La giornata internazionale della lingua madre
Tra giornate della memoria, dell’amicizia, delle donne, etc. ce n’è una poco conosciuta, il prossimo 21 Febbraio ci celebrerà, come ogni anno, dalla sua istituzione nel 1999, la giornata internazionale della lingua madre, una celebrazione indetta dall’UNESCO e riconosciuta nel 2007 dall’assemblea generale dell’ONU. La data del 21 febbraio è stata scelta per ricordare il 21 febbraio 1952, quando diversi studenti bengalesi dell’Università di Dacca furono uccisi dalle forze di polizia del Pakistan mentre protestavano per il riconoscimento del bengalese come lingua ufficiale. Secondo uno studio Unesco nel giro di 50 anni la metà delle lingue parlate nel mondo, scompariranno. Chissà se i nostri Politici poco avvezzi alla lingua Italiana troveranno qualche minuto per onorare la lingua dei loro avi, o se i giovani della cosiddetta “generazione Erasmus” la celebreranno, non credo, parliamo di ragazzi spediti per il mondo con la scusa dello studio, una vita da migranti, sradicati da ogni appartenenza identitaria, culturale e linguistica, del resto come ebbe a dire la Presidenta della Camera Laura Boldrini nel 2014, “I migranti sono avanguardia del nostro stile di vita”, e allora via, agli studi universitari all’estero, a lezioni in altre lingue, anzi dimentichiamocela pure quella lingua parlata nel “bel paese là dove ‘l sì suona”, come scriveva Dante, nel canto 33° dell’Inferno. L’ultima follia del Ministro della Pubblica Istruzione Fedeli per il prossimo anno scolastico, è l’abolizione del tema di italiano agli esami, sia di terza media che di maturità. Ma non finisce qui, nel maggio 2017, il sottosegretario al ministero del lavoro Luigi Bobba, durante le celebrazioni per il trentennale del programma Erasmus ha dichiarato: «Dobbiamo estendere l’esperienza Erasmus anche nel campo professionale”, Al di là della poetica del “Viaggio” alla Jack Kerouac, finiremmo sostanzialmente con lo spedire i nostri giovani a lavorare gratis in un altro paese. Il giovane lavoratore del domani, deve essere pronto a partire, a spostarsi, a cambiare vita, non deve avere legami sociali, deve parlare una sola lingua, preferibilmente quella del business, (l’Inglese) la cui conoscenza pare divenuta indispensabile. Ma è davvero così? Notizia di qualche giorno fa, (27/01/2018) la città di Amsterdam dichiara guerra alla lingua inglese, ed ai troppi negozi nelle cui vetrine non si trova più una sola parola in olandese, Il principale giornale olandese, De Telegraaf, ha titolato, “fermate la follia inglese”, preoccupato dal fatto che sempre più corsi scolastici siano oggi tenuti solo in quella lingua. In Francia il 4 agosto 1994 sul bollettino Ufficiale viene pubblicata la legge 94/665, conosciuta come Legge Toubon, (in riferimento a Jacques Toubon, allora ministro della cultura), che rende obbligatorio l’uso della lingua francese nelle scuole, nelle pubblicazioni governative, nelle pubblicità, nei contratti e nelle contrattazioni commerciali. Pechino 2010 il governo vieta l’uso della lingua inglese sui mass media. “Per preservare la ‘purezza’ della lingua cinese”, in altri termini, Cina, Francia e l’Olanda con la benedizione di Onu ed Unesco, fanno propria la legge Italiana del 1940 contro gli anglicismi, voluta dal Fascismo per: “ripulire la nostra lingua dalla gramigna delle parole straniere.” C’è ancora speranza, ci sono ancora Italiani che preferiscono fare l’idraulico a Firenze, o l’industriale a Brescia, parlando nel loro idioma, piuttosto che il cameriere a Londra o Berlino rispondendo “Comandi” in tutte le lingue del mondo, c’è ancora chi brinderà alla giornata del 21 febbraio non con una sangria a Madrid, o con uno champagne a Parigi, ma con una futuristica “Bevanda Arlecchina” nel bar sotto Casa. ” Grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole” (Mao Tse-tung).La giornata internazionale della lingua madre