Il bisogno di politica

 

Il bisogno di politica

La politica viene definita genericamente come l’arte di governare un popolo, una comunità, una nazione; il che equivale a dire condurre uno Stato verso precisi obiettivi che in genere dovrebbero identificarsi con il benessere del popolo. Pertanto si deve ritenere che il politico sia colui che prefigura i contenuti, gli ideali e le idee che possano far migliorare le condizioni del proprio popolo, e per conseguire tale risultato stabilisce la strategia da perseguire e le scelte tattiche che rendano possibile, nella situazione contingente, l’avvicinamento all’obiettivo .

Come, si vede, la politica è cosa ben diversa dall’amministrazione. Oggi la politica non esiste più: vi sono una serie di persone che si spacciano per politici ma che non hanno un’idea generale per disegnare un mondo diverso da quello indecoroso ed allucinante in cui viviamo. Si agitano, propongono cose spesso irrealizzabili ma, non avendo la visione del ruolo, vanno avanti con slogan; i più capaci propongono immagini accattivanti, talvolta anche piacevoli, ma prive di qualsiasi contenuto reale. Le proposte che ci vengono dai più illuminati, si fa per dire, sono solo rimasticazione di concetti superati e privi di qualsiasi costrutto oggettivo.

Se leggiamo i programmi politici di tutti i partiti in campo in questo primo scorcio di millennio, ma potremmo andare anche ad alcuni decenni più in là, ci troviamo di fronte a petizioni di principio condivisibili, ma uguali per tutti.

Chi non vuole una società equa, libera? Chi si oppone ad una giustizia giusta? Chi, a parole, non cerca di soddisfare i bisogni elementari di un popolo? Chi non sogna la società del benessere, uno Stato autenticamente sociale, una scuola che formi quadri, una sanità che prevenga prima ancora di curare e via di questo passo?

In cosa si sono differenziati i portatori di questi programmi? In nulla, tutti sono stati incapaci di realizzare un qualsiasi progresso verso la realizzazione del loro particolarissimo “libro dei sogni”.

Tutto questo è dovuto alla totale mancanza di capacità politica: infatti nel sistema politico attuale, non è possibile risolvere le grandi questioni sul tappeto ma bisogna avere il coraggio e la capacità di costruire un sistema politico alternativo, più a dimensione umana e completamente svincolato dalle esigenze economiciste che vanno sottoposte alla capacità di crescita spirituale, etica e sociale dei popoli, secondo le proprie peculiarità e specificità culturali ed ambientali.

Oggi si continua a ritenere e, ancora più grave, a sostenere che la politica sia l’amministrazione dell’esistente ed i politici nostrani, in tutti i modi possono essere definiti eccetto che politici, infatti, poiché ritengono che la politica sia amministrazione di ciò che è, nella migliore delle ipotesi potrebbero essere chiamati amministratori. Ma anche in questo ruolo hanno dimostrato di essere incapaci e, nella maggior parte dei casi, ladri e corrotti.

E’ questo il vizio di fondo della società in cui viviamo: l’assoluta incapacità di comprendere la funzione dei ruoli. 

I politici, da sempre, sono stati lo strumento attraverso cui si è cercato di equilibrare lo scontro tra i vari gruppi di pressione; la politica democratica dovrebbe essere quella che da’ forza al numero nei confronti di chi ha risorse o è potente. 

Qual è la verità oggi?

 E’ ben visibile a tutti: i nostri governanti si preoccupano di finanziare i burocrati dell’Unione Europea e non fanno nulla per abbassare i livelli di disoccupazione; ricapitalizzano e regalano la Banca d’Italia ai privati e smantellano quello che resta dello stato sociale; lasciano spudoratamente finanziare dalla BCE le banche private che, invece di finanziare famiglie e imprese, comprano BOT e CCT i cui rendimenti sono stati gonfiati dalla crescita forzata dello spread e che ovviamente dovranno essere pagati dai cittadini italiani.

Come si vede siamo in un vero e proprio tradimento del ruolo da parte dei sedicenti politici.

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