Esistono una serie di persone che vedono nel cosiddetto vaccino anti covid la panacea di tutti i mali e, paradossalmente, vorrebbero prenderne una dose al giorno, riuscirebbero ad inocularlo anche ai neonati e vorrebbero farlo prendere a tutti, anche più volte al giorno, dando per scontate cose che scontate non sono.
Quando qualche volta mi collego con le trasmissioni televisive e ascolto i dibattiti in materia, resisto molto poco di fronte alle stupidaggini che ascolto e che vengono spacciate per verità assolute pure da personaggi che, anche se non li condividevo, reputavo intelligenti. Sarebbe troppo semplice attribuire questo aumento di conformismo all’età che avanza, ma c’è qualcosa di più profondo che non riesco a capire.
Non credo neanche che sia il terrore di morire che gli è stato instillato da una campagna criminale di intossicazione fatta con la comunicazione quotidiana dei morti (nonostante sia espressamente vietata dal piano anti pandemia), un incomprensibile coprifuoco notturno, l’utilizzo di camion per trasportare i morti, il divieto di fare autopsie, il trasferimento in terapia intensiva di pazienti che in situazioni normali non vi sarebbero mai stati trasferiti, i sedicenti esperti che parlano, falsamente, della più grande epidemia di tutti i tempi e che dicono vi siano più morti di covid che di tumore (notizia falsa anche se si prendessero per reali, ma sappiamo che non è così, i dati di mortalità da covid forniti fino ad oggi sono decisamente inferiori agli oltre 600 morti al giorno da tumore), ecc.
Questi signori, che sono tanti e che io chiamo i talebani del vaccino, vorrebbero “democraticamente”, ovvero con la forza del numero, imporre l’inoculazione di questo siero a tutti, dimenticando che è un siero sperimentale e che non si possono obbligare le persone a fare da cavie, che è vietato imporre a chicchessia di assumersi la responsabilità degli effetti collaterali di un qualsiasi farmaco preso obbligatoriamente, che la proteina spike, il cui potenziamento è l’effetto primario del siero, è tossica, che il cosiddetto vaccino non è immunizzante ma che gli inoculati possono contagiarsi e, a loro volta, possono contagiare, che il presunto depotenziamento del virus dura solo pochi mesi e solo in determinate condizioni.
Sono atteggiamenti incomprensibili: se sono presi in buona fede, ci deve essere qualche elemento patologico che non so identificare oppure si tratta di assoluta stupidità; altrimenti si tratta di malafede e questo spiegherebbe il sadismo criminale dei grandi media, del governo e di quell’accrocco di ignoranti ed incapaci che scaldano gli scranni del nostro inutile ed insignificante parlamento.
Nonostante questa drammatica loro condizione, io, però, sono grato ai talebani del vaccino, perché hanno portato allo scoperto una nuova realtà del popolo italiano: la realtà della piazza anti “green pass”. Una piazza fatta di persone diverse che si incontrano e solidarizzano su una serie di temi pregnanti.
Intanto rivendicano il loro diritto ad essere comunità, dando un senso preciso a questa parola fatta di coraggio delle proprie idee, disinteressata difesa anche delle idee altrui, spassionata voglia di solidarietà attiva e passiva, forza interiore di non farsi coinvolgere nelle provocazioni, assistenza reciproca, passione per l’estensione nazionale di questo spirito, travalicamento degli egoismi personali, disinteresse verso l’utilità economica ed il profitto, profonda religiosità e fede negli ideali superiori di carattere spirituale.
Queste piazze, composte da vaccinati e non vaccinati, manifestano un uomo nuovo che ci fa sperare per il futuro dell’umanità, un uomo che, in nome di un interesse superiore, rifiuta le logiche divisive proprie della ormai omologata partitocrazia, lancia una nuova visione identitaria nella quale riconoscersi e dà, in tal modo, una risposta esauriente alle vere domande inespresse dei giovani e del vivere civile.
Insomma si sta delineando spontaneamente un nuovo comune sentire per il futuro.
Grazie talebani del vaccino! La vostra follia, la vostra stupidità ha fatto manifestare una forza vitale, spontanea che può indicare un futuro migliore, tutto da costruire.
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