In margine all’assassinio dell’ambasciatore italiano in Congo

 

In margine all’assassinio dell’ambasciatore italiano in Congo

Un’altra prova dell’Italia che non c’è: ammazzano, oltre ad un nostro carabiniere in servizio, Vittorio Iacovacci, colui che rappresenta l’Italia nello stato congolese, l’ambasciatore Luca Attanasio. L’unica reazione che avviene è un piagnisteo senza fine, qualcuno che parla di eroi (ci spiegassero almeno il perché), altri di funerali di stato, ma nessuno prende posizione per rivendicare la dignità dello stato italiano offesa da questa tragedia umana.

Il Governo congolese ha subito dichiarato che provvederà a fare le indagini sull’agguato ed ha accusato le Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR) di essere responsabili di questa aggressione. FDLR ha subito smentito chiedendo che le autorità congolesi svolgano rapidamente le indagini ed esprimendo le condoglianze ai familiari delle vittime, al governo ed al popolo italiano.

Un gruppo terroristico difficilmente non rivendica le azioni che compie, anzi il più delle volte le fa proprio per rivendicarle in modo da acquistare visibilità e “prestigio”. Per questo riteniamo valide la loro presa di distanze dall’assassinio e la loro vicinanza al governo ed al popolo italiani.

Al contrario il ministro degli esteri francese, a quanto riportano i giornali, ha espresso la sua solidarietà esclusivamente alle famiglie delle vittime. Il che riveste un significato particolare per una serie di considerazioni.

La Francia svolge un ruolo importante in quei territori in quanto il Congo rientra negli stati dove circola l’euro francese – le polemiche sul quale sono esplose un paio di anni fa – ed è estremamente ricco di risorse molto richieste come petrolio, gas naturali e terre rare.

Inoltre la Francia ha dimostrato in più occasioni di non gradire la presenza dell’Italia in Africa e ha cercato in molti modi di estrometterla violentemente, come è successo in Libia.

Infine basta pensare a quante prevaricazioni la Francia ha potuto tentare contro l’Italia grazie alla complicità di alcuni alti esponenti del PD. La annosa questione del Monte Bianco, il proditorio impossessamento di una zona molto pescosa del Mar Ligure, la vicenda FINcantieri-STX, il continuo acquisto in molti settori, senza alcun contrasto, di alcune storiche società italiane, da ultimo il Credito Valtellinese, per cui il governo Draghi ha tolto il veto all’OPA fatta dal francese Credit Agricole.

Stesso discorso potremmo ripetere per gli inglesi: basti pensare alla vera storia del caso Regeni, o, per fare solo due esempi, alle vicende Omnitel/Vodafone e Unilever, il cui perno, per la vendita di tanti importanti settori produttivi italiani, è stato proprio quel Vittorio Colao che oggi ci troviamo come ministro della Transizione Digitale del governo Draghi. Evidentemente aver operato a favore degli inglesi continua ad essere un titolo di merito in Italia, come è avvenuto nel dopoguerra per coloro che hanno collaborato, durante la guerra, con i nemici inglesi.

In tal modo, data la grande capacità diplomatica dei nostri addetti – infatti si parla della sottoscrizione da parte dell’ENI dell’accordo con il Congo per lo sfruttamento delle ingenti risorse petrolifere – dobbiamo supporre che l’attentato sia stato un tentativo di fermare questa ennesima nostra “intromissione” in quelli che altre nazioni europee considerano apoditticamente interessi loro.

Da qui, per l’Italia, la necessità di una presa di posizione ferma e decisa. Chiedere ed ottenere la pronta cattura e condanna dei colpevoli, l’individuazione dei mandanti e la solidarietà fattiva di tutte le nazioni dell’UE oltre che degli organismi rappresentativi della stessa e di quelli ONU, nel cui ambito il nostro ambasciatore stava operando in quel momento. Chiedere ed ottenere queste cose, non con il cappello in mano, ma con voce ferma e senza piagnistei.

Inviare sul posto, con il consenso ed il contributo operativo di tutte le nazioni europee, non solo gruppi di investigatori, cosa già avvenuta, ma agenti specializzati, come è accaduto per il caso Dozier, che, con il contributo dei servizi segreti di quelli che si dicono alleati, sappiano rapidamente trovare le prove di quanto paventato.

In ogni caso il Congo deve pagare con accordi economici bilaterali la grave offesa subita dall’Italia. Questo deve avvenire con l’appoggio e l’avallo concreto di tutti coloro che riteniamo siano nostri alleati.

L’Italia è una grande nazione e come tale va trattata.

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