Mercoledì 5 giugno 2019, il colosso del video sharing YouTube, ha eliminato dalla propria piattaforma il film di Leni Riefenstahl “Il trionfo della volontà”, secondo il nuovo algoritmo creato per censurare i contenuti che promuovono, razzismo e discriminazione, la regista tedesca definita da Quentin Tarantino la più grande regista di tutti i tempi, è equiparata al balordo che posta video di pestaggi ripresi col telefonino.
Helene Riefenstahl detta Leni, nasce a Berlino il 22 agosto 1902, Il padre, Alfred Riefenstahl, era un imprenditore di successo, la madre ne intuì il talento artistico e l’avviò alla danza, alla pittura e al teatro. A 16 anni si iscrisse all’ accademia di belle arti di Berlino rivelandosi una delle allieve più promettenti. Studiò il balletto russo con Eugenie Eduardova, divenne un’affermata ballerina, ed ebbe modo di partecipare a tournée in diverse città europee. In Finlandia fece la sua prima esperienza cinematografica, apparendo come attrice nel film del 1925 “Le vie della forza e della bellezza” (Ein Film über moderne Körperkultur). Tornata a Berlino assistette alla proiezione del film “La montagna del destino”(Der Berg des Schicksals), un film sulle Dolomiti del regista Arnold Fanck, rimase affascinata, ispezionò in solitaria le Alpi nella speranza di incontrare Fanck e ottenere un ruolo nel suo film successivo, Incontrò invece l’ attore e regista Italiano Luis Trenker, ideologo di opere cinematografiche legate all’idealizzazione di una vita legata alla “Heimat”, la terra natia, fu tramite l’attore di Ortisei che riuscì ad incontrare finalmente Arnold Fanck, che le offrì il suo primo ruolo da protagonista nel film La montagna dell’amore (Der Heilige Berg).
La sua carriera di attrice fu prolifica, tanto da guadagnarle in tutta Europa una discreta fama. Nel 1930 concorse al ruolo di protagonista per ”L’angelo azzurro” (Der Blaue Engel), di Von Sternberg ma le fu preferita Marlene Dietrich. Forse anche per quello smacco, decise di passare dall’altra parte della macchina da presa, nel 1932 diresse La bella maledetta (Das blaue Licht) in un periodo nel quale la regia era affidata esclusivamente a uomini, ne fu anche autrice della sceneggiatura, protagonista e produttrice tramite una sua casa di produzione. Fu di nuovo protagonista come attrice nel film di Tay Garnett “S.O.S. iceberg” distribuito dagli Universal Studios, fu un successo e le fu chiesto di trasferirsi ad Hollywood, rifiutò la proposta, preferendo rimanere in Germania.
Durante la lavorazione de “La bella maledetta” Leni lesse il Mein Kampf, rimanendone folgorata e nel 1932 ebbe modo di partecipare ad un raduno elettorale del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP). Scrisse ad Hitler, chiedendo un incontro. Dal canto suo Hitler assistendo alla proiezione di “La bella maledetta” vide nell’Autrice, chi avrebbe potuto creare l’immagine di una Germania wagneriana che emanasse forza, potenza e bellezza. Hitler chiese alla Riefenstahl di girare un cortometraggio in occasione del congresso del partito, che si sarebbe tenuto a Norimberga nel settembre 1933. Il film, dal titolo “La vittoria della fede” (Der Sieg des Glaubens), fu reputato un capolavoro, che però, dopo la Notte dei lunghi coltelli fu distrutto in quanto la pellicola presentava molte scene con Ernst Röhm, la vittima più illustre dell’epurazione. Hitler propose alla Riefenstahl di girare un nuovo film in occasione del successivo raduno del 1934.
Il trionfo della volontà è considerato un classico per l’innovativa regia della Riefenstahl, che poté sperimentare l’uso di carrelli mobili obiettivi e grandangoli. La Riefenstahl fu la prima regista donna a ricevere riconoscimenti internazionali. Nel 1936 Hitler le affidò la realizzazione di un film celebrativo sulle Olimpiadi di Berlino. Timorosa di interferenze da parte del ministro della propaganda Goebbels, chiese ed ottenne di poter produrre direttamente il film, dedicò due anni di lavoro alla selezione delle scene, visionando oltre 400.000 metri di pellicola. Il risultato finale è quello che è ancora oggi considerato il più importante film dedicato allo sport: Olympia. La libertà creativa le permise di riprendere atleti di ogni nazione e di dedicare all’afroamericano Jesse Owens, una cospicua parte del girato, nonostante i richiami di Goebbels che avrebbe voluto celebrare solo i trionfi degli atleti Tedeschi. Olympia vinse la Coppa Mussolini come miglior film alla 6ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 1938.
Nella primavera del 1945 la Riefenstahl lasciò Berlino, fini più volte arrestata dalle truppe americane riuscendo sempre ad evadere, si consegnò ai soldati statunitensi che avevano circondato la sua casa, per salvare la madre da eventuali rappresaglie. Trascorse tre anni in carcere, fu processata quattro volte e sempre assolta. Durante gli anni sessanta viaggiò più volte in Africa, dove si dedicò alla fotografia ed allo studio della cultura Nuba in Sudan. Ne trasse due raccolte fotografiche, pubblicate nel 1974 e nel 1976. Nel 1973, a 71 anni, prese il brevetto di immersione subacquea e realizzò una serie di reportage fotografici subacquei, dedicati alle barriere coralline. Nel 2002 realizzò il suo ultimo film, “Meraviglie sott’acqua”. All’inizio del 2003, a centouno anni, sposò il suo collaboratore Horst Kettner, di quarant’anni più giovane. Pochi mesi dopo, l’8 settembre 2003, morì nella sua casa in Baviera.
Dopo la “Damnatio memoriae” di film come Via col Vento, di interpreti come John Wayne, Alen Delon etc. inizia una rimozione censoria dei capolavori del passato. Presto cadranno pietre miliari della storia del cinema, “Nascita di una nazione” del 1915 di D.W. Griffith, opera controversa perché sostenitrice della tesi per cui fu il Ku Klux Klan a salvare il Sud degli Stati Uniti dall’anarchia. O il Cabiria di Giovanni Pastrone del 1914, per la sceneggiatura di Gabriele Dannunzio, e visto che gli “ismi” fanno paura, poi se la prenderanno con “La corazzata Potëmkin”, od “Ottobre” di Ėjzenštejn, resteranno le serie Gay-friendly di Netflix, e per i cultori del cinema d’autore, si procederà al ricondizionamento tramite il “trattamento Ludovico” di Kubrickiana Memoria.