30 aprile 1975 dopo 20 anni di guerra, la politica imperialista statunitense subisce una prima ed umiliante sconfitta politico-militare. Con la caduta di Saigon, il Vietnam è riunificato. Nella storiografia vietnamita questo conflitto è conosciuto come Chiến Tranh Chống Mỹ Cứu Nướ, letteralmente “guerra contro gli statunitensi per salvare la nazione”. Riunificazione non indolore, perché si scatenano rappresaglie contro i collaborazionisti, un milione di persone viene prelevato per essere “rieducato”.
Molti di quelli che avevano coltivato il sogno americano sono costretti a fuggire, non possono farlo via terra, perché i Paesi confinanti li respingono, l’unica opzione consiste nel prendere barconi e gettarsi in mare, e mentre l’Occidente gira lo sguardo, rifugiati “veri” scoprono di non poter sbarcare da nessuna parte. Navi occidentali si affiancano per fotografarli, poi se ne vanno.
Tiziano Terzani su L’Astrolabio, settimanale della sinistra indipendente, renderà pubbliche il Italia queste immagini. Per il nostro paese sono anni difficili: inflazione, strategia della tensione, bombe e attentati. Presidente del Consiglio è Giulio Andreotti, il tanto chiacchierato deus ex machina della prima Repubblica, già Ministro della Difesa, il quale vede le foto di quella tragedia e decide che l’Italia deve fare la sua parte. Iniziano i primi problemi, nessuno sa quanti siano i disperati e soprattutto dove siano, nessuna ubicazione, solo foto sfuocate in mezzo al nulla. Secondo problema la lingua: in quegli anni in Italia pochissimi parlano Inglese, figurarsi il Vietnamita, gli interpreti scarseggiano e non c’è tempo di trovarli, però c’è la Chiesa.Andreotti chiede al Vaticano se ha sul territorio nazionale sacerdoti vietnamiti, e gli arrivano padre Domenico Vu-Van-Thien e padre Filippo Tran-Van-Hoai.
A quel punto, siamo pronti a partire. L’incrociatore Vittorio Veneto dell’ottavo gruppo navale è alla fonda a Tolone, l’equipaggio non vede l’ora di sbarcare per riabbracciare le proprie famiglie, quando nelle mani del comandante arriva un cablogramma urgente dall’ammiraglio di divisione Sergio Agostinelli, a bordo dell’Andrea Doria. Ordina di tenere a bordo solo il personale addetto alle armi, poi di riadattare l’assetto della nave e salpare alla volta di La Spezia per riunirsi all’Andrea Doria per una missione di salvataggio. Si predispongono 420 posti letto. Arrivano a La Spezia il 4 luglio, il giorno successivo salperanno verso Creta, dove si riuniscono con la nave logistica Stromboli, in totale ci sono 420 posti letto sulla Vittorio Veneto, 270 sulla Andrea Doria e 112 sulla Stromboli.
Dopo 10 giorni di navigazione ininterrotta, ormeggiano a Singapore. Il 25 luglio salpano alla volta del mar cinese meridionale. Dopo solo un giorno di ricerche viene localizzata la prima barca, una bagnarola di 25 metri che sta colando a picco davanti ad una piattaforma petrolifera. I Marinai Italiani si affiancano, e gli interpreti recitano un testo che hanno imparato a memoria. «Le navi vicine a voi sono della Marina Militare Italiana e sono venute per aiutarvi. Se volete potete imbarcarvi sulle navi italiane come rifugiati politici ed essere trasportati in Italia. Attenzione, le navi vi porteranno in Italia, ma non possono portarvi in altre nazioni e non possono rimorchiare le vostre barche. Se non volete imbarcarvi sulle navi italiane potete ricevere subito cibo, acqua e assistenza medica. Dite cosa volete e di cosa avete bisogno».
Tutte le procedure sanitarie vengono infrante e dallo scafo tirano fuori 66 uomini, 39 donne e 23 bambini. Sono i primi di tanti altri che arriveranno nei giorni successivi. Gli uomini in salute vogliono essere d’aiuto e vengono messi a fare i lavori del mozzo, senza che nessuno parli di sfruttamento. Le navi Italiane hanno navigato per 2640 miglia, esplorato 250,000 km2 di oceano e salvato 907 anime. Il 21 agosto 1979 i tre incrociatori entrano in porto a Venezia. Molti uomini si rifiutano di scendere dalle navi chiedendo se possono arruolarsi.
Nella notte tra il 28 e il 29 giugno la nave ONG Sea-Watch 3 con un carico di 40 rifugiati “falsi” raccolti nel Mediterraneo, dopo aver respinto un’offerta di attracco da parte del governo Libico, (il porto più vicino secondo le leggi marittime), nonostante il divieto di attracco sulle coste Italiane, forza il blocco, speronando una motovedetta della Guardia di Finanza, mettendo seriamente a rischio la vita dell’equipaggio. Al comando la capitana Carola Rackete, tedesca di 31 anni. Nemmeno un’ora di carcere, il sistema schiavista al servizio dei potentati economici si schiera tutto con la capitana.
Firenze, nei giorni 2 – 9 novembre si svolgerà la sessantesima edizione del “Festival dei Popoli” voluto dall’omonima associazione impegnata nella promozione e nello studio del cinema di documentazione sociale, e mentre sui social timidamente riappare la dimenticata storia della navi Italiane Vittorio Veneto, Andrea Doria e Stromboli ed il loro vero carico di umanità, nella serata di apertura del Festival Toscano sarà proiettato in prima visione internazionale in film-documentario Sea Watch 3, sulle mirabolanti avventure di Capitan Carola, pellicola girata dai Registi Jonas Schreijag e Nadia Kailouli, che stranamente si trovavano a bordo dell’imbarcazione nei concitati giorni di giugno.
I Vietnamiti sbarcati a Venezia nell’ agosto del 1979, prima di lasciare le navi rivolsero un accorato ringraziamento all’Ammiraglio Agostinelli ed all’Italia tutta, a cui l’Ammiraglio rispose: «Noi siamo dei militari; ci è stata affidata una missione e abbiamo cercato di eseguirla nel modo migliore.»
Anche ai militari della Guardia di Finanza era stata affidata una missione, anche loro hanno cercato di eseguirla nel modo migliore, ma sul grande schermo spetterà loro il ruolo dei Cattivi.