In birra veritas

 

In birra veritas

1875, l’assiriologo britannico George Smith (1840-1876), confrontando manoscritti trovati nei siti più diversi dell’Assiria e della Babilonia che coprono un periodo che va pressappoco dall’anno 1000 al 300 a.C. “scopre” l’Enūma eliš (in italiano “quando in alto”), un poema teogonico e cosmogonico, in lingua accadica, appartenente alla tradizione religiosa babilonese, che tratta del mito della creazione. L’opera pare risalire al periodo di Re Nabucodonosor I° ( I, XII a.C.), e contribuì a far conoscere anche ai non addetti ai lavori il panteon delle divinità Sumere e Assiro-Babilonesi. Oggi voglio parlarvi di “Ninkasi”, figlia di “Enki”, Dio dell’acqua, Dea creata per “appagare il cuore” e “soddisfare il desiderio”, nonché divinità, patrona della birra.

Da allora la bevanda sacra agli Dei ha accompagnato la storia del genere umano. Il poema epico finlandese “Kalevala”, raccolto in forma scritta nel XIX secolo da tradizioni orali, dedica più righe all’origine e alla produzione di birra che all’origine dell’umanità. Nella cultura norrena la birra, era considerata la bevanda sacra ai guerrieri, in grado di trasmettere all’uomo energie attinte direttamente da madre terra. La birra divenne fondamentale per tutte le civiltà classiche, ne facevano uso sistematico nell’antico Egitto, Platone de decantò le virtù presso i Greci: “Deve essere stato un uomo saggio a inventare la birra.”, e fu una bevanda fondamentale anche presso i romani, almeno sino al periodo repubblicano, quando iniziò ad essere considerata bevanda adatta ai “Barbari” e fu sostituita dal Vino.

Tacito scrisse dell’uso della birra fra le popolazioni germaniche. Ellanico di Lesbo nel V secolo a.C, ne descrive l’uso presso i Traci. Secondo una leggenda ceca, la birra sarebbe stata donata all’umanità dal Dio dell’ospitalità Radigost. Nel Rio delle Amazzoni si hanno notizie di una birra nera. Nelle Ande di una birra a base di fragole. In Cina, troviamo una produzione birraria già dal 7.000 a.C. I Nande del Congo considerano la birra il ritorno degli avi sotto forma di cibo. Tra i Kaguru della Tanzania la birra assume fondamentale importanza nei riti di passaggio. In epoca medioevale, nei paesi del nord ed est Europa la birra è stata la bevande più diffusa, e veniva consumata da tutte le classi sociali. Nel sud Europa, era invece il vino, a farla da padrone, e la birra veniva consumata principalmente dalle classi più basse. Nel 1868 James Death nel suo libro “The Beer of the Bible”, ha proposto la teoria secondo cui la manna dal cielo che Dio ha dato agli Ebrei era una birra densa simile al porridge, chiamata wusa.

Alan Duane Eames (16 aprile 1947 – 10 febbraio 2007), l’antropologo Statunitense ribattezzato “l’Indiana Jones della birra “per la sua ricerca globale, formulò la teoria secondo cui la birra è stata la forza trainante che ha spinto gruppi nomadi ad una vita sedentaria. “È stato questo forte desiderio di avere materiale per produrre birra che ha portato alla coltivazione, ad insediamenti permanenti e all’agricoltura”. In Europa, la produzione della birra rimase per tutto il medioevo un’attività prevalentemente casalinga. A partire dal XIV e XV secolo, divenne appannaggio di monasteri ed abbazie, che iniziarono a produrla per un consumo di massa. Con la rivoluzione industriale la produzione passò dai monasteri a piccole e medie aziende. Nel XIX secolo non vi era un solo posto nel globo dove non si producessero birre. Negli Stati Uniti, prima del proibizionismo esistevano migliaia di fabbriche di birra dal 1920, molte di queste fallirono, ed iniziò la produzione di birre di contrabbando, che venivano spesso annacquate per aumentare i profitti, dando così inizio al trend, ancora oggi in atto, che vuole che gli Statunitensi preferiscano birre più leggere.

Etimologicamente la parola Birra, deriva dal tedesco Bier, un prestito del XVI secolo, quando Il termine ha rimpiazzato l’antico cervogia, che indicava le birre fatte senza luppolo.

La Germania resta uno dei maggiori produttori mondiali di birra, e la storia della nazione tedesca è legata a filo doppio con la sua storica bevanda. Fu da una birreria, nello specifico, la Bürgerbräukeller di Monaco di Baviera, che Adolf Hitler lanciò nel novembre 1923 il famoso Putsch di Monaco, da cui si svilupperà il NSDAP (Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi). Una delle Birrerie più famose negli “States”, è la Budweiser (Anheuser-Busch), fondata da due emigranti tedeschi Adolphus Busch, e Eberhard Anheuser, nel 1876, che già nel 1901 produceva oltre un milione di barili l’anno, durante il periodo del proibizionismo per sopravvivere iniziò la produzione di automobili. Superata questa fase, ci fu un periodo di crescita, che portò birrificio negli anni Settanta ad essere dichiarato “Patrimonio Storico Nazionale”. Attualmente Budweiser è il marchio di maggior successo negli Stati Uniti…..O almeno lo era, si perché la casa di produzione ha pensato bene di cavalcare l’onda LGBTQ, associando un proprio prodotto la “Bud Light” all’attivista transgender già testimonial di Nike Dylan Mulvaney, personaggio molto noto negli States, (1,8 milioni di followers su Instagram, 18 milioni su TikTok ) con tanto di lattine di birra con la sua faccia stampata sopra. Ma non tutte le ciambelle riescono col buco, la birra rimane un prodotto “Barbaro”, come lo ritenevano gli antichi romani, più affine al cowboys degli ex stati confederati, che ai salotti buoni newyorchesi, dove si sorseggia champagne.

In poche ore dall’uscita del prodotto, il titolo in borsa dell’azienda è crollato di 5 punti in percentuale, perdendo circa 4,56 miliardi di dollari di capitalizzazione.

Oltre al drastico calo di vendite, la società ha dovuto fare i conti con vere e proprie azioni di boicottaggio: Il cantante John Rich ha annunciato di aver tolto la birra dal suo bar di Nashville, Travis Tritt ha twittato che avrebbe abbandonato tutti i prodotti Anheuser-Busch nel suo tour, mentre Robert James Ritchie, cantante, cantautore e rapper americano conosciuto come “Kid Rock” ha pubblicato un video che lo vede utilizzare le Bud Light con la faccia di Mulvaney per il tiro al bersaglio.

L’azienda tramite il CEO Brendan Whitworth, cerca di metterci una pezza, licenziando i “creativi” autori della campagna, ed ordinando un nuovo spot, questa volta “patriottico”, dove vediamo un cavallo Clydesdale galoppare dalla costa orientale a quella occidentale, del paese, e veterani di guerra impegnati ad alzare la bandiera a stelle e strisce, uno spot sull’amicizia virile, sottotesto, chi beve Bud è un vero americano, “bianco, etero e repubblicano,” causando le ire delle comunità LGNTQ, dei neri e dei Democratici, che ora minacciano un altrettanto duro boicottaggio. L’azienda rischia la chiusura. Alla fine ci salverà il vituperato mercato?

Il mercato crea, il mercato punisce, vedi l’abbraccio della Disney all’agenda LGBTQ che ha causato al colosso dell’intrattenimento milioni di disdette alla propria piattaforma di streaming in pochi mesi. L’americano medio, pur non brillando per intelligenza, e per quanto assuefatto, al “politically correct”, non ha capito perché avrebbe dovuto votarsi alla bevanda trans, i prodotti delle transizioni, sessuali, vegan, eco.solidali, etc.. costano di più, dividono, forse la vera rivoluzione consisterebbe nel boicottare tutti i prodotti ed i marchi, che promuovono simili contenuti. Non in tempi brevi, ma credo che alla fine la civiltà degli umani, che si ritengono ancora tali, tornerà a vestirsi dei vecchi indumenti, il maschio da maschio, la femmina da femmina, e forse torneranno persino gli antichi Dei…..in alto i boccali, onoriamo, Ninkasi, figlia di Enki, Odino, ed il Dio ceco Radigost… Prosit. (e rutto libero).

 

Immagine: https://unapennaspuntata.com/

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