Ferragosto e oltre

 

Ferragosto e oltre

[Nell’immagine: Carlo Carrà, I nuotatori (i Bagnanti), olio su tela, 1932]

Temperatura a 35°, i pensieri si sciolgono nel sudore, colano nel setaccio della calura, si fanno polvere di cervello, Beirut esplosa, la Bielorussia in piazza, la barzelletta dei cinque parlamentari italioti, cui aggiungere i consiglieri regionali, la cui dignità ha un prezzo da saldi: 600 Euro, sono come l’anonimo Banksy, nessuno li conosce, d’altra parte questa ennesima figura di m…. si aggiunge alle tante altre, se raccolte in un album della Panini lo avrebbero completato (si spera) o forse no.

Nell’afa tace lo scandalo del CSM, la TAV chi l’ha vista? Le aziende chiudono? Conte disegna passi  propiziatori della pioggia di miliardi, rispolvera un progetto Berlusca, il ponte sullo stretto ma a lui si addice di più la talpa del tunnel, modello Manica.

Nel cazzeggio agostano, l’antitodo è rispolverare fatti e misfatti dall’ultima guerra, usando la memoria nel tentativo di cantare con retorica la Repubblica della noia, 75 anni di governi per i quali è arduo scrivere poche righe di storia, assai più tedioso leggerle, perché l’Italia della lunga marcia s’è fermata quel 25 aprile del’45 anzi l’otto settembre del ’43, giorno di decesso della Madrepatria.

Gratta, gratta, si parla di fascismo, solo di fascismo mentre “tutto il resto è noia, maledetta noia” compresa l’apologia della Resistenza con quel voltafaccia che resta un’onta impossibile da smacchiare che a nulla valse nel Trattato di Parigi del ’47.

La notizia più virulenta ci aggredisce dalla cronaca, ha un nome il piccolo Gioele, quando un angelo scompare siamo tutti di più poveri diavoli, il resto è il mantra del COVID, sale e scende sulle montagne russe, è rincorsa al vaccino da Pomezia a Mosca, da Washington a Pechino, salus mundi, mega business delle case farmaceutiche, passaporto per tornare finalmente a vivere gaudenti come e più di prima, nel frattempo divieto di movida e banchi con le rotelle.

Settembre che verrà illude sotto l’ombrellone gli astrologi della rivoluzione, ma se accadesse anche in quel caso occorrerebbe rispettare il distanziamento montando la mascherina chirurgica al posto del kefiah, disinfettandosi le mani col gel prima di impugnare il tortore, insomma le rivoluzioni si fanno composte, seduti a piazza del Popolo a 1,5 m. di distanza, mascherati e magari con un aperitivo servito da Rosati.

L’Italia caraibica e maldivera, quest’anno ha aperto i cassetti del proprio comò, scoprendo un guardaroba degno di Cenerentola principessa al ballo del castello, certo poi in autunno scoccherà la mezzanotte e la carrozza di chi la governa tornerà a essere quel che è, una zucca, ma non saranno guai, nessuna scarpina di cristallo incoronerà i nostri piedi, faremo di necessità virtù dell’io speriamo che me la cavo, taglieremo i parlamentari sforbiciando la democrazia, il centro destra vincerà in alcune Regioni i sinistrati in altre, riprenderanno i palinsesti dei media dicendo sempre le stesse cose, l’UE spulcerà con la lente  la grande riforma Conte per arraffare quei 209 miliardi (sai che risate), chissà forse i preti potranno sposarsi come cantava Dalla e i laici devoti celebrare battesimi e matrimoni, certo molti appesi a un filo cadranno giù come gocce, saranno le foglie morte strappate dal vento dell’autunno, spariranno nei cartoni.

I giorni di questo Paese manterranno sempre il colore grigio? Noi speriamo di no, con realismo vogliamo credere in un lampo d’animale foss’anche quel procedere veloce ma sapiente delle formiche nel loro lavoro umile, monacense, risposta saggia al frinire assordante delle cicale di governo. Non aspettiamoci rivolte, patetici gilet arancioni, l’ultima ribellione della pancia è stata fucsia, solo una commedia recitata da comparse, aspettiamoci invece uomini attenti alle opere legati alle radici delle comunità locali, già proprio quelle comunità che sono la nostra arma bianca nella disfida, partirà da loro la freccia scoccata dall’arco al manichino del mondo. Buon dopo Ferragosto ai lettori forti con un motto assai eretico: vincere e vinceremo.

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