Costrettomi nei piedi, unica mia locomotiva, incontro, nelle mie camminate, Ahmed (nome a prestito), vende calzini bianchi, avanti e ‘ndrè col mio stesso locomotore, in concreto piazza zero perciò ti chiede: “dammi qualcosa, capo, capo, monetina”, viene dalla Guinea, è clandestino, immagino rotta tunisina fino in Sicilia poi nella rete degli ambulanti di calze, autentica pesca miracolosa di questuanti. “Capo monetina” fuori da bar, tabacchi, banca, cattedrale, stessi volti, stesse postazioni, corrogare (chiedere lamentosamente) il verbo del loro lavoro, qualcuno intona canti della sua terra, riannoda il filo d’ una storia interrotta, si fatica a immaginare un padre, una madre ch’abbiamo sognato per il figlio il lavoro di mendicante o manovale della criminalità.
Gli “scartati” vendono calzini o bigiotteria lasciando impronte su chilometri di spiagge oppure aprono il bazar sul marciapiede, un fazzoletto steso lesti a richiuderlo pei capi scappando col fagotto o ancora vagano sbandati inseguendo la preda per elemosina, “scartati” perché hanno scelto il male minore tra traffico di armi, droga, prostituzione, i piatti forti della criminalità organizzata, eh già, per assurdo, anche tra i migranti clandestini esiste il quinto Stato.
Porte aperte, spalancate è il dogma dei cattocomunisti, solidarietà, accoglienza, integrazione, multietnicità sociale recitando il mantra di un umanesimo peloso, pelosissimo, volto a trasformare una massa di schiavi in massa di elettori armati di diritti in barba ai doveri confezionando confetti rosa di marxismo & cristianesimo miscelati assieme.
L’esodo biblico dall’Africa all’Eldorado di Lampedusa su arnie natanti, soccorse dai samaritani Ong o da navi della marina è un flusso orchestrato da una filiera criminale come attestava la Dia nel suo rapporto semestrale 2018: “…il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con tutta la sua scia di reati satellite, per le proporzioni raggiunte e grazie ad uno scacchiere geo-politico in continua evoluzione, è uno dei principali e più remunerativi business criminali”. A creare, gestire e lucrare sulla rotta mediterranea della nuova schiavitù sono organizzazioni mafiose nazionali perfettamente interconnesse con le consorterie autoctone dei Paesi d’origine come chiariva il Rapporto: “Questi sodalizi mantengono, molto spesso, i contatti con le consorterie dei paesi d’origine, ma talvolta interagiscono con organizzazioni multinazionali per le quali operano come tratto terminale della filiera illecita. È quanto accade nella gestione illecita dei flussi migratori, ove le aggregazioni criminali straniere, allo stato, sembrano aver investito maggiori risorse. L’attività illecita copre tutte le varie fasi della tratta, dall’organizzazione delle partenze dai paesi di origine, alle traversate per raggiungere il territorio nazionale, compresa la gestione di “servizi di trasporto” verso le destinazioni finali, anche in altri paesi europei “. Più chiaro di così non poteva essere l’allarme lanciato dalla Direzione investigativa antimafia ma governi e ministri dell’Interno (escluso Salvini) hanno sempre fatto orecchie da mercante sul fenomeno della moderna schiavitù, piangendo da coccodrilli sulle tante, troppe morti in mare (un abominio), inseguono i flussi, non recidono la filiera, promettono calda accoglienza a chi ce l’ha fatta, integrazione, cantando il solito refrain sulle quote di distribuzione tra i Paesi UE che in risposta fanno il gesto dell’ombrello. Ci sono alti prelati che invocano persino maggiore immigrazione colti da ieratico virus di buonismo francescano mentre la realtà è assai diversa, l’immigrazione clandestina è oggi il maggiore business delle organizzazioni malavitose, più della droga e la mangiatoia è trasversale dai malfattori ai benefattori col patentino di sussidiarietà. Senza inoltrarci in analisi scontate, il fatto è che i calzini bianchi nel borsone di Ahmed sono il risultato de l’umanesimo della schiavitù, a ogni uomo/donna accolto/a in casa si devono riconoscimento e rispetto della sua dignità e in una Repubblica fondata sul lavoro, solo il lavoro da dignità accanto al piatto di minestra Onlus, la carità pelosa umilia, tampona, non riscatta, lasciati i centri di accoglienza (sic!) si spalancano le fauci delle mafie anch’esse immigrate sul nostro territorio, il colmo per l’Italia.
Immagine: Il Pensiero Forte