Due Patrie


 

Due Patrie

La Patria ci appariva in un lumino tremolante davanti ai tanti monumenti ai caduti disseminati nei  Comuni d’Italia, “corrispondenza d’amorosi sensi” ma pareva che “Anche la speme,/ ultima Dea, fugge i sepolcri; e involve/tutte cose l’obblio nella sua notte/”. I versi foscoliani quasi un compianto declamato sul  divorzio tra l’italica gens e la turrita sposa, d’altronde una vocina dal nostro inconscio persiste a sussurrare: “un popolo vinto è un popolo di colpevoli”, sentenza storica del tribunale dei vincitori, meglio riporre allora gli ideali di bandiera, i santi, i navigatori, gli eroi, ci restava il far salva la pelle rannicchiati nell’ego, attori senza compagnia del romanzo La pelle di Curzio Malaparte sulla Patria ancor oggi occupata.

La rossa A cerchiata in campo nero di fatto è il nostro unico vessillo, nel lavoro, a scuola, nelle relazioni, persino nel circuito affollato dei vecchi panchinari, nella corsa a ostacoli d’ogni quotidiano, vessato per di più, da mesi, dalla bulimia pandemica con le sue pagine di morti (128.000) ammucchiati nel sacco dell’oblio, i fiumi decretali, i media da bombardamento panico, uno Stato di strisciante dittatura, per cui le api scappano dal favo, si disperdono dovunque cercando corolle da succhiare solo per il sé biologico.

La forbice divaricata Stato-cittadini è un fatto incontrovertibile, “Nessuno sarà lasciato indietro!” ricorderete quel motto enfatico, rassicurante degli inetti? Difatti l’ultima, con un messaggino su Whatsapp 90 lavoratori bolognesi hanno testato sulla propria pelle il cinismo criminale del capitalismo hitech, il digital power auspicato dal potere, Invio e arriva la pugnalata infame, inattesa,  licenziamento mordi e fuggi a quella che un dì era la classe regina, mentre la lista delle morti bianche si allunga ogni giorno, quasi scontata, senza incisione dei nomi su lastre di bronzo.

La democraticissima Cina, cui gli imbecilli in cerca d’ autore guardano da sinistra a certa destra, ha varato in gran segreto una legge speciale che vieta  alle singole persone, alle organizzazioni e alle istituzioni di Hong Kong di “prendere parte ad attività che minacciano la sicurezza nazionale“, qualcuno dei falsi idolatri della Statua della Libertà newyorkese, a parte i paraculi ohibò!, ha alzato davvero gli scudi? Di Leonida non v’è traccia,  giocano tutti al mercante in fiera sulla via della seta.

E qui da noi? L’emergenza che non trova appiglio nella Costituzione né nella giurisdizione vigente ( ha perfettamente ragione Massimo Cacciari) è uno schiaffo alla democrazia, è divenuta norma reiterata, si tagliano diritti imponendo doveri, perché “la libertà non è un fatto esclusivamente individuale, ma si realizza insieme agli altri” perciò in nome della sicurezza nazionale, diffidando della responsabilità di ciascuno, lo Stato taglia, impone, prescrive, sorveglia per il bene comune, senza punturine perdi persino il posto di lavoro, la logica scientifica è biologica, salvare la pelle, funziona, i cani abbaiano al gregge guidandolo ai prati dell’immunità, è giusto, è razionale e così sia, ma c’è una faccia nascosta, la storia insegna che le libertà cedute non saranno restituite se non a dosatissime gocce del potere a sua illuminata discrezione.

La madre Patria del Risorgimento, s’è perduta sciolta nell’acido da un’autorità onnivora ossigenata dalla tecno-scienza, ne avvertiamo il tanfo opprimente, l’odor di zolfo, ma è furbescamente così lontana da rendersi inafferrabile, né la spaventano romantici cortei o barricate, dei dissidenti ne fa poltiglia con le tribune mediatiche dei servitor fedeli, dileggiatori militanti di ogni opposizione schernita dal pensiero unico scientifico (ma per M. Heidegger esso non esiste)..

Però da questa colata lavica di asfalto grigio che tutto copre tacitando ogni dissenso, un fiore tricolore è sbocciato moltiplicandosi veloce nel “giardino d’Europa”, rompendo la “normalizzazione” ossessionante d’ un governo di burosauri, piazze ricolme, sciami umani per le vie, braccia levate al grido d’una patria ideale che ci sta nel cuore, la bruna fanciulla riaffiora dalle sabbie mobili con le  sue belle forme, c’è, non è sepolta dai becchini nell’urna cineraria del nichilismo, il sentimento patrio riesplode nell’adrenalina scaricata per i successi sportivi di un’estate veramente tutta italiana. Mentre i paludati, tristi figuri, uccellacci appollaiati negli schermi, bacchettano severi ogni nostro respiro profetando sciagure autunnali, l’Italia vera, chiamiamola 2.0, si riscopre Patria grazie agli eroi di Wembley, agli atleti tutti, in gara nella più nobile competizione d’animo e di corpo, le Olimpiadi.

C’è un’altra Italia orgogliosa, testarda, vincente che nulla ha a che vedere con lo squallore di una casta arroccata da decenni nel fortilizio del potere.

A questa Italia apparteniamo ben oltre ogni steccato e a quest’Italia con gioia innocente di bambini noi tutti gridiamo GRAZIE e “a culo tutto il resto”.

 

Torna in alto