Ghino di Tacco

 

Ghino di Tacco

La Fratta, comune di Sinalunga, (Si) 1268 circa, nasce Ghino di Tacco, figlio del conte ghibellino Tacco di Ugolino, rampollo della nobile famiglia Cacciaconti ramo Guardavalle, insieme con il padre, sin dalla più giovane età si specializzò nel compiere furti e rapine, il motivo dell’attività di brigantaggio va ricercato probabilmente nella rendita, ovvero il prelievo della ricchezza terriera esercitato dalla Chiesa a favore dello Stato Pontificio. Il padre fu catturato nel 1285 ed insieme al fratello ed altri membri della banda, venne giustiziato nella Piazza del Campo di Siena, la sentenza fu emanata dal famoso giudice Benincasa da Laterina il quale, dopo qualche anno verrà nominato senatore presso la corte dello Stato Pontificio.

Ghino si salvò. Rifugiatosi a Radicofani, al confine tra la Repubblica di Siena e lo Stato Pontificio, esercitò alacremente il mestiere di famiglia, con furti ed imboscate ai viaggiatori, si informava sui loro beni, poi li derubava, lasciando tuttavia ad essi di che sopravvivere ed offrendo loro un banchetto. Per questo motivo, e perché lasciava liberi di proseguire poveri e studenti, Ghino di Tacco fu considerato un ladro gentiluomo, una sorta di precursore Italiano di Robin Hood. Boccaccio, nel suo Decameron, lo dipinse come brigante buono nella II novella del X giorno. Dante, invece, gli concede un posto nella Divina Commedia tra i personaggi citati nel sesto canto del Purgatorio. Fiero della sua fama, sentì il dovere di vendicare padre. Per questo si recò a Roma alla ricerca di Benincasa, al comando di quattrocento uomini entrò nel tribunale papale in Campidoglio, e decapitò Benincasa, fu per questa azione tra un golpe ed un’impresa cavalleresca Dante lo citò nei suddetti versi. Boccaccio, invece lo nominerà nel suo Decameron per un’altra scorribanda, il trattamento riservato all’abate di Cluny. Questi, di ritorno da Roma dopo aver portato al Papa Bonifacio VIII il frutto della riscossione dei crediti della Chiesa francese, decise di curare il suo mali di stomaco e fegato con le acque termali di Bagni di San Casciano, già allora nota stazione termale. Ghino, saputo dell’arrivo dell’importante abate, organizzò un’imboscata e lo rapì, lo rinchiuse nella torre a rocca di Radicofani, nutrendolo solo a pane, e fave secche. Questa dieta fece “miracolosamente” passare il mali dell’abate, il quale convinse il Papa Bonifacio VIII a perdonare Ghino, nominandolo addirittura Cavaliere di San Giovanni. Morì assassinato nel 1303 a Sinalunga, mentre tentava di sedare una rissa fra nobili e contadini.

Il Personaggio di Gino di tacco, lascia i libri di storia ed entra nella politica della cosiddetta prima repubblica, quando diventa pseudonimo di Bettino Craxi, che con questo nome inizierà a scrivere gli editoriali di analisi politica pubblicati sul giornale l’Avanti. Bettino Craxi, (1934 – 2000), è stato Segretario del Partito Socialista Italiano e primo socialista ad aver rivestito l’incarico di Presidente del Consiglio dal 4 agosto 1983 al 17 aprile 1987. Coinvolto nelle inchieste di mani pulite condotte dai giudici di Milano, subì due condanne per corruzione e finanziamento illecito ai partiti, morirà 20 anni fa in Tunisia in Esilio ad Hammameth.

In questi giorni stampa, web e tv, sono in fermento, per ricordare lo statista, anche per l’uscita sugli schermi cinematografici del Film “Hammamet” che racconta gli ultimi anni del Politico Milanese. Come sul suo esempio duecentesco, la figura di Bettino Craxi è al centro di un serrato dibattito, fra chi vede nella sua figura un “Ladro” e che invece l’ultimo statista della ormai putrescente Repubblica Italiana, come per Ghino, la verità sta nel mezzo, è stato entrambe le cose, ed in entrambi i casi si eleva di una spanna al di sopra dei ladri di polli, e camerieri del capitale, della classe politica di oggi. Ripercorriamo in breve alcune tappe della sua carriera: Nel 1968, venne eletto per la prima volta deputato al Parlamento nel collegio Milano-Pavia. Nel 1970, diventò vicesegretario nazionale del partito, all’interno del quale fu un convinto sostenitore della linea politica di Nenni, del centro-sinistra organico, come argine al Partito Comunista. Nel 1976, la caduta del quarto governo Moro, provocò elezioni anticipate, che si conclusero con una crescita del PCI. Per il PSI, invece, quelle elezioni furono una pesante sconfitta, soprattutto per la dichiarata intenzione dell’allora segretario De Martino, ad una alleanza con i comunisti.

Alla ricerca di una nuova identità il 16 luglio il Comitato centrale del PSI elesse Bettino Craxi Segretario del Partito. Già nei primi mesi di segreteria, ci fu l’iniziativa di un revisionismo ideologico, con la rivalutazione del pensiero socialista libertario rispetto al marxismo, che culminò nel saggio scritto dallo stesso Craxi, intitolato «Il Vangelo socialista», nel quale criticava le dottrine di Marx e, rivalutava positivamente la figura ed il pensiero di Proudhon. La nuova linea di Craxi di totale chiusura al Partito Comunista, ebbe il merito di portare il partito all’ottimo risultato raggiunto alle elezioni politiche del 1983. In seguito a ciò, Craxi, chiese ed ottenne la presidenza del Consiglio. Quest’alleanza nasceva non da accordi preelettorali o da una comune identità di vedute, ma dall’opportunità, di “tenere i comunisti fuori dal governo”; in pratica, fu l’unica maggioranza capace di potersi formare senza coinvolgere il PCI. Nonostante ciò, il suo governo fu uno dei più lunghi nella storia della Repubblica e lasciò una traccia profonda nella politica italiana. Fra i provvedimenti più importanti varati il nuovo Concordato con la Santa Sede, firmato nel 1984 con il Segretario di Stato vaticano cardinale Agostino Casaroli. Il taglio di tre punti della scala mobile, ottenuto con la concertazione della CISL e della UIL, duramente contestato dal PCI e dalla componente comunista della CGIL. L’inflazione nel periodo 1983-1987 scese dal 12,30% al 5%, l’Italia divenne il quinto paese industriale avanzato del mondo.

D’altro lato però in quegli stessi anni il rapporto fra debito pubblico e PIL passò dal 70% al 90%. Di fatto apri al liberismo, ma tentò di mantenerlo sempre sotto il controllo della Politica e fermamente all’interno del territorio nazionale. Ma la peculiarità di Craxi su soprattutto la sua forza e libertà in Politica estera. Craxi mantenne una linea autonoma vicina a cause terzomondiste, come già aveva lasciava prevedere prima del suo arrivo alla guida del Governo con il sostegno dato all’Argentina, durante la guerra delle Falkland, Stipulò accordi con i governo Turco; sostenne il segretario del Partito Socialista Rivoluzionario Somalo Siad Barre. Fornì un convinto appoggio alla causa palestinese, intrecciando relazioni diplomatiche con l’OLP ed il suo leader, Yasser Arafat, di cui divenne amico personale. Obiettivo dichiarato dell’amministrazione Craxiana, era quello di fare dell’Italia una potenza regionale nell’area del Mar Mediterraneo e del Vicino Oriente. 1985 la nave da crociera italiana Achille Lauro venne sequestrata da quattro terroristi palestinesi. Questi si dichiararono esponenti dell’OLP, ma in realtà appartenevano ad una sua componente minoritaria, il FPLP. Dopo una telefonata con Craxi il leader palestinese Yasser Arafat mandò due emissari per affiancare le autorità Italiane ed egiziane nelle cui acque territoriali si trovava l’imbarcazione. I due inviati furono Hani El Hassan e Abu Abbas, capo fondatore del FPLP. Craxi si espresse a favore di una trattativa diplomatica, ma venne avvertito dall’ambasciatore statunitense che il Presidente Reagan si sarebbe opposto a qualsiasi trattativa.

La Achille Lauro, ormeggiò a Port Said su richiesta di Abbas il quale, con l’autorizzazione del governo italiano, riuscì a far arrendere i terroristi dopo aver promesso loro una via di fuga diplomatica. Il governo egiziano decise di effettuare un trasferimento in Tunisia, dove all’epoca l’OLP aveva sede. nel pomeriggio del giovedì un aereo civile, un Boeing 737 delle linee aeree egiziane fu requisito da parte del governo, nella sera, Il volo decollò alle 23:15 (ora del Cairo) con i quattro dirottatori  e i rappresentanti dell’OLP. Il presidente statunitense Ronald Reagan utilizzando informazioni fatte pervenire da fonte Israeliana fece intercettare l’aereo, da quattro F-14 Tomcat fatti decollare dalla portaerei USS Saratoga, dirottando l’aereo egiziano nella base aerea di Sigonella, in Sicilia, un aeroporto militare che comprende una Naval Air Station della Marina statunitense. Craxi intendeva consentire l’atterraggio, ma solo a condizione di gestirne le conseguenze autonomamente. In segreto ordinò ai vertici militari che i terroristi e i mediatori fossero messi sotto il controllo delle autorità italiane. L’atterraggio avvenne alle 0:15. Pochi minuti dopo atterrarono a luci spente e senza permesso della torre di controllo anche due Lockheed C-141 Starlifter americani della Delta Force si diressero verso il Boeing egiziano e fu subito chiaro l’intento di prelevare dirottatori e Abu Abbas. Immediatamente confluirono sulla pista 30 avieri VAM e 20 Carabinieri, di stanza all’aeroporto di Sigonella, circondando l’aereo, la tensione salì quando gli incursori della Delta Force, scesi dai C-141 armi in pugno, circondarono gli avieri italiani e i carabinieri della base, ma a loro volta furono circondati con le armi puntate da un secondo cordone di carabinieri, che erano nel frattempo arrivati dalle vicine caserme di Catania e Siracusa. Fu ordinato anche di posteggiare un’autocisterna, una gru e i mezzi anti incendio chiusi a chiave e piantonati dinanzi ai velivoli per impedirne il movimento.

Da Washington pervennero immediatamente intimazioni rivolte per via diplomatico-militare ai vertici del governo italiano, disconoscendo le diverse priorità imposte dal nostro ordinamento giuridico. Reagan, infuriato si decise a telefonare nel cuore della notte a Craxi per chiedere la consegna dei terroristi; ma Craxi non si mosse dalle sue posizioni, i reati erano stati commessi a bordo di una nave italiana, e quindi sarebbe stata l’Italia a decidere se e chi estradare. Dopo questi eventi, Spadolini, filo-americano e filo-israeliano chiede le dimissioni del Governo, i ministri repubblicani ritirarono la loro delegazione, aprendo, di fatto, la crisi. A questo punto è uno scontro tra filo-americani e tra filo-palestinesi, in Parlamento nel corso di una tesissima seduta della Camera, Craxi rilanciò le sue scelte con un controverso paragone tra Arafat e Giuseppe Mazzini, riconoscendo ai Palentinesi il diritto di difendersi con tutti i mezzi anche con il terrorismo all’invasione Israeliana. Craxi si schiererà nuovamente contro gli stati uniti ed Israele l’anno successivo, saputo dell’imminente attacco statunitense su Tripoli, come ritorsione del finanziamento al terrorismo islamico da parte del governo Libico, avvertirà Gheddafi consentendogli in tal modo di salvarsi. L’anno successivo venne a conoscenza di un piano della diplomazia Francese di guidare la successione dell’anziano leader della Tunisia abib Bourguiba, ventiquattr’ore prima della mossa francese, la successione di Bourghiba, col l’avallo dei servizi Italiani avvenne con il colpo di Stato incruento di Zine El-Abidine Ben Ali che prese il potere mantenendolo per oltre 23 anni.

Con la caduta del muro di Berlino, si modificarono gli scenari internazionali, il Capitalismo finanziario ormai totalmente libero ha nuovi nemici, fra quei nemici c’è anche l’Italia, ancora troppo forte economicamente e politicamente per permettergli di essere guidata da una classe politica non totalmente asservita. Il 2 giugno 1992 a bordo del Britannia, il panfilo della Corona d’Inglese, manager italiani e banchieri GB-USA iniziarono a discutere di privatizzazioni, quello che Craxi gli aveva sempre impedito, andava eliminato, per farlo Cia e finanza internazionale idearono un sistema originale, servirsi della magistratura. Il lavoro dei pm di mani pulite sarà eterodiretto direttamente dagli stati uniti. In una intervista Craxi dichiarerà: “Non mi sorprendo di quello che è avvenuto, fa parte di un processo mondiale. Dietro c’è sempre la grande Finanza. Ai grandi gruppi finanziari faceva gola l’economia del nostro paese.”».  Secondo il Filosofo Diego Fusaro Craxi: “Fu rovesciato nel 1992 con quello che io chiamo un Colpo di Stato giudiziario extraparlamentare, gestito dalla magistratura. Si disse che l’obiettivo fosse quello di sconfiggere la corruzione, ma oggi è ancora più diffusa, l’obiettivo invece era quello di distruggere la Prima Repubblica, centrata sui diritti sociali, sul senso della patria e su un’idea di comunità dell’interesse nazionale, per aprire la svolta liberista alla Seconda Repubblica, orientata verso l’Europa, prona verso gli Stati Uniti e la finanza globale”. Il magistrato, maggior accusatore di Craxi, artefice della sua fuga nell’amata Tunisia, che lo accoglierà e proteggerà sino alla sua morte, Antonio di Pietro, Il 9 novembre 1997 come Benincasa da Laterina, diventerà Senatore della Repubblica Italiana, eletto in quota “Ulivo” nel collegio senatoriale del Mugello, in Toscana, non molto distante dai luoghi delle scorrerie di Ghino di Tacco.

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