Il voto regionale

 

Il voto regionale

Come giudicare questo voto assurdo? Prima di tutto è un non voto. Sarà stato il freddo, sarà stata la mancanza di proposta politica, sarà stata la totale inefficienza della gestione pubblica e dell’amministrazione regionale, sarà stata l’incompetenza dei politici nostrani, sarà la distanza ormai incolmabile tra i cittadini e la politica, soprattutto locale, dato che è scarsamente coperta dai “media”, il fatto è che la gente non è andata a votare.

A me piace pensare che siano altre le motivazioni dell’astensione dal voto: i partiti sono tutti gli stessi, dicono e fanno le stesse cose e le fanno allo stesso modo, sui temi essenziali si coprono a vicenda, vanno tutti insieme appassionatamente verso la guerra contro gli interessi nazionali, sono sempre a braccetto nell’attuazione dell’agenda Draghi, anche questa un’altra scelta anti italiana, tutti propongono paradisi  e miglioramenti per poi accorgersi che non li possono realizzare non tanto per la mancanza di mezzi, cosa purtroppo vera, ma soprattutto perché gli viene vietato da chi comanda veramente e sono gli stessi che hanno concesso loro di vincere.

Infatti da troppo tempo, soprattutto sui territori, nella politica locale, si sono succedute ed alternate amministrazioni differenti, ma i risultati sono stati sempre peggiori del precedente. Basti pensare al sindaco di Roma credevamo di aver raggiunto il minimo di credibilità ed efficienza con Marino, ma poi è arrivata la Raggi che ci ha dimostrato che non c’è limite al peggio; pensavamo di aver raggiunto il fondo ed invece è arrivato Gualtieri che ci ha dimostrato che il fondo è ancora lontano.

Ma sulle questioni amministrative la stampa parla poco o tace; a Roma, dove domenica si è votato per eleggere presidente e consiglieri regionali la maggioranza dei romani ignoravano il fatto che si sarebbe votato. Queste elezioni, forse non a caso, si sono risolte in una questione familiare, tra pochi intimi.

Mi piacerebbe credere che la mia analisi fosse totalmente esatta perché vorrebbe dire che il 60% degli Italiani hanno maturato una concreta coscienza politica che ha bisogno solo di essere interpretata e soprattutto rappresentata. Servirebbe infatti una nuova impostazione dei criteri partecipativi perché le norme previste dalla Carta Costituzionale sono state smentite dai fatti. I partiti ormai sono superati e non rappresentano più, ammesso che l’abbiano mai rappresentato, il supremo organo di mediazione e rappresentazione partecipativa, come dimostra l’altissimo livello di astensione dal voto; la Corte Costituzionale, che dovrebbe essere l’estremo organo di garanzia per il rispetto della Carta stessa, si è rivelato, in questi ultimi anni, un organo politicizzato che emette i suoi provvedimenti in funzione della tutela del potere e non della corretta interpretazione della Carta stessa.

Ma questa è solo una verità parziale; la gran parte dei Lombardi e dei Laziali non hanno votato perché non gliene frega niente, sono rassegnati, nulla può cambiare, tutto è già deciso e non ci sta niente da fare.

Qua inizia la vera battaglia. Come ho scritto più volte esiste una nuova Italia che ho incontrato nelle piazze anti lasciapassare verde (per gli anglofili “green pass”). Si respirava un’aria nuova, una nuova identità nella quale riconoscersi tutti superando le antitesi che, negli anni passati sono state sfruttate, attraverso traditori in posti di responsabilità, dalle nazioni a noi ostili per danneggiarci e ridurci nelle condizioni drammatiche in cui siamo oggi. Nessuno ha saputo cogliere il senso profondo di quella piazza ed invece di analizzare le nuove ragioni per stare insieme si è solo cercato di catturarla per ottenere un inutile quanto impossibile seggio parlamentare.

Ora dobbiamo con grande umiltà dare un senso a quella piazza e far capire a chi ritiene tutto inutile e che non c’è niente da fare che i tempi sono maturi, che tutto può cambiare; basta mettere in campo una piccola classe dirigente che sappia studiare ed attuare una strategia politica che liberi le energie vive che sono ancora presenti, che sappia parlare con un linguaggio comprensibile alle giovani generazioni, che sappia ridare speranza al grande popolo italiano, sappia ricostruire lo spirito identitario e comunitario nel quale riconoscersi tutti e sappia allontanare e , se necessario, punire i traditori di sempre.

Questo richiede un grande impegno e tanta dedizione ma la nostra storia, la nostra cultura, l’Italia lo chiedono e noi dobbiamo metterlo a disposizione per il futuro della nostra grande e stupenda nazione.

 

Immagine: https://infosannio.com/

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