1511; Erasmo da Rotterdam, teologo, umanista, e filosofo olandese dà alle stampe il suo saggio più conosciuto, Elogio della follia, l’opera nacque durante un periodo di malattia e riposo forzato, (lockdown). Il saggio si apre con un elogio da parte della Follia, che parla in prima persona e prende le distanze dai “mortali”, lasciando quindi intendere la sua natura divina. La Follia si proclama figlia di Pluto, dio della giovinezza, e dice inoltre di essere stata allevata dall’Ignoranza e dall’Ubriachezza. I suoi più fedeli compagni sono Philautia (Vanità), Kolakia (Adulazione), Lethe (Dimenticanza), Misoponia (Accidia), Hedonè (Piacere), Anoia (Demenza), Tryphe (Licenziosità), Komos (Intemperanza) ed Eegretos Hypnos (sonno mortale).
1935 Bertrand Russell dà alle stampe una raccolta di saggi a sfondo sociologico, filosofico ed economico, tra cui
Gli antenati del fascismo, In difesa del socialismo, La civiltà occidentale, Il sapere “inutile”, e quello che darà il titolo all’Opera Elogio dell’ozio.
«Come molti uomini della mia generazione, fui allevato secondo i precetti del proverbio che dice: l’ozio è il padre di tutti i vizi». Poiché ero un ragazzino assai virtuoso, credevo a tutto ciò che mi dicevano e fu così che la mia coscienza prese l’abitudine di costringermi a lavorare sodo fino ad oggi. Ma sebbene la mia coscienza abbia controllato le mie azioni, le mie opinioni subirono un processo rivoluzionario.»
Nel 1997 Pino Aprile, giornalista e scrittore nato a Gioia del Colle, poi trasferitosi ai Castelli Romani, cronista alla “Gazzetta del Mezzogiorno”,
vicedirettore di “Oggi”, direttore di “Gente” e Giornalista Rai, ed autore di importanti saggi quali:
L’Italia è finita, Il male del Nord, Terroni, o il recente “Contro l’oblio” – Giorno della memoria per le vittime meridionali dell’Unità d’Italia
pubblica “Elogio dell’imbecille”, un caso editoriale di portata internazionale.
“L’istruzione di massa rappresenta, di fatto, una delle ultime forme di stragi rituali, perché indebolisce l’attitudine a pensare. La genialità, egli sostiene, è soffocata progressivamente, dalle elementari all’università, fino a che il bambino diventa un adulto capace solo di uniformarsi a comportamenti «socialmente accettati». La scuola, così, anziché essere una palestra dell’intelligenza, è una macelleria del genio.”
Voltaire scriveva: Io rispetto molto la stupidità umana. È la sola cosa che mi dà un’idea dell’eternità.
Nelle tradizioni popolari l’intelligenza è spesso motivo di infelicità, lo stupido iconograficamente è rappresentato sorridente, felice, folle ed spesso ozioso, intento a soddisfare i propri bisogni primari, felicità ed intelligenza difficilmente vanno d’accordo. Ma cos’è la felicità per l’uomo d’oggi? (per l’uomo occidentale di oggi)
Alcuni aspetti per una vita felice si eguagliano per molti: soldi, salute e vita sessuale, mettono d’accordo la maggioranza, qualcuno ci aggiunge il potere, altri la famiglia, altri ancora il lavoro dei sogni, tutte belle cose, tranne che per un ristretto gruppo di persone, le persone intelligenti.
o peggio quelle che si reputano intelligenti, ma che non lo sono affatto, queste persone non saranno mai abbastanza felici, intristiti dalle loro ambizioni, puntano ad avere sempre qualcosa in più. Non sono soddisfatti di quello che hanno, e la continua ricerca del futuro migliore impedisce loro di godersi il buono del presente. Ma ciò che davvero causa infelicità a queste persone, inutile girarci intorno, sono sempre loro, quelli che loro considerano stupide, cioè tutti gli altri, i “pazzi” elogiati da Erasmo, che riconoscono la “divinità” della pazzia, e che con lei si beano in canti danze e libagioni, senza mascherine, senza green pass, senza conoscenza del lessico di scienziati, luminari e giornalisti. Un sistema di poteri sorretto da contrapposizioni, vede Colti ed intelligenti scienziati egocentrici, masse di utili idioti che (che si credono intelligenti) che ne scimmiottano i comportamenti 1620 Giulio Cesare Croce e Adriano Banchieri pubblicano la raccolta di tre popolarissimi racconti (Le sottilissime astutie di Bertoldo, Le piacevoli et ridicolose semplicità di Bertoldino e Novella di Cacasenno, figliuolo del semplice Bertoldino), nel 1984 Mario Monicelli, ne dirigerà l’adattamento cinematografico con Ugo Tognazzi nel ruolo di Bertoldo. Nei racconti e nel film Vediamo l’intelligenza seppur ruspante di Bertoldo, che lo porteranno alla corte dei potenti, e che gli costerà mille disavventure, contrapposte alla beatitudine del figlio Bertoldino, sciocco e beato, che riuscirà anche a sposarsi con la contadina Menghina.
La “Scieeenza” ha deciso che si può porre rimedio al dislivello qualitativo, grazie ai progressi della genetica i genitori potranno decidere come vogliono i figli. E’ già possibile scegliere il sesso, maschi femmina o ermafrodita, così non ha bisogno dell’approvazione del ddl Zan per un riconoscimento di sessualità,
Col tempo, sarà possibile decidere il quoziente d’intelligenza del nascituro che tutti vorranno alto, per quanto l’imbecillità faccia vivere meglio, si potrà decidere il colore e il taglio degli occhi, il colore dei capelli, il fisico e persino il carattere del nascituro. quelli che hanno distrutto i concetti basilari di Famiglia, che deprecavano l’educazione repressiva, il paternalismo autoritario, la morbosità delle madri, hanno ripristinato un potere assoluto dei futuri genitori sui propri figli, la cui identità non è frutto di esempi gioie e tragedie, inclinazioni o indottrinamento, no, è frutto di programmazione, questi figli saranno intelligenti come un computer, perché in realtà quello sono, l’imbecillità, sarà bandita, e pure la follia, e pure l’ozio, essendo programmati come qualsiasi computer a svolgere funzioni. Nella scena finale del film di Monicelli vediamo Re Alboino (il potere) leva in aria il figlio di Bertoldino accingendosi a dargli un nome, ma il neonato gli deposita i suoi escrementi in faccia e viene di conseguenza chiamato Cacasenno, in un futuro mondo di “Geni” l’imbecillità sarà un atto rivoluzionario.