Conservatori


 

Conservatori

L’Editore Rusconi nel 1972 pubblicava un libretto, il Manifesto dei Conservatori di Giuseppe Prezzolini, nel 2006 Sir Roger Scruton dava alle stampe A Political Philosophy, diventato Manifesto dei Conservatori nell’edizione italiana. Atreju 2021, la leader di FdI Giorgia Meloni lancia la sfida e il dibattito internazionale sul tema “Manifesto dei Conservatori. Contenuti e presenza di una proposta politica coerente, identitaria, popolare”.

Nelle “paludi della tristezza” in cui sprofondiamo inghiottiti dal nulla, aggrappati alla pura sopravvivenza biologica, Atreju, il protagonista de “La storia infinita”di Michael Ende, simboleggia il coraggio e la volontà di tirar via la testa dalla ghigliottina nichilista trainati dalla cima d’una rivoluzione conservatrice. 

Abbiamo citato solo alcuni semi lanciati nei solchi della storia, in autunni diversi, ab origine l’espressione Konservative Revolution fu coniata dello scrittore austriaco Hugo von Hofmannsthal (tanto caro a Cristina Campo) in una conferenza a Monaco di Baviera sulla letteratura, poi essa prese corpo con forme articolate soprattutto nel pensiero teutonico orfano del kaiser, invischiato nella Repubblica di Weimar, s’era  a cavallo delle due guerre, ma le elaborazioni teoriche non furono omogenee tranne che per una sentita, romantica, nostalgia per i valori della tradizione germanica.

Il cuore del conservatorismo difatti pulsa nella Tradizione, tradĕre, consegnare, trasmettere il testimone, partecipando da tedofori alla corsa della storia, mai scegliendo, per istinto reazionario, di chiudersi nella gabbia del passato pur di non inquinarsi colla fluidità del presente e i suoi convulsi cambiamenti. Il conservatore compone, con processo alchemico, l’attuale e l’inattuale, va da…a, ed è quel da che coniuga le spinte dinamiche del presente ai valori identitari, non negoziabili, tanto meno da cassare come battesimo di iniziazione al progressismo, l’ideologia imperante dell’odierno totalitarismo tecno-scientista al quale sottomettersi in ginocchio agitando il turibolo coll’incenso.

L’empirismo in occidente ha da tempo ucciso la metafisica, espulsa, in filosofia, dalla conoscenza ontologica del mondo fondata unicamente sulla concretezza empirica di ciò che è ϕυσικός, fisico, tangibile, misurabile, e solo da lì muove il processo lineare della storia per la liberazione dell’uomo da ogni mistificazione trascendente, su Pegaso galoppa la pura ragione e in questo Nietzsche e Marx davvero si tengono per mano.

L’umanità nuova deve essere malleabile a tutte le trasformazioni e deformazioni imposte dall’ingegneria sociale, biotecnologica, culturale, ci si adatta divenendo laminati sottili, trasparenti, uguali, lasciandosi forgiare secondo progetti di emancipazione stimati ineludibili, perciò necessari, al progredire della specie. L’imperialismo progressista s’è macchiato di mille omicidi, a partire dal delitto di Dio (direbbe Heidegger) e giù a scendere di conseguenza come un torrente in piena ha travolto Patria, famiglia, vita, ambiente, lavoro, popoli, e via via finché l’uomo artificiale costruito in laboratorio, sulla lavagna bianca fin dall’infanzia, si rivelerà un giocattolo inutile, scioccamente superfluo.

In questa convulsa Battaglia di San Romano (penso al trittico di Paolo Uccello) si gioca l’istinto di sopravvivenza di una civiltà che non cede entusiasta all’idea della sua scomparsa, ricerca l’autentico, originario, valore dell’uomo fatto a immagine e somiglianza del suo Creatore, senza questa riscoperta della grande architettura metafisica che è la rivelazione e il trionfo della bellezza anche il pensiero conservatore si scopre pensiero debole perché se il tempio sull’Acropoli è vuoto e spoglio, l’ oikophilia, l’amore per la casa, l’ecologia sociale d’una comunità, quelle citate da R. Scruton, hanno le fondamenta poggiate sulla sabbia e sono destinate a crollare sotto lo tsunami progressista.

Ed è per questo che ai lettori auguro un rivoluzionario conservatore Buon Natale.

 

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