I due lupi

I due lupi

In una mattina cielo terso aria gelida neve compatta si risale il monte Pellecchia. Un caffè forte in tazza grande, alla francese, con fette di pane casareccio burro e uno strato di marmellata fatta in casa da Maresa. Momenti in cui la città e i suoi affanni sembrano lontani e dispersi. E pure siamo qui, trascorsa la notte in modo spartano in stanze con letti a castello dove non giunge il calore dell’enorme camino nel salone al piano terra. Con spirito legionario, il canto e nella mente tuta mimetica la mano sul grilletto l’occhio vigile in una guerra civile rinnovata e a chiudere i troppi conti ancora in sospeso. Se mi guardo indietro ritrovo le letture di Emilio Salgari Il Corsaro Nero (il mio preferito), i tigrotti di Mompracem sui loro prahos dalle vele colorate e i fumetti di Oklahoma Jim adottato da un reparto di cavalleria sudista, e gli eroi sparsi a piene mani a nutrire l’adolescenza inquieta ed errabonda. Qualcuno in quegli anni, purtroppo, finì per crederci sul serio e perse la giovinezza trasognata… e trascinò sé stesso e molti di noi a naufragare nel gorgo come i marinai del capitano Achab.

Con Tonino e Maurizio decidiamo di scendere, sulla via del ritorno, per un sentiero vicino i costoni di roccia, aperti come prue ardimentose sull’azzurro e sul vuoto. A poche braccia sotto di noi un paio di lupi. Di notte avevamo sentito il loro ululato e il belare delle greggi nei recinti. Ora sono lì, grigi ed agili, che volgono il muso con gli occhi gialli e indagatori – noi siamo gli estranei nel territorio della loro caccia – e con lo scuoterlo quasi con fastidio per poi trottare senza degnarci di ulteriore interesse. La vera guerra civile. Fare i conti con il lupo per strappargli lo spazio per il pascolo o gettare le sementa.

Con Nerio e Gianpiero a pranzo da Guido. Una delle mie rare uscite. E Gianpiero mi parla di un lavoro di ricerca, una tesi di dottorato presso l’università di Sassari, dal titolo La valenza del lupo nel mondo romano. Me la manda in PDF che per me vuol dire leggerla a “ondate” visto che fatico a far scorrere le pagine. Come tutti gli studi in ambito universitario – qui superiamo le trecento pagine – la documentazione e le citazioni rendono la lettura onerosa, pur conservando il fascino dell’argomentare. E ben oltre il simbolo della Lupa Capitolina, di Romolo e Remo allattati e da cui trarre quel principio di fondazione mitico e del suo imperio. In uno scatolone conservo la cartolina di Pola con la sua arena e la lupa a ricordarci come gli avvenimenti storici possono essere tristi e avversi ma “le pietre parlano italiano”… E, poi, i romanzi di Jack London, quel Il richiamo della foresta a rammentarci che il sangue e la stirpe possono essere neglette ma covano silenziose e forti in noi. Concetti messi fuori legge dalla cultura ufficiale, eppure… Tutti i giorni, a mezzogiorno, appuntamento telefonico, una sorta di rito, con Franco, uno ormai dei rari sopravvissuti alla guerra prima e all’anagrafe poi della Decima MAS. Arruolatosi volontario, a venti anni, nel btg. Lupo. Appunto.

Con Tonino e Maurizio scendiamo verso la casa di Walter, nostro rifugio fra questi monti aspri e solitari, mentre i due lupi si disperdono nel bosco e si riappropriano del territorio.

 

Immagine: https://www.metropolitano.it/

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