Ormai il voto nelle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria è stato analizzato ampiamente dalle “grandi” menti politiche nostrane e dai “politologi” della stampa di regime.
Come al solito hanno vinto tutti: il PD con il suo nuovo segretario, Zingaretti (non pervenuto in campagna elettorale), che pur avendo raschiato il fondo del barile ed essendo stato assente sulle piazze, se non mascherato da sardina, ha perso tanti voti ma ha conservato un suo (si fa per dire) uomo a Presidente dell’Emilia-Romagna; Conte, che con il suo trasformismo e la sua inesauribile faccia tosta, ha confermato che non intende lasciare la sua poltrona; la Lega che ha preso tanti voti ma ha rinunciato alla sua immagine di difesa nazionale per entrare nella sfera dei filoamericani; Fratelli d’Italia che ha sicuramente aumentato i suoi consensi senza caratterizzare in alcun modo la sua presenza politica.
Ha dichiarato vittoria addirittura Forza Italia per il raccapricciante risultato calabrese, dove una sua iscritta storica e “famosa” ha vinto la presidenza della regione più massacrata d’Italia (dagli stessi di destra e di sinistra): la Calabria.
Queste elezioni rischiano, però, di indicare l’affossamento definitivo dell’Italia.
Esultano tutti per il risultato peggiore che potesse venire fuori: il ritorno al bipolarismo. Quella ignobile formula politica che prevede l’alternanza di liberisti di sinistra con i liberisti di destra. Un’alternanza per cambiare i governi ma per non cambiare nulla nella gestione politica dell’Italia, privata della ricchezza delle minoranze che non troveranno mai rappresentanza politica.
L’Italia così rimane schiava dei meccanismi economici sovranazionali ed impossibilitata a risolvere le istanze del popolo che richiede cambiamenti.
D’altra parte tutti i partiti sono farciti dei signori dei voti, quei corruttori e compratori di voti che possono indifferentemente candidarsi a destra come a sinistra, passacarte incapaci di slanci risolutori. Niente di nuovo. Mentre, nella comunità nazionale, sorgono sempre più interessanti cenacoli di persone oneste, fuori dallo schema liberista, aperti alla visione sociale delle cose, ma privi di rappresentanza politica e che i partiti esistenti tendono ad ignorare o a neutralizzare.
Queste iniziative però si stanno collegando, non per fare l’ennesimo partito, ma per creare una forza di pressione affinché o una delle componenti esca chiaramente e definitivamente dallo schema liberista, espellendo tutti i dichiarati esponenti di quella ideologia criminale, o dare vita ad un movimento di massa che interpreti il malessere degli Italiani e diventi timone per gli orientamenti futuri.
L’Italia da decenni è priva di una reale alternativa alla politica dominante, i cosiddetti “sovranisti” che potevano diventarla, sembrano solo orientati alla chiusura degli spazi affinché nulla politicamente cambi, se non i soggetti del servilismo liberista.
Il bipolarismo ha un senso solo se un polo rappresenta il liberismo e gli interessi della grande finanza e del turbocapitalismo e l’altro gli interessi sociali e nazionali del popolo italiano ed europeo; non c’è bipolarismo se tutti e due sono, con qualche differenza marginale, al servizio dello stesso padrone. In questo caso ci vuole un autentico terzo polo che rappresenti non l’alternanza ma l’alternativa.
Questa è la scommessa di oggi o uno dei due poli sceglie il campo dell’alternativa sociale e nazionale, e su questo bisogna spingere o bisogna costruire un autentico terzo polo.