L’anno che verrà

 

L’anno che verrà

1978, Lucio Dalla esce nei negozi di dischi (allora ancora esistevano) con l’album “Lucio Dalla” contenente il brano “l’anno che verrà”. Il brano fu dedicato ad un suo grande amico Giuseppe Rossetti, incarcerato per motivazioni politiche e rinchiuso in prigione alla Dozza. Si racconta che Lucio passò una notte di Capodanno in compagnia di Giuseppe in carcere. La prima versione del testo venne scritta nella casa di Rossetti a Monghidoro. Il testo venne poi rivisto da Lucio Dalla insieme al frate domenicano padre Michele Casali. Nel testo, riferimenti ai “sacchi di sabbia vicino alle finestre”, o alla scomparsa dei “troppo furbi e dei cretini di ogni età”.

Era ancora un’epoca di ideali, (allora ancora esistevano), di scontri nelle piazze, di morti ammazzati e di “Politica” vissuta come missione e non come professione. A destra come a sinistra decine di movimenti, sigle, fazioni, in contrasto spesso netto contro il proprio partito di riferimento di area, (il PC, per la sinistra ed il M.S.I. per la destra), ma pronti a votarli, alle tornate elettorali, per far primeggiare una visione del mondo a discapito dell’altra. Oggi, il fronte identificabile come “sovranista” che, superate le dicotomie novecentesche, cerchi la strada per spostare l’asse del confronto politico da “destra/sinistra”, ad “alto/basso”, si presenta nutrito di decine di partiti, movimenti ed associazioni, che presumibilmente rappresenterebbe la maggioranza degli Italiani, il problema, è che manca un partito di riferimento che ne raccolga gli sforzi sul territorio. Il 2020 è stato un anno terribile, che ha visto la dittatura sanitaria, una classe politica imbelle distruggere ogni possibilità di ripresa, un governo prono a Big Pharma, UE, NATO etc, ed una opposizione inesistente.

Ha visto anche il nascere e morire di decine di movimenti riconducibile all’area Sovranista. CasaPound già da giugno dello scorso anno aveva annunciato che il partito non si sarebbe più presentato alle elezioni. Il Presidente Iannone ha dichiarato che: «In seguito all’esperienza delle ultime elezioni europee (..) CasaPound Italia ha deciso di mettere fine alla propria esperienza elettorale e partitica. Circa un anno dopo il Partito Comunista di Marco Rizzo, vede la scissione della componente giovanile. Il Fronte della Gioventù comunista rompe col Pc, al quale era affiliato, accusando il fondatore e segretario generale di “individualismo”, “opportunismo”, e di essere “Ambiguo e amico dei leghisti”. La vicenda può sembrare marginale ma un suo peso specifico ce l’ha. In questi anni infatti il Pc aveva rappresentato la costola rossa, mediaticamente parlando, dell’anti-europeismo, non di rado con le giuste prese di posizione, sui migranti e sui diritti civili. La retorica di Rizzo contro la “sinistra fucsia” ben si è sposava con quei settori definiti rossobruni, cioè che teorizzano un fronte antisistema tra estrema sinistra ed estrema destra, fronte espresso negli anni passati da movimenti come Primula Goliardica, Organizzazione Lotta di popolo, Fronte Nazionale, e rilanciate anche attraverso il nostro giornale, grazie alla storia politica e personale del nostro direttore.

Più o meno negli stessi giorni, (maggio 2020) decine di sezioni e centinaia di militanti, nonché interi gruppi regionali, si sono staccati dal movimento di Roberto Fiore Forza Nuova in polemica con la gestione del partito. Nel documento firmato da militanti di tutta Italia si legge: Forza Nuova “non ha più gli attributi necessari per portare avanti la lotta contro il sistema”. Nel giro di poche ore le sezioni dell’Emilia-Romagna, della Basilicata e della Puglia, del Trentino Alto-Adige e della Lombardia hanno lasciato, con un comunicato congiunto la formazione fondata dall’ex leader di Terza Posizione. “Dopo anni di militanza tra le file del partito siamo costretti a prendere atto che le scelte del segretario nazionale, nei fatti, non possono più considerarsi coerenti con i valori fondanti di Fn”.  Nelle sigle anti UE aveva fatto ben sperare la nascita del partito Vox Italia, che grazie all’apporto ideologico di Diego Fusaro si era costituito a Roma il 14 settembre dello scorso anno, partito in cui avevano aderito molti liberi pensatori uniti da un manifesto dove si vantavano “valori di destra ed idee di sinistra”, con 3 punti programmatici essenziali, uscita dall’euro, uscita dall’Europa, uscita dalla Nato, partito tramutatosi per l’inadeguatezza della classe dirigente, in un tappeto elastico, dove sono entrate realtà territoriali e personalità di un certo spessore, per uscirne poco dopo. In 11 mesi sono entrati ed usciti in ordine casuale, Nino Galloni, Francesco Amodeo, Cosimo Massaro, Matteo Simonetti, il Senatore Carlo Martelli, l’ex Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con deleghe a Famiglia e Disabilità del Governo Conte I Vincenzo Zoccano, sono state commissariate 2 regioni e disatteso completamente l’impianto ideologico della costituente. Adesso la nuova sirena che ammalia i marinai, pare essere il neo movimento “ItalExit – No Europa per l’Italia” dell’Ex direttore della Padania e Senatore per il M5S Gianluigi Paragone. Mentre il “sistema” si compatta, i movimenti “antisistema” si frammentano e si condannano all’Ininfluenza, urge come nella prima repubblica, la nascita di un vero partito di riferimento su cui convogliare le forse elettorali, il tempo è scaduto, o nasce ora, o non ci sarà più nemmeno la possibilità di provarci. – “L’anno che sta arrivando tra un anno passerà – io mi sto preparando è questa la novità”.

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