I ladri di Pisa

 

I ladri di Pisa

Le elezioni sono già metabolizzate, nonostante vi siano ancora ballottaggi in importanti comuni italiani, tutto il teatrino della politica si presta all’ennesima rappresentazione. Nel centro sinistra, nonostante la vittoria referendaria, e la difesa riuscita di regioni a rischio (Puglia e Toscana), invece di una logica unione di scopo tra i suoi componenti, pare aperta l’ennesima fase “litigarella”, che comunque resta solo nell’immaginario mediatico rinverdendo il detto “fare come i ladri di Pisa”, che litigano di giorno e la notte vanno a rubare insieme, come riportato nel vocabolario della crusca.

Nel Centro Destra invece di studiare una strategia aggressiva, per prepararsi ad una battaglia finale, Lega Fratelli d’Italia e Forza Italia, si stanno riposizionando in ottica Europeista. Dopo le regionali, era prevedibile che in Forza Italia, visti i numeri della débâcle elettorale, si scatenasse una fase di ripensamenti, ma che il disorientamento contagiasse anche Lega e FDI, uscite vincenti almeno nei numeri dalle urne lascia sgomenti. Matteo Salvini ha attraversato gli ultimi 6 anni della vita di questo Paese passando da una vittoria all’altra. Un successo fondato sulla geniale intuizione di riposizionarne l’asse strategico da sindacato dei territori del Nord a movimento di respiro nazionale ed euroscettico. La svolta sovranista ha incrociato la domanda di affrancamento dalla subalternità Italiana alle politiche di Bruxelles, emersa in una porzione significativa del ceto medio e della classe lavoratrice. L’impossibilità a raccogliere il consenso maggioritario degli italiani è stata determinata soltanto dalla compresenza sulla scena politica di un soggetto politico almeno teoricamente affine, il Movimento cinque stelle.

La punta massima dell’euroscetticismo è stata toccata con le elezioni politiche del 2018. Con il tradimento del movimento 5 stelle schieratosi con i poteri forti, a difendere il campo degli eurocritici sarebbero rimasti, Lega, Fratelli d’Italia e una miriade di micro-formazioni dallo zero virgola. Invece, voci di corridoio danno per imminente la svolta del partito di Salvini verso rapporti con le grandi famiglie politiche europee. Tutto pare iniziato con un articolo pubblicato sull’HuffPost da Paolo Mieli, l’ex militante di Potere Operaio e Lotta Continua, scrive: “Nella destra italiana ci vuole una rivoluzione culturale che porti ad una radicale svolta europea e che culmini nelle candidature di Matteo Salvini a sindaco di Milano e di Giorgia Meloni a sindaco di Roma”. Mieli invita Salvini e Meloni ad una via più moderata, che accetti un’Europa post-pandemica che a conti fatti ha ormai perso la sua immagine di “matrigna”. L’ex direttore di Stampa e Corriere della Sera sostiene che sia necessaria una svolta coraggiosa per i leader di Lega e Fratelli d’Italia, “un po’ come fece Occhetto quando alla Bolognina (..)”. Per farlo consiglia di agire d’imperio, “senza Stati generali, uffici politici o segreterie”. Nella lunga stagione del covid ci sarebbe l’esigenza di “una destra liberale, moderata ed europeista”. Il Vice Segretario Leghista Giancarlo Giorgetti che si occupa delle relazioni estere del partito approfitta dell’invito dello stimato giornalista e replica: “Se vorremo in futuro governare, Matteo dovrà incontrare Draghi e poi chiedere l’iscrizione al Ppe”.

I 29 eurodeputati del Carroccio si sono riuniti martedì 29 settembre, convocati dal presidente del gruppo Identità Marco Zanni e da Marco Campomenosi, capo delegazione della Lega al Parlamento Europeo. All’ordine del giorno la collocazione del partito richiesta da Giorgetti, per arrivare a ciò, gli eurodeputati del Carroccio hanno abbandonato Marine Le Pen per mettersi in una sorta di gruppo misto. “Un futuro candidato premier non può trovarsi contro la Bce dunque meglio sganciarsi in tempo” ribadisce Giorgetti. Resta da vedere se i popolari apriranno la porta a Salvini, dopo tutto quello che ha detto sul Ppe e sulla Merkel. Durante le politiche del 2018 Salvini avrebbe dovuto liberare la Lega da Giorgetti, ed invece adesso è lui a dettare la linea vicina ai ‘desiderata’ dei circoli europei.

La verità è che il sovranismo italiano è stato lentamente soffocato nella culla, stanno spianando la strada a Zaia come nuovo segretario della nuova Lega che non sarà più 2Nord” né Nazionale, ma finalmente “Europea”. Lo stesso giorno in una riunione dell’Ecr Party, viene approvata all’unanimità l’elezione della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni a Presidente del partito dei Conservatori e Riformisti europei. Meloni è attualmente l’unica donna leader sia di un partito politico europeo che di uno nazionale, “In Europa a testa alta”, ribadisce ringraziando per la sua nomina, “Nelle prossime settimane presenterò un piano di lavoro, che sara’ condiviso dai partner europei”, ha concluso. Dopo le lodi alla politica colonizzatrice Statunitense, che vuol far passare Trump per il salvatore della patria, Lega e Fratelli d’Italia paiono pronti anche ad accettare seppur in maniera diversa i diktat Europei, pur di garantirsi la legittimità a governare, che pare evidente debba arrivare da fonte “altra” che non il voto degli Italiani.

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