Exemplis Vitae: Thomas Sankara

 

Exemplis Vitae: Thomas Sankara

Nella lingua locale, Burkina Faso significa “terra degli uomini integri”, nome mutato nel 1984 da quello coloniale di Alto Volta, dopo che un figlio di quella terra, il più integro, il migliore, ebbe preso il potere mediante il colpo di stato del 1983. Thomas Sankara è una figura ai più sconosciuta, che appare distante e fumosa, tuttavia la sua breve ma intensa esperienza politica e rivoluzionaria, lo colloca di diritto tra i grandi della storia, tra coloro che tra la via del servaggio e quella della lotta, scelsero la seconda.

Sankara nacque nel 1949 a Yako, capoluogo della provincia di Passoré, nel nord del paese. Dopo il diploma intraprese la carriera militare che affrontò brillantemente fino al grado di capitano. Proprio tale formazione, impresse in Sankara l’idea della lotta e della gerarchia, e gettò probabilmente le basi per la sua idea di un nazionalismo africano e di un’Africa libera dal giogo finanziario delle potenze straniere, l’unica possibile.

Nel 1983 divenne primo ministro e in seguito al colpo di stato militare divenne presidente, iniziando la sua progressiva opera di liberazione del suo popolo e della sua Patria da qualsiasi catena straniera. Personaggio scomodo, egli si schierò apertamente contro l’imperialismo americano, il neocolonialismo francese, il sistema del debito come espressione imperialista di controllo e schiavitù, ma anche contro l’intervento sovietico in Afghanistan. Questa sua posizione alternativa ai due blocchi, contribuì ad attirare le antipatie della maggior parte dei paesi.

In pochi anni, dal 1983 al 1987, Sankara figura carismatica per tutti gli africani, costruì scuole e ospedali, realizzò campagne di vaccinazione, piantò alberi per fermare la desertificazione, ridistribuì la terra ai contadini, ridusse la spesa pubblica e la corruzione, vietò l’infibulazione e la poligamia, sostituì le costose auto blu ministeriali con le Renault 5.

Uomo “integro” e certamente pragmatico, egli tentò di coniugare nella sua rivoluzione, l’organizzazione socialista dello stato, alla tensione ideale del nazionalismo, immaginando un’Africa nazione libera e indipendente, sia dalle catene del debito, che dal “terzomondismo” d’accatto di cui oggi in molti sembrano essere convinti; «L’aiuto di cui abbiamo bisogno è quello che ci aiuti a fare a meno degli aiuti». Per realizzare ciò egli iniziò a lavorare per la costruzione di un fronte economico africano da contrapporre a quello europeo e statunitense, partendo dal rifiuto tassativo del debito coloniale.

«Il debito non può essere rimborsato prima di tutto perché se noi non paghiamo, i nostri finanziatori non moriranno, siamone sicuri. Invece se paghiamo, saremo noi a morire, ne siamo ugualmente sicuri.».

Com’era prevedibile, le potenze imperialiste non accettarono la presa di posizione di Sankara, esse fiutarono il pericolo che le sue idee così brillanti e ricche di speranza, potessero infondere la stessa speranza e la stessa voglia di riscatto a tutti i popoli del continente africano. Per dirlo con le parole di Jünger: «Tra il grigio delle pecore si celano i lupi. Vale a dire quegli esseri che non hanno dimenticato cos’è la libertà. E non soltanto quei lupi sono forti in se stessi, c’è anche il rischio che, un brutto giorno, essi trasmettano le loro qualità alla massa e che il gregge si trasformi in branco.
E’ questo l’incubo dei potenti»

Con la complicità dell’amico Blaise Compaoré fu organizzato un colpo di stato, il 15 ottobre del 1987 Thomas Sankara cadeva crivellato di colpi, in un vero e proprio attentato organizzato da Stati Uniti e Francia. L’Africa perdeva così uno dei suoi figli migliori, e soprattutto perdeva l’occasione di comprendere che un’altra Africa, libera dalle catene delle potenze straniere, era in realtà possibile.

 

 

 

 

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