Jaws – darwinismo sociale

 

Jaws – darwinismo sociale

1975 per la prima volta Hollywood decide di investire in un blockbuster nei mesi estivi, uscirà sugli schermi internazionali un film horror/avventuroso adattato da un romanzo di Peter Benchley, e con la regia affidata ad un regista promettente, Steven Spielberg. Il film in questione è (Jaws) “Lo Squalo”. Racconta di un grande squalo bianco che uccide i bagnanti di un immaginario luogo di villeggiatura, la città di Amity, spingendo il capo della polizia locale a cercare di ucciderlo. 

Una ragazza lascia una festa notturna per andare a fare il classico bagno di mezzanotte, ma mentre è in mare viene trascinata sott’acqua. Ne viene denunciata la scomparsa, al ritrovamento di alcuni resti sulla spiaggia il capo della polizia Martin Brody, propone la chiusura totale delle spiagge, ma ciò gli viene vietato dal sindaco Larry Vaughn, che teme che la diffusione della notizia della morte della ragazza possa rovinare l’economia della città in piena stagione turistica.

Venerdì 13 marzo il quotidiano britannico The Guardian autonominatosi «principale voce liberal del mondo» titola un suo editoriale: “Boris Johnson’s hero is the mayor who kept the beaches open in Jaws” (L’eroe di Boris Johnson è il sindaco che manteneva le spiagge aperte ne Lo Squalo). L’affermazione è mutuata da una frase detta dallo stesso premier Britannico nel 2006: “Il sindaco del film può non essere stato fortunato (..) perché lo squalo effettivamente c’era (..) però l’attitudine è giusta: nei momenti di crisi bisogna tirare avanti senza porsi troppi problemi.” Il parallelismo chiaramente si riferisce alle misure prese, anzi alle misure “non prese” dal governo britannico riguardo all’emergenza sanitaria del covid-19, nel quale il primo ministro ha affermato che è necessario prepararsi alla perdita dei propri cari perché l’epidemia è tragica e reale, ma allo stesso tempo si è rifiutato di prendere misure straordinarie a proposito di spettacoli, assembramenti, scuole e trasporti. La sua scelta di questi giorni non è casuale o inattesa, ma segue un suo radicato convincimento.

La stampa Italiana si è stupita, stupore che non manifesta invece lo storico Franco Cardini che in un suo pezzo definisce le scelte di Johnson “darwinismo sociale”. “Dati alla mano, il covid-19 è pericoloso ma non è la peste nera (..) Johnson dice che non vale la pena fermare l’economia per così poco: alcuni moriranno, (..) però il paese andrà avanti senza particolari sussulti.” Ovviamente, è una posizione che fa orrore ai più, ma analizzandola senza pregiudizi è solo il legittimo proseguimento delle politiche sociali dell'”Occidente”. Quasi tutti i paesi cosiddetti civilizzati in questi ultimi anni hanno tagliato la sanità pubblica, solo la Germania si piazza ancora bene con i suoi 30 posti di terapia intensiva ogni 100.000 abitanti, contro i 12 dell’Italia ed i 7 del Regno Unito. Negli Stati Uniti la proporzione è di 35 per 100 mila, peccato che siano tutti nel settore privato, e dunque milioni di americani non potranno mai avervi accesso. Il darwinismo sociale era già tra noi, Boris Johnson l’ha solo esplicitato, potremo non applicarne la politica al covid-19, ma l’abbiamo applicata continuamente, la abbiamo applicata contro il popolo greco, ridotto alla fame dalle politiche economiche della troika, lo stiamo applicando contro L’Iran, (dopo Cina e Italia uno dei paesi con il maggior numero di morti da Coronavirus), che sta subendo ancora sanzioni, che gli impediscono di sopperire all’approvvigionamento di farmaci. Lo abbiamo applicato in tutte le guerre democratiche, in Afganistan, in Iraq, Il Libia, in Somalia, nello Yemen.

L’occidente non esiste, l’Europa non esiste, esiste solo l’interesse di una lobby finanziaria apolide datrice di lavoro di governi corrotti e collusi. Il Italia un sistema sanitario al collasso non è più in grado di colmare i bisogni dei cittadini, a nulla sono valse l’annientamento delle libertà individuali, siamo un popolo ai domiciliari, rivoluzionari in pigiama che cantano l’inno di Mameli dal balcone, ora tutti nazionalisti, anche quelli che ieri ci davano dei “fascisti” se solo parlavamo di Dio, Patria e Famiglia. Come scrisse Woody Allen “Dio è morto, Marx è morto… E anch’io oggi non mi sento molto bene”.

Dall’Europa menefreghismo totale, la Germania addirittura ha sequestrato un container di mascherine regolarmente acquistate e pagate da una ditta italiana in transito in un porto tedesco. Mentre Unione Europea, Stati Uniti e Regno Unito pensano solo a se stessi come “darwinismo sociale” impone, governi presentati come “dittature” dal mainstream stanno invece inviando ingenti aiuti all’Italia. I Paesi in questione sono Cina, Cuba e Venezuela. Cuba sottoposta da decenni ad un embargo arbitrario da parte degli USA, ha saputo non solo mantenere il proprio sistema sociale, ma anche investire gran parte del suo PIL in formazione e sanità pubblica (ben l’11% del Prodotto Interno Lordo). Di questi giorni la dichiarazione dell’assessore al welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, di aver ricevuto garanzie dai governi cinese, venezuelano e cubano sull’invio di medici ed attrezzature. Dei tre la Cina che è anche potenza economica ha inviato materiale medico, guanti e mascherine per un totale di oltre 31 tonnellate. La Guardia Nazionale Palestinese dalla basilica della natività a Betlemme sventola il tricolore in solidarietà con il popolo italiano. E ciò mentre l’Unione Europea del tutto disorganizzata di fronte all’emergenza, non sta facendo pressoché nulla in favore del nostro Paese (l’Italia sta ricevendo meno fondi rispetto a Spagna, Polonia e Ungheria, nonostante siamo ad oggi il paese europeo più colpito). Anzi, la Presidente della BCE Lagarde, sembra porre nuovi ostacoli, spianando il terreno agli speculatori finanziari. Diventa chiaro che, nei prossimi anni, sarà necessario mettere al bando l’austerità. Rivedere radicalmente i rapporto militari e economici con gli USA e la UE, ed aprirsi ai paesi eurasiatici latinoamericani e del mediterraneo. E’ grazie a un mondo multipolare che si possono superare le avversità, non certo attraverso gli egoismi economicistici del sistema capitalista. Lo squalo è il liberismo, che fagocita qualsiasi ostacolo sulla sua strada, ovvio che il rappresentante seppur simpatico della City di Londra non lo veda come un nemico.

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