Donne, ancora donne

 

Donne, ancora donne

Leni von Riefenstahl, Hanna Reitsch, donne… Ancora. Conosco le obiezioni. La banalità reiterata dell’oggi la denuncia reiterata del passato. Una eccezione, entrambe. Il Fascismo e il Nazionalsocialismo avevano la concezione della donna quale “angelo del focolare”, sposa e madre, relegata ai lavori domestici o al lavoro nei campi e, per necessità belliche, in fabbrica o a sostituire gli uomini in armi. Sempre però in ombra, seconde. Vittime. Circa due milioni di tedesche sotto le bombe degli Alleati, la tragedia di Dresda o di Amburgo ad esempio; le violenze e lo stupro all’avanzare delle orde dell’Est, Berlino ad esempio. Malediranno il giorno in cui sono nate. Poco o nulla si parla, di un “femminicidio” di massa. Annunciato da Il’ja Ehrenburg, giornalista prono a Stalin, con stolide ambizioni di poeta, che definiva la Germania una “puttana” e incitava i soldati dell’Armata rossa: “Spezzate con la forza l’orgoglio razzista delle donne tedesche! Prendetele come un bottino ben meritato!”. Un’eguaglianza forzata, un comune destino. O furono soltanto (!) la parte più debole dei vinti?

Le più nobili, ma anche le più consapevoli. (Evito addentrarmi nelle infide paludi del femminismo dell’emancipazione femminile sul loro ruolo. Ho memoria di una giovane camerata di Napoli, il 16 marzo del ’68, facoltà di Giurisprudenza che, dovendomi liberare di una “cazzottiera” all’arrivo della polizia, volle nasconderlo nel reggiseno…). Una eccezione, insistono. Le obiezioni in nome di un dogma assoluto e onnivoro, che appunto e in quanto tale è indiscutibile. Per gli/le imbecilli, ovviamente.                            

Ricordo il passaggio di Luciano Violante, discorso di insediamento, il 10 maggio del ’96, quando venne eletto a Presidente della Camera dei Deputati. Quel suo esplicito richiamo alle giovani donne che avevano aderito alla RSI. E a quel prezzo altissimo da loro pagato. Ne ho conosciute alcune, Gina Romeo e Giovanna Deiana della GNR, Raffaella Duelli e Fiamma Morini del SAF-Decima ed altre ancora. I loro racconti, la scelta orgogliosa e assoluta, la sfida e gli orrori subiti, sempre fiere mai vittime, con parole sobrie e asciutte, potendoti guardare diritto negli occhi. Furono solo vittime, relegate al margine della Storia? “La vita mi ha dato tanto Amore”, confidò alle mie alunne una di loro. E l’Amore è sempre un dono della mente e del cuore, una scelta, non il supino subire della pecora nel gregge. Semmai, oggi…                                             

Una eccezione (in Repubblica furono oltre dieci mila), ripetono. E mi stanca il suono anche solo della loro voce. Quell’atteggiamento di chi “sta sempre dalla parte della ragione e mai del torto”, come cantava Francesco Guccini in Dio è morto (Nietzsche docet). Per il monoteismo è un problema: Dio si coniuga al maschile. I pagani hanno almeno, in cielo e in terra, divinità ninfe eroine immortali… A noi, alfine, il ricordo e amaro e dolce di quel linguaggio del corpo, sudore e sperma, che ci illuse d’essere in un attimo estremo e folgorante noi stessi immortali.

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