De Regimine Principum [4]: la tirannide si produce più spesso nel regime di più persone
Poiché dunque si ha la migliore e la peggior forma di governo nella monarchia, cioè nel principato di uno solo, per la cattiveria dei tiranni a molti risulta odiosa la monarchia. Altri invece che la desiderano, vanno a cadere sotto la ferocia dei tiranni; e molti governanti esercitano la tirannide, gabellandola per monarchia. Di tali esperienze abbiamo l’esempio evidente nella storia romana. Infatti, dopo che il popolo romano ebbe cacciato i re, non potendo più tollerare l’orgoglio regale, – o piuttosto tirannico – aveva istituito per sé i consoli e gli altri magistrati, dai quali cominciò ad essere governato e diretto, intendendo mutare il regno in aristocrazia.
E, come riferisce Sallustio: «Una volta conseguita la libertà, è incredibile a ricordarsi quanto rapidamente si sia accresciuto lo stato romano». Infatti di solito accade che gli uomini che vivono sotto il governo del re si occupano del bene comune con minor zelo, poiché pensano che quanto intraprendono per il bene comune non lo fanno per loro stessi ma per un altro, sotto il cui potere ricade il bene comune. Quando invece vedono che il bene comune non è sotto il potere di uno solo, se ne occupano non come se fosse di un altro, ma come di una cosa propria; perciò un’unica città amministrata da magistrati annui è talvolta più potente di un re che possiede tre o quattro città: e i cittadini tollerano più malvolentieri piccoli servigi richiesti dal re che gravi oneri imposti dalla comunità dei concittadini.
E questo accadde nello sviluppo della repubblica romana. E infatti la plebe era iscritta nella milizia, venivano pagati stipendi ai soldati; e dal momento che per pagare gli stipendi non bastava il denaro pubblico, furono impiegati per uso pubblico i beni privati, tanto che lo stesso Senato non si riserbò nient’altro che un anello di oro e una borchia per ciascun membro: e questi erano i segni distintivi della carica. Ma, poiché i cittadini erano travagliati da continui dissensi, che si accrebbero fino a diventare guerre civili, – dalle quali fu tolta loro la libertà per la quale si erano tanto impegnati -, finirono col vivere sotto il potere degli imperatori.
Questi da principio non vollero esser chiamati re, poiché il nome di re era sempre stato odioso ai Romani. Alcuni di essi però procurarono fedelmente il bene comune, come fanno i re, e con il loro governo lo stato romano migliorò e fu ben conservato. Molti però, tiranni nei confronti dei sudditi, ma deboli e pigri coi nemici, ridussero al nulla lo stato dei romani.
Uno sviluppo simile ci fu anche nel popolo ebraico. All’inizio, quando esso era governato dai giudici, da ogni parte era dilaniato dai nemici. Infatti ognuno faceva ciò che pareva bene ai suoi occhi. E, dopo che, su loro richiesta, Dio ebbe dato loro dei re, per la perversità di questi gli Ebrei abbandonarono il culto all’unico Dio e furono ridotti in schiavitù. Perciò da ambedue le parti minacciano pericoli: sia per timore del tiranno nell’evitare l’ottimo governo del re; sia nel desiderare un re, col pericolo che il potere regio si muti nella perfidia tirannica.
Quando bisogna scegliere tra due cose, da ognuna delle quali incombe un pericolo, è necessario scegliere quella da cui viene un male minore. Ora dalla monarchia, se si tramuta in tirannide, deriva un male minore che da un governo di più ottimati quando degenera.
Infatti la discordia, che può derivare più facilmente da un governo di più, si contrappone al bene della pace che è il bene principale della comunità civile; bene che invece non viene tolto dalla tirannide, ma vengono impediti soltanto certi beni particolari di alcuni uomini, a meno che non vi sia un eccesso della tirannide che infierisca contro tutta la comunità. Dunque è preferibile il governo di uno solo piuttosto che quello di molti, sebbene da ambedue derivino dei pericoli.
Inoltre: è opportuno fuggire di più ciò da cui possono derivare più grandi pericoli. Ora, più spesso i maggiori pericoli per la comunità derivano da un regime pluralistico piuttosto che da quello monarchico. Infatti per lo più avviene che tra i molti qualcuno abbandoni la meta del bene comune più che quando sia uno solo a governare. Dunque chiunque tra i diversi capi si allontana dalla meta del bene comune minaccia nella comunità dei sudditi il pericolo di una discordia: poiché, se i capi non sono d’accordo, ne consegue una discordia nella comunità. Se invece è un solo uomo al governo, mira per lo più al bene comune; e, se si allontana dalla meta del bene comune, non ne consegue che subito miri all’oppressione dei sudditi, cosa che rappresenta un eccesso della tirannide e occupa il più alto grado nella malvagità del governo, come sopra è già stato detto. Dunque bisogna fuggire di più i pericoli che provengono dal governo di più uomini piuttosto che dalla monarchia.
Ancora: non più raramente, ma anzi forse più spesso, avviene che si trasformi in tirannide il governo di molti piuttosto che quello di uno solo. E infatti, una volta sorta discordia ad opera di un governo di più uomini, avviene spesso che uno prevalga sugli altri e che per sé usurpi il dominio sulla società, cosa che chiaramente si può vedere da quanto è avvenuto nella storia.
Infatti quasi tutte le democrazie sono finite in tirannide, come appare manifesto nella repubblica romana. Essa, essendo stata a lungo amministrata da molti magistrati, dopo che sorsero ostilità, discordie e guerre civili, cadde in mano a tiranni crudelissimi. E, se qualcuno considera attentamente i fatti avvenuti e quelli che ora avvengono, troverà che sono di più coloro che esercitano la tirannide in terre governate da molti uomini che in quelle governate da uno solo. Se dunque il regime monarchico, che è il migliore, sembra da evitare soprattutto per la tirannide, dal momento che la tirannide suole nascere dai regimi democratici non meno, ma anzi di più che da quello monarchico, ne consegue che è preferibile vivere sotto il governo di un solo re piuttosto che sotto il governo di più uomini.