Gloria e vita alla nuova carne

 

Gloria e vita alla nuova carne

Il 70° festival di Sanremo, si è spento fra le solite bagarre mediatiche, i riflettori del circo dell’immagine si sono spostati al Dolby Theatre di Los Angeles, nella notte delle statuette del cinema, “lo spettacolo deve continuare”, a fare incetta di Oscar un film Sudcoreano, “Parasite” diretto da Bong Joon-ho, che se ne aggiudica ben 4, miglior regia, miglior film, miglior sceneggiatura, miglior film internazionale. Nella colonna sonora, originale in italiano, il brano “In ginocchio da te”, di Gianni Morandi, misteri della globalizzazione. I “Parasite” del Film, sono una famiglia di diseredati che sogna si abbandonare il seminterrato fatiscente per elevarsi socialmente, ma non con impegno, o con la lotta “di classe”, ma con espedienti “per” la classe, per arrivare alla “felicità del consumatore”.

In Sud Corea, esce anche il documentario “I met you” trasmesso dalla Munhwa Broadcasting Corporation, documentario, che ci mostra le reazioni di una donna, Jang, che grazie all’aiuto di uno speciale visore 3D, ha potuto rivedere l’amata figlia Nayeon, morta nel 2016 a soli sette anni a causa di una rara forma di leucemia. Un ricco estratto presente su YouTube che ha già raccolto oltre 8 milioni di visualizzazioni racconta di Jang, che si muove all’interno di uno studio televisivo, ma è immersa in un ambiente virtuale, su di un prato, sente la voce della figlia, che le corre incontro sorridendo. Grazie alla tecnologia, l’Homo Scientificus è oggi sempre più ossessionato dal desiderio di strappare alla natura il privilegio di creare e divenire egli stesso creatore, lo facciamo anche nelle piccole cose, negli interventi correttivi di chirurgia plastica, fatti per modificare i corpi, snaturarli, cambiarne età, sesso, perfino l’appartenenza al genere umano.

Nella musica abbiamo visto nel teatro dell’Ariston oltre alla svirilizzazione del maschio, una reductio ad Barbie, che non è una variante del reductio ad Hitlerum coniata da Leo Strauss, aggiornata al Boia di Lione, ma la riduzione tramite interventi aggiunte e sculture dei corpi alla trasformazione di donne di ogni età, nella bambola della Mattel. Per i transumanisti l’uomo ha il dovere di completare la creazione “interrotta” da Dio. In questa visione, guidata da un impulso meccanicistico troviamo una componente mistica, la volontà di fondersi con le macchine di vivere in paradisi artificiali, in un interregno in cui i confini tra reale e virtuale si fondono e si confondono. In futuro anche il velo che ci preclude l’aldilà sarà sollevato, avremmo un mondo virtualmente senza limiti, a soppiantare un mondo in cui la società di consumi ci vedrà sempre e soltanto come “Parasite”.

Nel 1983 il grande regista canadese. David Cronenberg ci avvisò, affrontando come in altre sue opere il tema della mutazione della carne e della fusione fra tecnologia e uomo, lo fece puntando sui mezzi tecnologici allora imperanti, tv, ed i primi videoregistratori Betamax. La trama del Film “Videodrome”, si snoda sulla vita di Max, proprietario di una emittente privata via cavo, la Civic TV, con un palinsesto specializzato in violenza ed Erotismo. Accidentalmente capta un segnale che trasmette degli snuff movie in presa diretta, consapevole delle esigenze di un pubblico sempre più avido vede in questi spettacoli una potenziale fonte di reddito. Cronenberg mette metaforicamente in scena l’avvelenamento che ha l’immagine televisiva sul pubblico, un tumore che cresce portando al misconoscimento della realtà oggettiva, all’impotenza di scindere tra reale e virtuale. Max esponendosi al segnale ne diventa dipendente ne diviene un automa, una pedina, un esatto facsimile dell’uomo contemporaneo, del fruitore social medio.

Il fondatore dell’emittende Videodrome si scoprirà chiamarsi O’Blivion, (etimologicamente l’oblio), l’abbandono della coscienza. L’illusione di avere la facoltà di essere arbitri della propria volontà. Videodrome si presenta come un’idea che prende forma, che prende corpo. Una scatola televisiva che manovra le attese e le consapevolezze, che demoralizza ma consola. Un vero e proprio culto, che come ogni culto necessita di un’ode, di una preghiera: “La Televisione è la Realtà, e la realtà vale meno della televisione”. Cronenberg si fa teorico e precursore di un periodo caratterizzato dall’egemonia globale dell’immagine elettronica. Videodrome è lo specchio ermeneutico dell’epoca contemporanea del consumo visuale. Il medium televisivo si fa volontà di potenza, si veste della carne e si fa fautore di un ibrido. Nella finzione cinematografica Max ha un solo modo per fermare “l’ibrido” ritornare alla “carne”, fermare la carne e far sì che anche la macchina si fermi. Simbolicamente un sacrificio rituale. La frase finale sarà “Morte a Videodrome, gloria e vita alla nuova carne”, una dichiarazione di  guerra da fare nostra, spegnendo la tv, i pc, gli smartphone, e magari abbandonando abiti griffati, ed indossando una “cotta di maglia”, chiamata anche più semplicemente “maglia” un tipo di armatura formata da anelli in ferro anticamente utilizzata per proteggere il corpo nei combattimenti. “Rimettiamoci la maglia, i tempi stanno per cambiare” – Franco Battiato.

Torna in alto