Belgio ed Italia, e valse al Capitano la medaglia di bronzo al valor militare.
Il regista del film ispirato alla vicenda, ha dichiarato in una conferenza stampa, di essersi interessato alla vicenda in seguito al discorso pronunciato nel 2018 dall’ammiraglio “Giovanni Pettorino” in occasione dei 153 anni della Guardia costiera, in cui aveva citato l’esempio di Todaro in riferimento alle politiche dell’esecutivo di allora contro le ONG.
Ecco che l’azione “umanitaria”, sovrasta per valore quella bellica, dimentichi che se è vero che il comandante del Cappellini aveva tratto in salvo dei naufraghi,. è altrettanto vero, che erano tali, perché la loro nave era stata colpita proprio dai cannoni di Todaro.
Il parallelismo con le navi delle ONG, legittimerebbe il loro affondamento per poi salvare i superstiti?. Ma sa storia del Capitano, poi non finisce lì, il 22 dicembre 1940 Todaro lasciò nuovamente la base di Bordeaux con il Cappellini per una nuova missione. Il 5 gennaio 1941, nel tratto di mare compreso tra le isole Canarie e la costa africana, affondò, il piroscafo inglese Shakespeare, e anche in questo caso Todaro raccolse i 22 superstiti, e li pose in salvo sulle coste dell’isola di Capo Verde. Proseguendo la crociera il sommergibile giunse nella zona di Freetown (Sierra Leone), dove riuscì ad affondare il trasporto truppe britannico Emmaus. Per queste missioni ricevette la medaglia d’argento al valor militare. Nel novembre 1941 chiese ed ottenne di essere trasferito alla Xª Flottiglia MAS. Venne assegnato all'”Autocolonna Moccagatta” con il grado di capitano di corvetta, con la quale partecipò dal maggio 1942 al blocco navale della città di Sebastopoli, sul Mar Nero. In queste operazioni si distinse nuovamente e ottenne la terza medaglia d’argento al valor militare. L’ultima d’oro, gli fu assegnata alla memoria dopo la tragica morte.
Al comandante Todaro sono intitolati la denominazione italiana della Classe U-212A e uno dei quattro sottomarini basati su di essa. Quest’ultimo ha iniziato il servizio operativo con la Marina Militare Italiana il 5 febbraio 2007 ed è stato assegnato all’operazione “Impegno attivo” (in inglese Active Endeavour” sotto comando della NATO, l’alleanza militare intergovernativa nel settore della difesa guidata da Stati Uniti e Regno unito, praticamente gli storici nemici del Comandante. Salvatore Todaro, era un eroe Italiano, che ha dedicato la sua esistenza al servizio della propria Patria, impossibile, però staccare l’uomo dal contesto storico, Todaro fu si un eroe, ma un eroe “Fascista”, come centinaia di giovani morti ammazzati “Dalla parte sbagliata della storia”.
Edoardo De Angelis, dirige un bel film, capace di toccare le corde dell’epica e del melodramma. Manca però del coraggio di metabolizzare la “mistica” di un ventennio della storia italiana risoltosi frettolosamente in Piazzale Loreto. Nessuno di noi riesce ancora ad avere un rapporto equilibrato con quegli anni. Per le sinistre il film di De Angelis, diviene (senza averlo visto) una legittimazione del Fascismo. Per le Destre (senza averlo visto) una appropriazione culturale, ed il tentativo di trasformare il Comandante Todaro in una sorta di Carola Rakete ante litteram.
Per me, resta l’ ennesima occasione sprecata per instaurare finalmente un reale processo di pacificazione. Bertolt Brecht scrisse: “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, non sono d’accordo, “Sventurata la terra in cui gli eroi stanno da una parte sola”
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