L’Occidente, l’Europa, le rovine

 

L’Occidente, l’Europa, le rovine

Diceva Vladimir Majakovskij, poeta russo del quale ricorre in questi giorni il genetliaco, che ricordiamo con piacere: “In una nave che affonda gli intellettuali sono i primi a fuggire, subito dopo i topi e molto prima delle puttane.” Così sarà, in questa “nave-occidente”, lanciata verso l’oblio, in una rotta impazzita, persa e inghiottita da questo Atlantico infinito, cifra metaforica (ma neanche troppo) della condizione nostra di perenne schiavitù.

Si fa sempre più monotono e rumoroso lo starnazzare dei media, prezzolati dalle élite, cantastorie abituali che cercano di modellare l’opinione pubblica distorgendo la realtà dei fatti. Pare tuttavia, che sempre più spesso non riescano a contenere la fuoriuscita delle notizie, merito anche di internet, il quale certo si presta male all’applicazione dei bavagli. Allo stesso tempo la gestione di una crisi energetica enorme come quella che verrà tra non molto, sta mettendo a dura prova i governi Europei, i quali per un motivo o per un altro vacillano e/o cadono come i birilli. Johnson prima, Draghi adesso, toccherà anche a Scholz in Germania? E’ lecito pensarlo, dopo lo scandalo della festa del partito, e viste le pressioni della grande industria tedesca, la quale non ha la mimima intenzione di perdere miliardi solo per il gusto di obbedire al padrone americano.

E intanto loro parlano, scrivono, montano e smontano servizi fatti ad arte, nei quali si dice che la Russia sta perdendo, che ormai ci siamo è solo questione di tempo, manca poco alla grande controffensiva alla quale prenderanno parte almeno 1 milione di Ucraini, aiutati dalle super tecnologiche armi occidentali, e magari scenderanno dal cielo gli ussari alati. Ci dicono che la Russia avanza a fatica, che è costretta a mandare al fronte i ragazzini con le scarpe di cartone e senza cibo. La macchina mediatica occidentale è l’apparato più funzionale alle necessità del potere costituito, e non manca mai di dimostrarlo.

Basta spulciare in rete per trovare documentari di giornalisti indipendenti, video-interviste della popolazione del Donbass, articoli di tutti i tipi provenienti dai Paesi non allineati per scoprire che, in realtà, la Federazione Russa sta conducendo ottimamente l’operazione speciale; dopo una prima fase durante la quale sono stati neutralizzati la maggior parte dei depositi e delle strutture militari dell’Ucraina, la guerra si è spostata sul fronte del Donbass, dove i Russi avanzano inserabilmente verso la conquista di tutta la regione. Ad ogni città liberata assistiamo a scene di festa e gratitudine, uomini e donne ai quali è stata distrutta la casa, tolto il lavoro e la dignità, riescono ancora a sorridere e gioire perché sanno che finalmente sono tornati a casa, sono tornati alla Patria.

Ci dicono che la Russia è in deficit, che la Russia è sempre più isolata e che le sanzioni stanno funzionando a meraviglia. E guai se qualche sporco sostenitore di Putin si permette di far notare che la benzina costa 2 euro il litro, il gas è triplicato, mancano le materie prima per le produzioni industriali e i fertilizzanti per l’agricoltura sono sempre più costosi, in virtù delle speculazioni e del costo energetico per produrli. Guai a far notare a questi servi sciocchi che l’export europeo sta perdendo miliardi, mentre la Federazione Russa sta costruendo giorno dopo giorno un’alternativa reale alla nostra spocchia da colonia USA. E’ di oggi la notizia dell’entrata in funzione del “corridoio di trasporto Nord-Sud”; un accordo commerciale grazie al quale sarà possibile trasportare merci dall’India al Mar Baltico e viceversa, passando per l’Iran e per i Paesi del Golfo Persico, dimezzando di fatto i tempi di percorrenza e la distanza del corridoio di Suez. Notizia quest’ultima che ci dimostra come la Russia sia ormai isolata e prossima alla fine.
Mentre parliamo dai nostri salotti borghesi, attenti a non offendere alcuna minoranza e a scrivere gli aggettivi con l’asterisco per non disturbare i “non binari”e le femministe, la Russia ci ha sostituito, il mondo Eurasiatico ci sta sostituendo. La Cina, l’India, il Kazakistan, il Turkmenistan, l’Iran ecc. hanno rinforzato i rapporti commerciali con la Federazione Russa, mentre noi coliamo a picco per obbedire al padrone americano. Per la prima volta da oltre 30 anni, la bilancia commerciale della Germania è in rosso di almeno 1 miliardo, la locomotiva d’Europa si è inceppata e questo avrà conseguenze disastrose.

Come sottolineato da Putin nei giorni scorsi, si sta delineando un’alternativa reale all’unipolarismo occidentale, un’alternativa che è non solo economica ma anche politica e culturale. Il multipolarismo è una realtà, da perfezionare, da migliorare, da definire, ma è una realtà.

Se questo è a grandi linee lo stato dell’arte, la vera questione è: dove va l’Europa? Da nessuna parte ci verrebbe da dire, e probabilmente sbaglieremmo di poco. Ci sono due possibilità, o l’Europa si sveglia, o soccombe.

Fuor di retorica, il dramma geopolitico e geoeconomico di questa guerra, finemente provocata dalle menti imperialiste di Washington, è la rottura di qualsiasi legame tra Bruxelles e Mosca, o meglio tra Roma, Berlino e Mosca. Asse che in molti negli scorsi anni hanno creduto possibile, e soprattutto conveniente. Sono forse gli ultimi colpi di coda del mostro americano? Non lo possiamo sapere, ciò che sappiamo è ciò che possiamo analizzare, cioè l’evidente presenza di questa forza motrice che ci spinge ancora una volta nel ventre degli USA. Da una parte con la presenza della NATO, l’ombrello e il bastone dell’impero USA, e dall’altra con le forniture energetiche. Ogni passo in avanti che era stato fatto per una civile convivenza con Mosca e addirittura per collaborazioni più profonde, è stato cancellato. Fino ad oggi possiamo dire che gli unici veri sconfitti di questa guerra siamo noi Europei.

Fino a quando il costo politico di un cambio di rotta sarà superiore al costo economico e sociale? Anche questo non lo possiamo sapere, possiamo solo fiutare che nell’aria d’Europa c’è puzza di bruciato, e alcune categorie sono in fermento. Vedremo dove, come e quando questi mal di pancia, correlati allo sviluppo della situazione in Ucraina, daranno un colpo alla ruota della storia.

Certo è che in ballo c’è qualcosa che non è da poco, il dominio mondiale, la struttura economica e politica del mondo per come lo conosciamo noi, da schiavi dell’Atlantico. Gli USA lo hanno capito in anticipo, noi no. Se questo è vero, allora è ancora più importante che la Russia vinca al più presto la guerra, non solo militarmente, ma soprattutto politicamente. Ed è altrettanto importante che l’Europa definisca se stessa e si liberi dalle catene americane, che sempre di più limitano la possibilità di sviluppo del nostro Vecchio Continente.

Ora più che mai la Nazione Europea è una necessità di sopravvivenza, è un destino comune al quale non possiamo più sottrarci.

 

Immagine: https://www.bbc.com/

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