La forma dell’anarca nella visione di Ernst Jünger
Nel 1978, ad 83 anni, Ernst Jünger lasciò emergere la figura dell’Anarca dalla città di Eumeswil, una città priva di spazio e di tempo e proprio per questo luogo ideale dell’Anarca.
Eumeswil è uno dei frutti tardivi dello Stato mondiale dopo la dissoluzione degli Stati nazionali scomparsi nel cataclisma dei “grandi abbracci”, cioè del globalismo e del mondialismo che distruggono la diversità e la specificità. Forse anche per questo Eumeswil è polimorfica: a volte, infatti, ci viene presentata come città, a volte come borgo dominato dal palazzo del Condor. Persino la collocazione spaziale sfugge a precise determinazioni: Eumeswil confina con il mare – che a volte è il Mediterraneo, altre l’Oceano Atlantico – confina con il deserto del Khan giallo, ma anche con foreste vergini. Anche temporalmente Eumeswil non ha età, anche perché il Luminar – strumento concesso a pochi eletti – consente di richiamare e vivere ogni età del passato, rendendola presente.
Il potere, in questa città-Stato contraltare della terribile Metropolis di Fritz Lang, è nelle mani del Condor, il cui colpo di Stato ha cacciato i tribuni e il cui palazzo è denominato la Casbah, segno che il potere, sotto l’apparenza dell’ordine, cova solamente il caos. Qui vive Martin Venator, o Manuel come lo chiama il Condor sensibile alla sonorità dei nomi. È un giovane storico che di notte lavora come cameriere al bar della Casbah a diretto servizio del dittatore. Martin Venator concilia le due attività dal punto di vista sia dell’interesse storico verso la politica del Condor e dei suoi intimi, sia soprattutto in virtù del suo essere l’Anarca, quindi non contro o a favore del potere, ma ad esso intimamente estraneo, indifferente quindi tanto al servirlo quanto al combatterlo.
Già qui si pone una fondamentale differenza tra l’Anarca e l’anarchico (l’anarchista, come lo chiama Jünger), benché l’humus che li ha generati sia lo stesso. Tutti infatti sono anarchici e per questo famiglia, società e Stato intervengono immediatamente per condizionare e potare questa forza primigenia; tuttavia, l’elemento anarchico rimane come sottofondo, magari inconscio, ma sempre pronto a prorompere come lava. Tutto ciò che è forza agente è anarchico – l’amore, il guerriero, l’omicidio, Cristo – mentre la loro controparte borghese – il matrimonio, il soldato, l’assassinio, san Paolo – no. «La storia del mondo è mossa dall’anarchia».
Tuttavia, l’anarchista, e potremmo aggiungere il Ribelle, sono dei perdenti nella lotta per la libertà perché, contrapponendosi al potere, con la lotta o con il ritiro nel bosco, finiscono per lasciarsi individuare dal potere come antagonisti e quindi facilmente disinnescabili.