God save the King

 

God save the King

La storia si divide in due egualmente importanti tronconi, macrostoria, che studia e analizza i grandi temi, le vicende di un popolo, di una nazione e microstoria, quella che ricostruisce le piccole storie la vita di città, comuni, piccoli borghi e singole persone, spesso queste storie parallele si intrecciano dando vita a narrazioni financo divertenti.

8 settembre, in una data nefasta per la nostra patria presso il Castello di Balmoral, nella zona dell’Aberdeenshire, in Scozia Elisabetta II, regina del Regno Unito di Gran Bretagna, Irlanda del Nord e Commonwealth per 70 anni, muore alla veneranda età di 96 anni. In tutto il mondo colonia Italia compresa, giornali, stampa tv, sembrano aver dimenticato i venti di guerra, i problemi energetici, le elezioni, etc.. Tutti concentrati sulla “buonanima”, tutti a stracciarsi le vesta, per la regina di una nazione, che ci è sempre stata ostile, se non in vari momenti storici nemica.

La morte della regina e l’iter dinastico che porterà il figlio Charles Philip Arthur George, a divenire nuovo re d’Inghilterra con il nome di Carlo III° ha riportato nella macrostoria la Monarchia, con le sue luci e le sue ombre.

Pistoia, Il 10 giugno 2022 in pieno delirio “cancel culture”, arriva alla stampa la notizia della proposta di un docente finalizzata a cambiare nome al Liceo scientifico cittadino, dedicato sin dal 1942 ad Amedeo di Savoia Aosta, viceré di Etiopia, e generale dell’aeronautica Militare durante il fascismo, morto proprio in quell’anno in un campo di prigionia inglese. Le motivazioni addotte del professore riguardano la “collusione” di Amedeo con il fascismo e il richiamo alla monarchia.

Amedeo di Savoia-Aosta nacque a Torino nel 1898 da Emanuele Filiberto, secondo duca d’Aosta, e da Elena di Borbone-Orléans. A quindici anni fu avviato alla carriera militare ed iscritto al Reale collegio della Nunziatella di Napoli. All’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale si arruolò volontario, come soldato semplice nel Reggimento artiglieria a cavallo Voloire. Il padre Emanuele Filiberto lo presentò al generale Petitti di Roreto, dicendo: «Nessun privilegio, sia trattato come gli altri».

Venne subito destinato alla prima linea, come servente d’artiglieria sul Carso, guadagnandosi sul campo prima il grado di tenente per meriti di guerra, poi nel 1917 quello di capitano. Al termine del conflitto ottenne dai genitori il permesso di seguire lo zio Luigi Amedeo, duca degli Abruzzi in Somalia, impegnato nell’esplorazione del fiume Uèbi Scebèli, insieme costruirono una ferrovia ed un villaggio, battezzato “Villaggio Duca degli Abruzzi”. Nel 1920 a Palermo conseguì la licenza liceale. Nel 1921 fu allontanato da corte e spedito in Congo Belga, secondo la cronaca scandalistica dell’epoca, per una sua battuta sul re e sulla regina durante un ricevimento a palazzo, all’apparire dei sovrani, si disse avesse detto: “Ecco Curtatone e Montanara”. Il riferimento alla battaglia risorgimentale era rivolto alla statura di Vittorio Emanuele e alla nazione di provenienza della regina, (il Montenegro).

In Congo Amedeo si fece assumere sotto pseudonimo come operaio in una fabbrica di sapone di Kisangani. Nel 1923, rientrato in Italia, riprese la carriera militare e si laureò in giurisprudenza all’università di Palermo con una tesi in diritto coloniale, intitolata “I concetti informatori dei rapporti giuridici fra gli stati moderni e le popolazioni indigene delle colonie”, esaminando il problema coloniale sotto l’aspetto morale, sostenendo che l’imposizione della sovranità d’uno Stato straniero si giustifica solo col miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni colonizzate.

Nel 1926 conseguì la licenza di pilota militare. Tornato in Africa, si guadagnò una medaglia d’argento al valor militare per le ardite azioni in volo sulla Cirenaica.

Nel 1934 fu promosso generale di brigata aerea. Dopo la seconda guerra italo-abissina, il 21 dicembre 1937 si insediò come governatore generale dell’Africa Orientale Italiana e viceré d’Etiopia, e contribuì alla realizzazione di rilevanti opere pubbliche. Con l’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940 divenne comandante superiore delle forze armate dell’Africa Orientale Italiana. Nel 1941, di fronte alla travolgente avanzata inglese nell’A.O.I. le poche truppe italiane rimaste al suo comando si ritirarono per organizzare l’ultima resistenza sulle montagne etiopiche dell’Amba Alagi. Amedeo s’asserragliò per un mese con soli 7 000 uomini, una forza composta di carabinieri, avieri e marinai della base di Assab e oltre 3.000 militari delle truppe indigene. Lo schieramento italiano venne stretto d’assedio dalle forze del generale Cunningham a capo di 40 000 uomini. La resa avvenne soltanto il 14 maggio 1941 dopo l’autorizzazione diretta di Mussolini. Poco prima della resa, Amedeo autorizzò gli indigeni della sua truppa a tornare nei propri villaggi ma, come risulta dai bollettini del 1941 del SIM, gli abbandoni furono solo una quindicina, testimoniando il profondo legame che s’era instaurato fra lui, e gli Ascari. Dopo la resa i militari di Sua Maestà Britannica, in omaggio del comandante nemico, resero gli onori delle armi ai superstiti, facendo conservare agli ufficiali la pistola d’ordinanza. Amedeo venne trasferito in Kenia presso Dònyo Sàbouk, una località insalùbre e infestata dalla malaria situata a 70 chilometri da Nairobi. Nonostante Amedeo (prigioniero di guerra numero 11590), intercedesse presso le autorità inglesi affinché migliorassero le condizioni disumane dei prigionieri, il comando britannico non gli consentì di ricevere nessuno. Ammalatosi di Malaria e tubercolosi responso medico, che per le condizioni in cui il duca si trovava, significava morte certa, chiese al comando britannico di poter salutare un’ultima volta i propri commilitoni. Gli fu permesso di farlo solo con una vettura procedente a passo d’uomo di fronte ai cancelli del campo di prigionia. Dietro i cancelli i prigionieri italiani gli tendevano le mani e lo chiamavano per nome. Morì il 3 marzo 1942 nell’ospedale militare di Nairobi. Al suo funerale anche i generali britannici indossarono il lutto al braccio; per sua espressa volontà è sepolto al sacrario militare italiano di Nyeri, in Kenya, insieme con 676 dei suoi soldati. L’imperatore Hailé Selassié, impressionato dal rispetto che Amedeo dimostrò nei confronti del suo popolo durante una visita ufficiale in Italia, nel 1953, invitò per un tè Anna d’Orléans, vedova del Duca d’Aosta. Al trapelare della notizia la democratica “Repubblica Italiana” pose il veto adducendo che la visita della Duchessa avrebbe offeso le istituzioni Repubblicane. Hailé Selassié fu costretto a cancellare l’incontro, in sostituzione, verso la metà degli anni sessanta invitò il quinto duca d’Aosta in Etiopia e gli accordò tutti gli onori d’un capo di Stato.

Poiché Amedeo aveva avuto solo figlie femmine, nel titolo ducale gli succedette il fratello Aimone. Anch’esso predestinato ad una carriera Militare, che nel 1936 fu l’inventore dei barchini esplosivi M.T.M., mezzi d’assalto che verranno usati dagli incursori dei MAS. Dopo il referendum del giugno 1946, Aimone abbandonò l’Italia e si trasferì in Sudamerica, morendo diciotto mesi dopo a Buenos Aires, colpito da un infarto. A seguito del mutamento istituzionale del 1946, all’interno di casa Savoia è in corso una disputa su chi dei due rami principali, Savoia, e Savoia Aosta spetti il titolo pur solo simbolico di Re D’Italia. Vittorio Emanuele di Savoia agisce da Capo della Casa dal 1983, anno della morte di Umberto II°, ma questo titolo e le prerogative ad esso spettanti saranno da subito contestate da Amedeo di Savoia-Aosta figlio di Aimone e nipote di Amedeo. Tale disputa nasce a seguito del matrimonio non autorizzato da Re Umberto II°, fra Vittorio Emanuele e Marina Doria, ex campionessa mondiale di sci d’acqua cittadina svizzera, non appartenente ad una casata nobile. Matrimonio celebrato con rito civile l’11 gennaio 1970 a Las Vegas. Ciò porterebbe al passaggio di tutti i diritti sul trono d’Italia ad Amedeo di Savoia Aosta (Firenze 27 settembre 1943 – Arezzo 1º giugno 2021). Come unico membro di rango di casa Savoia non in esilio, rappresentò Re Umberto II alle manifestazioni nel territorio nazionale e partecipò a molti eventi Reali. (Fu uno dei principi scelti per sostenere le corone sulla testa degli sposi durante la cerimonia ortodossa del matrimonio di Juan Carlos e Sofia di Spagna, e rappresentò Casa Savoia nel 1982 al funerale della Principessa Grace di Monaco). Sposò la Principessa Claudia di Francia ed ebbe tre figli, Bianca, Aimone e Mafalda. Nel 2006 cedette il titolo di Duca d’Aosta al figlio Aimone. Aimone di Savoia-Aosta, quale suo successore, secondo la legge salica (il criterio della primogenitura maschile) risulterebbe ad oggi il legittimo Re d’Italia. Nato a Firenze nel 1967, alla nascita, ricevette il titolo di “Duca delle Puglie”. Battezzato con l’acqua dei fiumi Giordano e Piave, ebbe come padrini di battesimo l’allora principe Juan Carlos di Borbone, e re Costantino II di Grecia. Nel 1982, quando era ancora minorenne, Umberto II di Savoia gli conferì, (avvenimento unico della sua generazione in casa Savoia), il collare dell’ “Ordine supremo della Santissima Annunziata”. Dopo aver conseguito la maturità classica presso la scuola navale militare “Francesco Morosini” di Venezia, frequentò i corsi dell’accademia navale, conseguendo il grado di guardiamarina. Dopo la laurea, conseguita presso l’Università Bocconi di Milano, lavorò nel settore marketing del gruppo Rinascente. Nel 1994 si trasferì in Russia, a Mosca, per lavorare con la “Tripcovich Trading Company”. Nel 2000 venne assunto dal gruppo Pirelli, con la carica di direttore generale responsabile per il mercato della Russia e di tutti i paesi dell’ex Unione Sovietica. Per il suo impegno nei rapporti italo-russi venne insignito, nel 2018, dell’ Ordine dell’Amicizia da Vladimir Putin. Il suo contributo a sostegno dei rapporti bilaterali italo-russi è apprezzato e riconosciuto da Putin e dalle autorità di ambo i Paesi (almeno sino all’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina).

Aimone ha inoltre patrocinato o collaborato ad attività di diffusione della cultura e della storia italiana, in Russia. Dal 2014, anno in cui le autorità della Repubblica Autonoma di Crimea hanno dichiarato l’indipendenza dall’Ucraina, formalizzando la richiesta di adesione alla Federazione Russa, si occupa anche di salvaguardare la storia degli Italiani di Crimea. Nell’ottobre 2019 venne nominato ambasciatore dello SMOM (Sovrano Militare Ordine di Malta) presso la Federazione Russa. Il 16 settembre 2008 ha sposato presso l’ambasciata italiana di Mosca la principessa Olga di Grecia. Il matrimonio religioso fu celebrato 11 giorni dopo secondo il rito greco-ortodosso presso l’isola greca di Patmo, un tempo parte del Dodecaneso italiano.

Nel caso di “Microstoria” in calce Aimone di Savoia invia da Mosca una missiva al preside del liceo scientifico di Pistoia Paolo Biagioli, e per conoscenza al sindaco Alessandro Tomasi (FDI). “Cambiare il nome di una scuola è una scelta, un diritto assolutamente democratico. Non è infatti sulla scelta in sé, ma sulle motivazioni addotte che la dovrebbero giustificare (..) che vorrei porre una riflessione. (..) Amedeo di Savoia, fratello di mio nonno (..) Morì per la sua patria in Africa, in un campo di prigionia inglese.(..) Al momento della resa, il comando inglese decise di rendergli gli onori delle armi, (..) . Gli inglesi, nemici acerrimi dell’Italia fascista gli riconobbero quel valore che chi sostiene questa proposta gli vuole cancellare.”

Premettendo che non ho mai avuto particolari simpatie per casa Savoia, e che nelle tanto vituperate cene del 28 Ottobre dopo “Battaglion Toscano”, sovente intonavamo “vogliamo scolpire una lapide” versione R.S.I., e che sono fermamente convinto che la fine del nostro mondo non nasce dalla Fiuggi di Gianfranco Fini del 1995, ma dalla “Destra Nazionale” di Almirante, del 1972, quando si permise ai Monarchici, di confluire nel movimento. Se proprio devo parlare di un Re, non sono per niente interessato alle vicissitudini dinastiche e di letto di Re Carlo, quando sento quel nome mi risuona immediatamente in testa la ballata di Fabrizio de Andre.

Vista la totale inadeguatezza della repubblica Italiana nata dalla resistenza, vi ho voluto tediare con la storia dinastica di un ramo della famiglia Savoia, eredi dell’eroe dell’Amba Alagi.

“Re Aimone?”, si trova dalla parte giusta della guerra, e della storia. Padre Pio da Pietrelcina, (il Santo che Pietrangelo Buttafuoco ha definito “Il più ruvido incazzoso squadrista che mai calendario abbia potuto avere”), profetizzò la fine del Regno d’Italia, l’estinzione del ramo principale dei Savoia e il successivo ritorno della monarchia in Italia con il ramo dei Savoia-Aosta. Nella cripta dove riposano i resti mortali del frate, a San Giovanni Rotondo, è presente un grande bassorilievo realizzato nel 1968 dallo scultore Cesarino Vincenti, intitolato “Maestà e Bellezza”. L’opera raffigura la Sacra Famiglia attorniata da un gruppo di persone raccolte in preghiera, fra le quali spicca un uomo che, nonostante l’opera sia stata realizzata quando Aimone aveva solo un anno, ha il viso del Duca di Savoia-Aosta e delle Puglie da adulto, con sulle spalle il collare dell’ordine supremo della Santissima Annunziata, quello conferitogli da Umberto II nel 1982.

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