1862 il “Prince des poètes” Stéphane Mallarmé, (Il titolo di Prince des poètes è una sigla onorifica assegnata in Francia a diversi poeti come Marot, Ronsard, poeti antichi, come Omero e Virgilio, e, per estensione, ad altri poeti europei, come l’italiano Torquato Tasso) da alle stampe un saggio sull’arte: “L’Art Pour Tous” dove critica la “Democraticizzazione” delle arti, per lui destinate alla fruizione di pochi eletti.
“Ogni cosa sacra e che voglia rimanere tale s’avvolge di mistero.
Le religioni si trincerano al riparo di arcani, rivelati ai soli predestinati: L’arte (..) è senza mistero contro le curiosità ipocrite; senza terrore contro gli spietati o sotto il sorriso e la smorfia dell’ignorante o del nemico (..) o fermagli d’oro di vecchi messali! o geroglifici inviolati dei rotoli di papiro! Un’ idea inaudita e balorda germoglierà nei cervelli, quella che è indispensabile insegnarla nelle scuole, e, irresistibilmente, come tutto ciò che viene insegnato ai molti, (..) sarà abbassata al livello di una scienza. Sarà spiegata a tutti egualmente, egalitariamente, poiché è difficile distinguere sotto quale scarruffata criniera di scolaro albeggi la stella Sibillina”.
Circa un anno fa, nel ridente paesino di Vergato in provincia di Bologna, il Sindaco P.D Massimo Gnudi, inaugurò nella locale Piazza Giovanni XXIII, un’opera dell’artista Luigi Ontani. L’opera (una fontana) raffigura un fauno dalle fattezze Luciferine con il fallo eretto, lo zoccolo e l’occhio degli illuminati che porta sulle spalle un bambino aggrappato alle sue corna, nella base un serpente ed un Nettuno androgino con grandi seni. L’Autore Luigi Ontani, quasi del tutto sconosciuto in Italia, benché il presidente della Repubblica Mattarella lo abbia insignito di un importante riconoscimento, negli anni ha espresso la sua “creatività” attraverso l’uso di tecniche assai eterogenee, dagli oggetti pleonastici (elementi in scagliola), alla “stanza delle similitudini” costituita da elementi in cartone ondulato, e opere fotografiche che si contraddistinguono per alcuni elementi caratteristici: la cercata (e trovata) provocazione, le dimensioni, gigantografie, ed il soggetto, sempre e solo l’artista che ricorre al proprio corpo e al proprio volto per impersonificare temi storici, mitologici, letterari e popolari, famoso l’autoritratto dove si è rappresentato nudo e con un tulipano nel posteriore. Una sua recente mostra a Bergamo, è andata completamente deserta, è più noto negli Stati Uniti, dove viene apprezzata la sua proposta decisamente provocatoria e dove ha esposto nel prestigioso museo Guggenheim, per la crema della classe agiata (e disagiata) a stelle e strisce. In passato l’artista aveva anche scolpito un Gesù che allatta. L’ultimo lavoro la fontana di Vergato appunto continua a scatenare polemiche. Costata alla comunità 150 mila euro vorrebbe rappresentare un richiamo alle figure della mitologia classica, con un Fauno che rappresenta il fiume Reno, il Cupido Amor d’Arte, cioè un putto alato che il Fauno porta sulle spalle, che dovrebbe rappresentare il torrente Vergatello, un maestoso Tritone che dovrebbe simboleggiare l’Appennino. Ma un per un avvocato calabrese, Giovanna Arminio, l’ opera rappresenterebbe un “Inno a Satana”. L’ex sindaco di Cesiomaggiore nel Veneto, Michele Balen, parla apertamente della “fontana satanista di Vergato”. Mirko De Carli, leader del Popolo della Famiglia e candidato alle Europee scrive “E’ oscena e va rimossa subito”, la consigliera Dem del comune di Bologna Raffaella Santi Casali commenta in Facebook bocciando l’opera: “Io a Vergato, se proprio fosse stata necessaria una scultura, avrei fatto un monumento alla patata (..) avrei speso molto meno e non avrei costretto chi va in stazione a vedere la mostruosità raccapricciante che troneggia in quella povera piazzetta”. Il senatore della Lega Simone Pillon su Facebook l’ha definita “imponente statua di un satanasso”, e si è augurato “una colata di cemento”.
E mentre FB censura come “pornografia” La Venere di Willendorf una delle più famose opere d’arte del Paleolitico, simbolo della Madre Terra, pubblicato sulla pagina del Naturhistorischen Museum di Vienna, e migliaia di pagine “non allineate” scompaiono ogni giorno dai Youtube, l’arte di Ontani, troneggia nel silenzio del sinedrio artistico e di quello che resta della chiesa cattolica. A chi chiede spiegazioni il sindaco Gnudi (nomen omen) pare replicare come il Conte Mascetti di amici Miei, “supercazzola con scappellamento a destra come se fosse a/Ontani”. La fruizione di un’opera d’arte resta “personale”, lungi da me filippiche moraliste, la provocazione deve essere nel DNA di ogni artista che voglia ritenersi tale, resta da capire se qui si tratti di Arte o semplicemente di Ego asservito ai padroni del vapore, e va tenuto conto anche che una cosa è un’opera d’arte realizzata per le proprie mostre che andrà a vedere chi vuole, un altro conto è realizzarla per conto di una amministrazione pubblica e imporla a tutti i cittadini. Non si tratta di censura dell’espressione artistica, in casi come questi si censura l’opinione pubblica. Se l’Arte come diceva Mallarmè non può essere per tutti, liberateci dall’arte.