L’Italia si può ancora salvare
Siamo in un momento difficile per la nostra nazione. L’attacco dei nemici dell’uomo e delle comunità a dimensione umana si sta intensificando.
Sono di questi giorni le decisioni dei sindaci delle due più grandi e importanti città italiane (Gualtieri per Roma e Sala per Milano – guarda caso entrambe del PD) per rendere sempre più controllata e limitata la libertà di movimento e di spostamento dal proprio ghetto cittadino. Stanno già facendo installare le telecamere ormai ai confini della città ma anche ai varchi di passaggio tra i vari quartieri e si apprestano a sostituire le telecamere tradizionali con quelle a riconoscimento facciale. Obbrobrioso!!! Iniziamo a protestare con forza.
Addirittura dal primo giugno, a partire dalla provincia a statuto speciale di Trento, si potrà fare richiesta – al momento è solo volontaria – del drammatico, per le sue conseguenze ed implicazioni, passaporto digitale europeo chiamato, con lingua barbara, ualle… (ho preferito mettere la u al posto della w per farlo finire alla napoletana e non all’inglese). E’ bello, è veloce, è ecologico, così dicono loro. Peccato che serva soprattutto a controllarci in tutti i modi, a controllare ed eventualmente limitare l’uso dei nostri soldi, i nostri spostamenti, le nostre necessità sanitarie e via di questo passo. (Per maggiori dettagli vedere altro articolo sul wallet digitale in altra parte del giornale). La principale difesa da questa prevaricazione è non richiederlo in massa, perché se dovesse avvenire il contrario, lo renderebbero automaticamente obbligatorio, cosa che vorrebbero fare comunque per la sua funzione di controllo e schiavizzazione.
Iniziamo a rallentare questa accelerazione nell’adozione di questi meccanismi diabolici, schiavistici, di controllo perché l’Italia si può e si deve salvare, ma dobbiamo guadagnare tempo; dobbiamo rallentare e, se possibile, impedire questa innaturale accelerazione.
Il mio ottimismo, non è campato in aria, ma deriva da alcune valutazioni obiettive e di vario genere: intanto la inattesa crescita economica dell’Italia, nonostante gli ostacoli posti dalla farraginosa e inconsistente amministrazione pubblica, è frutto delle innate capacità degli italiani che ci consentono ancora di restare a galla; il popolo italiano ha più volte, negli ultimi decenni, dove più intensa è stata l’aggressione contro la nostra nazione, manifestato il proprio malessere cambiando completamente la scena ed il quadro politico di riferimento, prima con Berlusconi, poi con Bossi, dopo ancora con Grillo ed infine con la Meloni rimanendo sempre deluso e reinserito nello schema del sistema pilotato dai nemici dell’Italia e dai traditori di casa nostra; infine si sta manifestando, da parte degli Italiani una sempre maggiore consapevolezza della falsità delle informazioni del sistema e delle manipolazioni in atto, consapevolezza che nasce sia dal vedere quotidianamente intorno a se i danni che i cosiddetti vaccini anticovid continuano ad arrecare, sia dalle folli e scellerate cause della drammatica inondazione dell’Emilia Romagna.
Questo malessere e questa graduale riconquistata consapevolezza unite all’enorme capacità e talvolta genialità del nostro popolo sono delle armi reali da utilizzare nello scontro per salvare l’Italia.
Certo, siamo sempre una nazione occupata e sotto controllo, però le scelte anti italiane, come quella di partecipare alla guerra in Ucraina, fatta principalmente per assecondare i voleri del nostro occupante principale, gli angloamericani, potrebbero diventare, nelle mani di una classe dirigente che sapesse quello che vuole, materia di scambio per ottenere mano libera per riconquistare spazi fondamentali per la nostra ricostruzione.
Per esempio nella scuola, nell’università e nella ricerca, dobbiamo correre immediatamente ai ripari, prima che i danni diventino irreversibili, per poter tornare ad essere un sistema di istruzione, come era un tempo, altamente formativo, invidiato e studiato dal mondo intero, ritornando a potenziare gli studi umanistici, in controtendenza con l’imbarbarimento, di tipo anglosassone, dell’attuale schema di istruzione.
Piccole cose, rispetto al portare l’Italia in guerra, ma per noi fondamentali per ricostruire l’Italia vera di domani.
Ci sarà qualcuno che vorrà tentare questa strada? Speriamolo, altrimenti dovremo provarci da soli, noi semplici cittadini, creando tipi di scuole e di formazione per trasferire ai nuovi giovani l’enorme patrimonio immateriale di cui siamo i portatori per averlo ereditato dai nostri padri. Prima che il tutto si perda definitivamente.