Crisi di Governo e crisi di valori

 

Crisi di Governo e crisi di valori

Tutti parlano della crisi di governo, si pongono il problema se Salvini abbia fatto bene o abbia fatto male a staccare la spina, se si farà il governo giallo rosso (meglio dire rosso giallo, affinchè la Roma non venga insultata) o si tornerà ad una riedizione del governo giallo verde, se si farà il governo del Presidente o quant’altro.

Nessuno ci parla dell’enorme crisi di valori, ai più alti vertici di quella che si autoproclama classe politica, che questa crisi sta dimostrando.

Gli unici valori di cui si parla, anche quelli in forte crisi, sono i valori monetari: inflazione, recessione, “spread” (parolaccia anglosassone che equivale a “truffa”), aumento delle tasse, ecc.

Invece viene il disgusto a vedere la recita a soggetto, per ingannare e truffare il proprio elettorato, di questi saltimbanchi che devono giustificare e far digerire le proprie giravolte allucinanti. Ciò che era vero fino a ieri, oggi è falso, ciò per cui si sono battuti con roboanti proclami, viene rinnegato.

Uno spettacolo che definire solo indecente ci potrebbe tirare addosso l’infamante accusa di “buonismo”, parola purtroppo diventata sinonimo di tradimento antinazionale, negazione della famiglia, favoreggiamento di genocidio e complicità nel traffico di esseri umani, sport preferito di molte ONG e di tanti organismi internazionali.

Il primo esempio di tanta indecenza è proprio l’ultimo presidente del consiglio: sicuramente un uomo di bell’aspetto, simpatico, elegante e anche con un certo fascino; ma dopo oltre un anno di governo Conte non sappiamo nulla né sulle sue idee politiche, ammesso che ne abbia, né sui suoi convincimenti. Gli unici atti, compiuti in apparente autonomia, che lo hanno caratterizzato sono i suoi “slinguazzamenti” verso Trump e la Merkel ed alcune sue dichiarazioni contro gli interessi italiani, fatte sempre in contesto internazionale, che potrebbero addirittura interpretarsi come vero e proprio tradimento.

Pensare che oggi, secondo i giornali italiani (sigh!!), il gradimento del popolo italiano verso questo personaggio, insignificante e discutibile, è elevato, la dice lunga su quanti guasti abbia fatto la ormai oltre ventennale assenza della politica dall’Italia.

Ma non di migliore caratura morale sono gli altri interpreti di questa sceneggiata agostana.

Vogliamo parlare di Zingaretti, neo segretario del PD? Sicuramente favorevole alla scelta elettorale, però tenuto sotto scacco dalla maggioranza dei deputati, suoi rivali perché renziani e quindi al 90% non ricandidati, e dalle pressioni di alcuni maggiorenti, smaniosi di sedere da qualche parte, pur essendo stati ampiamente schifati ed abbandonati da gran parte dei loro sostenitori.

Si è particolarmente distinto in questo impegno per il non voto tal Franceschini, democristiano di lungo corso, le cui ragioni proposte sono “il bene dei cittadini”; la gola profonda della regione Lazio, però, dice che a spingerlo senza freni su questa strada è la moglie, consigliere regionale PD, che rimarrebbe senza seggiolino.

Altro che basso impero siamo in piena suburra, dove i valori alti e profondi della politica e del vivere civile vengono posposti a squallidi interessi personali di bassa bottega.

Dobbiamo parlare di Di Maio? Delle sue giravolte per rimanere a galla? Meglio tacere e sperare che altre persone possano scendere nell’agone politico.

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